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Terme Luigiane

Terme Luigiane, un precedente unico in Calabria che stravolge il senso della legalità

di FRANCO BARTUCCI – Grande clamore si è registrato alle Terme Luigiane, il 5 febbraio scorso, per l’azione forzosa unilaterale messa in campo dai sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese sull’area delle sorgenti termali e del vecchio stabilimento San Francesco: pur in assenza di un’autorizzazione rilasciata dall’autorità giudiziaria, la Sateca spa, storico gestore delle Terme Luigiane, è stata spogliata con la forza dalle amministrazioni (con l’ausilio della Polizia Municipale), di alcuni beni legalmente detenuti, grazie ad un accordo sottoscritto con i Comuni, la Regione Calabria, la Cisl e ratificato dal Prefetto di Cosenza nel 2019.

Ciò che sta accadendo oggi in Calabria determina un precedente unico, che stravolge il senso della legalità in quanto anche se erano di dominio pubblico le intenzioni bellicose dei sindaci, nessuno ha fatto nulla per impedire questo “esproprio abusivo”, e condurre il tutto nei giusti canali della correttezza democratica e delle regole vigenti in materia.

Può mai, un proprietario di un immobile, sfrattare un inquilino senza il dovuto documento di sfratto emanato da un magistrato? È quanto tutti si chiedono, con l’aggravante che i sindaci erano a conoscenza della disponibilità da parte della Sateca (proprietaria dell’80% degli immobili della stazione termale fra cui ben quattro alberghi, ristoranti, pizzeria, cinema, residence, un bellissimo parco termale, unico in tutto il sud Italia, e un grande ed efficiente stabilimento di cure termali…) di consegnare, senza alcun intervento forzoso, il vecchio stabilimento termale e quant’altro non utile all’erogazione delle cure termali.

I sindaci, dunque, sapevano e, nonostante la buona volontà espressa dall’azienda, nulla hanno fatto per impedire quanto è accaduto; nulla hanno fatto a tutela dello stato occupazionale dei circa 250 lavoratori stagionali e di tutti quelli che lavorano nell’indotto e per le aziende a Sateca spa collegate, dei servizi e di tutte le aziende del territorio (hotel, lidi, ristoranti, imprese di costruzione e manutenzione immobili, ecc. – almeno mille lavoratori), e nulla hanno fatto a tutela del diritto dei curandi abitudinari ed affezionati che usufruiscono dei benefici delle cure alle Terme Luigiane (mediamente vengono erogate 500.000 cure termali all’anno tra cui fanghi, inalazioni, aerosol ecc.).

I sindaci, nell’ultimo incontro, pretendevano irragionevolmente che la Sateca accettasse la data del 30 novembre 2021 per la chiusura definitiva del rapporto di subconcessione, cancellando, di fatto, l’accordo sottoscritto dalle parti presso la prefettura di Cosenza l’8 febbraio 2019, in cui si sanciva che la Sateca avrebbe potuto operare fino all’effettivo subentro del nuovo concessionario che si sarebbe aggiudicato le acque attraverso un bando pubblico; va detto che questa è la prassi in caso di concessioni in fase di rinnovo per servizi pubblici in tutti i settori, finalizzata ad evitare l’interruzione del servizio.

La Sateca non ha accettato, e si è così inevitabilmente giunti ad un increscioso scontro conflittuale tra le parti: con l’azione forzosa unilaterale messa in atto dai sindaci si è voluto bloccare le attività termali della Sateca bruscamente e definitivamente e siccome chi si aggiudicherà il bando sarà pronto e operativo tra molti anni la preoccupazione dei lavoratori è legittima: cosa accadrà ora? Quanti anni passeranno una volta individuato il nuovo subconcessionario tra lavori edili di adeguamento delle strutture, acquisizione delle dovute certificazioni tra cui accreditamento, convenzione e certificazioni di qualità? E nel frattempo perché fermare la Sateca?

«Il compendio termale e le Terme Luigiane – hanno dichiarato i due sindaci dopo il prelievo forzoso – sono un bene pubblico e qualcuno dovrà iniziare a capirlo subito».

Proprio il fatto che le Terme Luigiane sono un bene Pubblico, in senso generale e non espressamente delle sole due comunità, avrebbe dovuto spingere i due sindaci ad essere prudenti e a tenere in alta considerazione tale valore, valore ignorato e poi annullato dalla loro azione di acquisizione con la forza del vecchio stabilimento termale. La domanda che ci poniamo è: cui prodest? A chi giova? cui prodestscelus, isfecit «il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova» (dal passo della Medea di Seneca)… davvero non si comprende quale sia il reale beneficio prodotto da questa “azione” che sarà causa di un grave trauma e della discontinuità di un’attività florida e determinante per il benessere del territorio, che va detto, è stata creata dalla Sateca spa in una lunga storia iniziata nel 1936.

Adesso, inizieranno i soliti contenziosi legali e il tutto passerà nelle mani degli organi giudiziari, quindi non si sa quando si potrà avere un giudizio di merito che potrà incidere sulle procedure del bando di gara per la ricerca del nuovo sub concessionario.

«Il tempo e la Giustizia – hanno dichiarato i dirigenti della Sateca – stabiliranno chi in questa vicenda è stato dalla parte della ragione e chi del torto, ma la gestione della cosa pubblica dovrebbe rispondere ad altri canoni e non a pulsioni di odio immotivato».

Tutto questo accade in Calabria nel 2021 con la “fame di lavoro” che c’è, ed è davvero inquietante il silenzio della Regione Calabria, proprietaria delle acque e garante del loro regolare utilizzo, la quale ignorando totalmente gli obblighi di vigilanza dettati dalla normativa sulle sorgenti termali, dimentica che, appena due anni or sono, aveva approvato all’unanimità in Consiglio Regionale la mozione del n.140 del 22/01/2019 (che invitiamo a leggere nella sua stesura integrale) in merito alle Terme Luigiane, che nelle sue conclusioni recitava così: «impegna la Giunta Regionale ed il presidente della Regione Calabria a mettere in campo, senza indugio, tutte le iniziative atte a garantire il preminente interesse pubblico ed i livelli occupazionali, nel rispetto delle procedure previste dalla normativa vigente, al fine di evitare che anche alle Terme Luigiane tocchi la medesima sorte che ha interessato presidi produttivi del Tirreno Cosentino». (rcs)