PILLOLE DI PREVIDENZA / Ugo Bianco: Assunzioni agevolate, arriva il bonus giovani under 35

di UGO BIANCOCon la circolare n. 90 del 12 maggio 2025, l’Inps ha reso operativo il “Bonus Giovani under 35”, introdotto dall’articolo 22 commi 1 e 3 D.L. 60/2024 (Decreto Coesione). Si tratta di un esonero contributivo destinato ai datori di lavoro privati che, entro il 31 dicembre 2025, assumono giovani under 35 con contratto a tempo indeterminato. La misura punta a favorire l’occupazione giovanile e a promuovere una maggiore inclusione nel mercato del lavoro. In questo articolo vedremo quali sono i requisiti richiesti, le condizioni previste e come presentare la domanda.

A chi spetta?

Il beneficio è destinato ai datori di lavoro privati, inclusi quelli del settore agricolo, con esclusione delle Pubbliche Amministrazioni, che assumono giovani under 35 con contratto a tempo indeterminato, anche part-time, oppure trasformano un contratto a termine in uno stabile. Possono beneficiarne solo i giovani che non hanno mai avuto un contratto a tempo indeterminato. L’agevolazione si applica alle assunzioni nelle qualifiche di operai, impiegati e quadri, ed è estesa anche alle cooperative che instaurano un rapporto di lavoro con i propri soci e ai contratti di somministrazione. Restano esclusi dirigenti, lavoratori domestici e apprendisti.

Quanto si risparmia?

L’esonero consiste nella riduzione del 100% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, escluso il premio Inail. L’importo massimo riconosciuto è di 500 euro al mese, per una durata complessiva di 24 mesi. Per le aziende che operano nella Zes Unica (Zona Economica Speciale del Mezzogiorno), cioè nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, l’agevolazione si applica per lo stesso periodo (max 24 mesi), ma con un beneficio economico aumentato fino a 650 euro mensili.

A quali condizioni? 

Il datore di lavoro deve rispettare le seguenti condizioni: essere in regola con gli obblighi contributivi previdenziali, ai sensi della normativa in materia di documento unico di regolarità contributiva (DURC); non aver violato le norme in materia di tutela delle condizioni di lavoro, della salute e della sicurezza e gli obblighi per beneficiare degli incentivi ex articolo 31 D.Lgs 150/2015; non aver effettuato licenziamenti, nei sei mesi precedenti la nuova assunzione, nella medesima unità produttiva; non effettuare, nei sei mesi successivi all’assunzione incentivata, licenziamenti per giustificato motivo oggettivo nei confronti del lavoratore assunto o di altri dipendenti con la stessa qualifica, impiegati nella stessa unità produttiva.

Come si richiede il Bonus?

Dal 16 maggio 2025 è attiva, sul sito Inps, nella sezione “Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo) – Incentivi Decreto Coesione – Articolo 22 – Giovani”, la procedura per la richiesta a cura del datore di lavoro. Il modulo richiede l’inserimento dei dati dell’impresa e del lavoratore, la tipologia del contratto (full-time o part-time), la retribuzione mensile media, l’aliquota contributiva a carico del datore e l’indicazione della regione e della provincia in cui si svolge l’attività lavorativa (sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto). (ub)

                                                                                                                                                                                        [Ugo Bianco è Presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Calabria]

Greco (IV): La posizione del partito sul referendum

Italia Viva Calabria, con la responsabile regionale del partito, Filomena Greco, si schiera per un no netto e deciso al quesito n.1 che disciplina il contratto di lavoro a tutele crescenti ed un no altrettanto netto per il quesito n.3 relativo alla durata massima del contratto e condizioni per proroghe e rinnovi.

Sta per terminare, infatti, una campagna «che si infiamma di motivazioni che hanno poco riguardo al contenuto e vivono di contrapposizioni ideologiche, si legge nella nota del partito.

«Una “guerra” dichiarata alle riforme sul lavoro del governo Renzi peraltro in parte modificate successivamente. Ad esempio la vittoria del SI del primo quesito referendario riporterebbe la lancetta dell’orologio non all’articolo 18, bensì alla disciplina introdotta dal governo Monti, con minori tutele per i lavoratori licenziati».

Filomena Greco invita a guardare oltre la contesa sul job act e la resa dei conti in casa PD ed invita a riflettere sul dato drammatico pubblicato dalla CGIA di Mestre da fonte Istat: da qui a dieci anni l’Italia perderà quasi 3 milioni di lavoratori, pari al 7,8% della popolazione in età lavorativa. In Calabria la percentuale si impenna al 12,1 % che corrisponde ad una perdita di forza lavoro di 140mila unità. Un’emorragia che rischia di compromettere ulteriormente la già fragile struttura sociale ed economica del territorio. Meno forza lavoro significa meno produzione, minori consumi, meno servizi per una popolazione che invecchia. In parole povere, meno benessere e meno ricchezza.

«Forze politiche responsabili – ha ragionato Filomena Greco –dovrebbero occuparsi di come invertire questa marcia verso il collasso, di investimenti mirati, di formazione, di studiare politiche del lavoro utili al futuro e al contrasto all’emigrazione dei ragazzi, anziché bisticciare su una legge di 10 anni fa, inchiodando il paese ad una guerra ideologica e fuori tempo»

«Sugli altri quesiti sul lavoro – continua la nota del partito – Italia Viva lascia libertà di voto. Si tratta del referendum 2 – licenziamenti ed indennità per le piccole imprese – e del referendum 4 – che introdurrebbe una responsabilità anche del committente in caso di infortuni sul lavoro. Nei suggerimenti di Italia Viva c’è anche un SI ed è quello che si propone di ridurre da 10 a 5 il numero di anni di residenza legale in Italia per ottenere la cittadinanza». (rcs)

Senese (Uil): Servono garanzie reali a Calabria su autonomia

«La riforma dell’autonomia differenziata, così come delineata nella delega approvata dal Consiglio dei Ministri, solleva forti preoccupazioni per il futuro della Calabria». È quanto ha detto Mariaelena Senese, segretaria generale Uil Calaria, sottolineando come «l’assenza di garanzie concrete sull’invarianza delle risorse e la mancanza di una reale perequazione rischiano di cristallizzare – se non aggravare – le diseguaglianze territoriali già in atto nel nostro Paese».

Secondo la segretaria Senese, il principio di invarianza finanziaria non può diventare il pretesto per sottrarsi alla responsabilità di colmare i divari strutturali che penalizzano storicamente il Mezzogiorno. In Calabria, dove l’accesso a diritti essenziali come sanità, istruzione, trasporti e servizi sociali è già compromesso, qualsiasi trasferimento di funzioni e risorse senza una preventiva definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni rappresenterebbe un grave colpo ai principi di uguaglianza e coesione nazionale. Parlare di autonomia senza prima avere Lep pienamente definiti e garantiti significa abbandonare i cittadini del Sud a un destino di marginalità.

Il Segretario generale della Uil Calabria, poi, ha sottolineato come l’organizzazione sindacale non sia contraria in linea di principio a un rafforzamento delle competenze territoriali, ma evidenzia che l’autonomia deve essere uno strumento per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi, non un meccanismo di frammentazione istituzionale. È quindi indispensabile che ogni passo verso l’autonomia sia accompagnato da un sistema chiaro e vincolante di perequazione, che tenga conto dei fabbisogni reali dei territori meno sviluppati e compensi il ritardo infrastrutturale, occupazionale e sociale accumulato negli anni.

«Non possiamo permettere – ha proseguito Senese – che la riforma si trasformi in una secessione dei diritti. Abbiamo già sperimentato, in sanità e in altri settori, cosa comporta il decentramento non governato: aumento delle disuguaglianze, inefficienze, mobilità passiva, impoverimento dei territori. La Calabria merita di più. Merita una riforma che parta dalla ricostruzione di una base solida ed equa per tutti».

«L’unità del Paese – ha concluso la Segretaria generale della Uil Calabria – non si costruisce distribuendo poteri asimmetrici, ma garantendo gli stessi diritti, gli stessi servizi e le stesse opportunità a ogni cittadino, da Bolzano a Reggio Calabria. Senza equità non c’è riforma che tenga».

L’OPINIONE / Caterina Vaiti: Andiamo a votare per i diritti, la sicurezza e la dignità del lavoro femminile

di CATERINA VAITI – Ci sono numeri che raccontano una realtà che spesso si preferisce non guardare. Sono i numeri del lavoro delle donne in Italia, quelli che ogni giorno disegnano i contorni di un Paese che ha ancora enormi difficoltà a riconoscere il valore e la fatica del lavoro femminile.

Nel 2024, il nostro Paese resta fermo al 111° posto su 146 per partecipazione femminile al lavoro (Global Gender Gap Report). Solo il 53,5% delle donne ha un impiego, contro il 70,9% degli uomini. E quando arrivano i figli, la situazione peggiora drasticamente: una donna su tre abbandona il lavoro dopo la maternità. Mancano i servizi, mancano le tutele, manca la possibilità di scegliere.

Non si tratta solo di occupazione, ma di qualità dell’occupazione. Ancora oggi quasi la metà dei nuovi contratti per le donne è part-time, spesso involontario. Un tempo ridotto che diventa stipendio ridotto, carriera sacrificata, pensione povera: il gender pay gap reale tocca il 25% nel privato e cresce man mano che si sale nella carriera e nell’istruzione. Alla fine del percorso lavorativo, le donne percepiscono pensioni più basse del 36% rispetto agli uomini.

Ma c’è un’altra faccia di questa disuguaglianza: la sicurezza sul lavoro. Una sicurezza che per molte lavoratrici semplicemente non esiste. Nei settori dove la presenza femminile è maggiore – sanità, assistenza, cura, servizi alla persona – aumentano gli infortuni, i disturbi da stress lavoro-correlato, le aggressioni e le molestie. Solo nel 2023, oltre il 26% degli infortuni mortali in itinere ha riguardato donne. Quasi 2 milioni di lavoratrici, secondo l’Istat, hanno subito molestie sul posto di lavoro nell’arco della loro vita professionale. È un’emergenza che spesso viene sottovalutata o raccontata come fisiologica. Non lo è. Di fronte a tutto questo, troppo spesso il messaggio che arriva dalla politica — da chi sminuisce la portata del voto o invita addirittura a non votare — è quello di un silenzio pericoloso. Come se i problemi si potessero congelare o rinviare. Come se rinunciare al proprio diritto di voto fosse un gesto neutro. Non lo è.

L’8 e 9 giugno, votare ai referendum sul lavoro non è solo esercitare un diritto: è un gesto di responsabilità e giustizia verso chi lavora ogni giorno in condizioni difficili, invisibili, precarie, esposte a rischi che spesso non vengono nemmeno nominati – si legge ancora nella nota -. Per questo, oggi più che mai, è necessario un vero cambio di rotta. Un lavoro buono, stabile, sicuro e libero da discriminazioni è il presupposto essenziale per garantire autonomia economica, dignità e diritti a tutte le lavoratrici. Servono scelte coraggiose a partire da misure concrete per garantire la sicurezza sul lavoro con un approccio che tenga conto delle differenze di genere nella valutazione dei rischi, dei dispositivi di protezione individuale, della prevenzione e del riconoscimento pieno delle malattie professionali e psicosociali.

L’8 e 9 giugno, con i referendum promossi dalla Cgil, abbiamo l’opportunità concreta di fermare questa deriva. Votare non è solo un diritto: è un atto di giustizia verso le tante donne che ogni giorno pagano sulla propria pelle il prezzo della precarietà e della mancanza di tutele. (cv)

[Caterina Vaiti è Segretaria regionale Flai Cgil Calabria]

La Riviera dei Cedri e Parco del Pollino nel circuito CoasTour

La Riviera dei Cedri e il Parco Nazionale del Pollino sono entrati nel circuito europeo dell’innovazione sostenibile nel turismo grazie al progetto CoasTour, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma per il Mercato Unico (Sms).

CoasTour mira a supportare la transizione sostenibile e il miglioramento delle prestazioni ambientali di almeno 80 piccole e medie imprese (PMI) turistiche localizzate in aree costiere e rurali di cinque paesi europei: Danimarca, Italia, Portogallo, Slovenia e Lituania.

L’Italia partecipa al progetto con il coordinamento di Promos Italia, coinvolgendo quattro imprese turistiche:  I Viaggi dell’Arca – tour operator specializzato in turismo sostenibile; Ecotur – consorzio di promozione turistica; Villaggio Globale – Centro di educazione sportiva e ambientale; Auto Pollino SPA – Santa Caterina Village che si occupano di ospitalità accessibile, servizi e attività di educazione ambientale, proposte di viaggio sostenibili e inclusive e infine di attività di promozione di un modello di turismo sostenibile nella Riviera dei Cedri e nel Parco Nazionale del Pollino.

«La partecipazione delle aziende della rete Arca ed Ecotur al progetto CoasTour – ha dichiarato Giancarlo Formica Formica, presidente del consorzio di operatori turistici Ecotur – rappresenta un ulteriore passo verso un modello turistico più consapevole, accessibile e rispettoso dell’ambiente. È un’opportunità concreta per la Destinazione Riviera dei Cedri di crescere in ottica europea e sostenibile».

Queste realtà, radicate nel territorio calabrese e da sempre attente alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, sono ora parte attiva di un processo che punta a: sviluppare nuovi servizi turistici sostenibili e accessibili, aumentare la competitività, la resilienza e la sostenibilità delle Pmi coinvolte, partecipare a percorsi di formazione, consulenze specialistiche, fiere di settore e attività di comunicazione online e a rafforzare le competenze in ambito di sostenibilità,

Il progetto prevede la creazione di un quadro di monitoraggio della sostenibilità e di uno strumento di autovalutazione ad accesso libero, che aiuterà le imprese turistiche a misurare e migliorare le proprie performance ambientali nel tempo.

Il progetto coinvolge un consorzio internazionale composto da: Ufficio Ue Danimarca settentrionale (coordinatore), Fondo danese per il turismo costiero e naturalistico, Promos Italia (Italia), Camera di Commercio e Industria di Ponta Delgada (Portogallo), Università del Litorale – Centro per lo sviluppo e il trasferimento delle conoscenze (Slovenia), Camera di commercio, industria e artigianato di Klaipeda (Lituania), Organizzazione per la gestione della destinazione delle Azzorre (Portogallo)

“Con CoasTour – ha commentato Angelo Napolitano, presidente dell’Associazione Arca – la Riviera dei Cedri e il Parco Nazionale del Pollino si confermano protagonisti di un turismo che guarda al futuro: inclusivo, resiliente e sostenibile».

Il Garante Marziale: Approvata legge su Unità di pedagogia scolastica

Il Consiglio regionale ha approvato la legge istitutiva dell’Unità di pedagogia scolastica per lo sviluppo della comunità educante in Calabria. È di quanto hanno discusso Antonio Marziale, Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza ed Emanuele Mattia, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della città metropolitana di Reggio Calabria.

«Si tratta – a parere di Marziale e Mattia – di un provvedimento di portata storica, che interviene in modo concreto per affrontare problematiche educative cruciali, quali la povertà educativa, la dispersione scolastica e il disagio giovanile. Con l’inserimento stabile di pedagogisti e educatori socio-pedagogici nelle scuole calabresi, la Regione compie un passo deciso verso la costruzione di una scuola realmente inclusiva e vicina ai bisogni degli studenti e delle loro famiglie»

«Siamo di fronte a una scelta politica lungimirante e necessaria – hanno detto –, che rafforza il sistema educativo regionale e riconosce il ruolo centrale della comunità educante nel garantire diritti, pari opportunità e benessere scolastico. In un contesto ancora segnato da fragilità educative e sociali, è fondamentale promuovere una rete stabile e competente di supporto agli alunni, alle famiglie e agli insegnanti».

«Questa legge – hanno concluso – rappresenta un esempio virtuoso di attenzione istituzionale all’infanzia e all’adolescenza, auspicando un’applicazione capillare e uniforme della norma su tutto il territorio regionale, con particolare attenzione alle aree interne e ai contesti più vulnerabili. Per quanto ci riguarda ribadiamo il nostro impegno a collaborare attivamente con le istituzioni scolastiche, regionali e locali, per garantire che i benefici di questa innovativa misura educativa si traducano in risultati concreti per tutti i bambini e gli adolescenti calabresi». (rrc)

Agricoltura, l’assessore Gallo ha presentato l’avviso SRD07″

«Con questo Avviso mettiamo a disposizione per i Comuni calabresi 40 milioni di euro per infrastrutture, strade, acquedotti ed elettrificazioni rurali e, su richiesta delle organizzazioni professionali, con cui abbiamo una continua azione di concertazione, anche opere di natura turistica e dedicate all’accoglienza». È quanto ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, presentando l’Avviso  pubblico – “Investimenti in infrastrutture per l’agricoltura e per lo sviluppo socio-economico delle aree rurali”, che rientra nel complemento di programmazione per lo Sviluppo rurale Calabria 2023/2027.

Si tratta di «un’azione complessiva che muove i primi passi. Daremo risposte in tempi brevi per realizzare un programma che darà nuovamente vita alle aree interne», ha spiegato ancora Gallo in conferenza stampa in Cittadella regionale, ricordando come «la volontà

del presidente Occhiuto e del governo regionale – ha sottolineato inoltre Gallo – è di non lasciare indietro i Comuni per questo, sono stati messi in campo una serie di investimenti nel settore della connettività attraverso l’incremento dei voli, coinvolgendo tutti i settori anche tramite azioni di promozione. L’intervento mira a contrastare lo spopolamento delle aree rurali e promuovendo lo sviluppo economico e sociale attraverso la realizzazione, l’adeguamento e l’ampliamento di infrastrutture di base a servizio delle imprese e delle comunità rurali».

«I numeri della nostra agricoltura e del nostro export – ha proseguito – ci dicono che c’è vitalità, che la Calabria non è più ultima grazie all’azione del governo Occhiuto. Quindi, ripartiamo dai Comuni rurali che con questo Bando avranno un ventaglio ampio di scelte e opportunità».

All’incontro con la stampa sono intervenuti il dirigente generale del dipartimento regionale Agricoltura, Giuseppe Iiritano, il dirigente del settore competitività, Francesco Chiellino, e la responsabile del procedimento, Valentina Leto, i quali hanno spiegato nel dettaglio i termini dell’Avviso. Presenti all’incontro anche il presidente di Confagricoltura Calabria, Alberto Statti, il presidente di Coldiretti Calabria, Franco Aceto, e il segretario di Anci Calabria, Domenico Nesci, i quali hanno evidenziato l’importanza di questo intervento «che segna un primo passo, che non si vedeva da anni, per mettere a terra iniziative per arginare lo spopolamento delle aree rurali».

Cinque le azioni previste: viabilità rurale: strade a servizio di aree e aziende agricole, con attenzione alla sicurezza, infrastrutture idriche e sanitarie: reti per la distribuzione dell’acqua potabile e fognature, energia e comunicazione: reti elettriche, gas, illuminazione pubblica, fibra ottica e sottoservizi, infrastrutture turistiche: potenziamento delle dotazioni per la fruizione turistica, infrastrutture ricreative: spazi e strutture per il tempo libero delle comunità rurali.

I comuni beneficiari, ricadenti nelle zone B, C e D del PSP 2023-2027, potranno presentare progetti con una spesa massima ammissibile pari a: 150.000 ero Iva inclusa per i Comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti; 200.000 Iva inclusa per i Comuni con popolazione maggiore di 10.000 abitanti.

Il contributo sarà concesso nella forma di sovvenzione al 100% delle spese ammissibili, in modalità rimborso.

Il termine per la presentazione delle domande è fissato al 30 giugno 2025. (rcz)

 

L’OPINIONE / Amalia Bruni: Voto al Referendum è un dovere morale

di AMALIA BRUNI – Ogni volta che un lavoratore perde la vita sul posto di lavoro, non è solo una tragedia personale e familiare: è un fallimento collettivo, che chiama in causa l’intera società, le istituzioni e il sistema delle regole che dovrebbero tutelare la vita e la dignità di chi lavora. Ed è proprio questa strage silenziosa, che continua a ripetersi giorno dopo giorno, a dare oggi un significato ancora più forte ai referendum popolari dell’8 e 9 giugno.

L’ennesima vittima registrata nei giorni scorsi nel cantiere dell’A2, il 55enne Salvatore Cugnetto di Lamezia Terme, è solo l’ultimo volto di un elenco che si allunga senza sosta. Solo nei primi cinque mesi del 2025, nella sola Lamezia Terme, sono già tre gli operai che non sono più tornati a casa: Francesco Stella, 38 anni; Maicol Affatato, 26 anni; e adesso Salvatore. Tre tragedie che non possono più essere archiviate come fatalità, ma che raccontano di un sistema che continua a sacrificare vite umane sull’altare del profitto e dell’assenza di prevenzione.

Dietro ogni morte sul lavoro c’è quasi sempre un denominatore comune: mancanza di controlli, carenza di formazione, appalti e subappalti che scaricano la responsabilità verso il basso, imprese che tagliano sui costi della sicurezza. È questo meccanismo che i referendum cercano finalmente di interrompere, restituendo piena responsabilità a chi decide, organizza e gestisce i cantieri e i luoghi di lavoro. Non possiamo più permettere che a pagare siano sempre gli ultimi, mentre i vertici restano protetti e impuniti.

Serve un modello di impresa diverso, che metta al centro la persona e la qualità del lavoro, non il massimo ribasso. Bisogna introdurre meccanismi chiari di responsabilità solidale per chi appalta e subappalta, potenziare gli ispettorati del lavoro, rafforzare la medicina preventiva, arrivare a norme penali che riconoscano la gravità di chi consente, per negligenza o dolo, che si continui a morire così.

Il referendum ci chiama a scegliere. Scegliere se restare indifferenti o dare finalmente voce a chi lavora, spesso in condizioni di precarietà e insicurezza. Scegliere se accettare ancora questa strage continua o pretendere che la vita di chi lavora sia sacra, inviolabile e tutelata. L’8 e il 9 giugno non è in gioco solo una riforma: è in gioco la nostra idea di giustizia sociale. Per questo rivolgo un appello a tutti: andiamo a votare, per noi e per chi non può più farlo. (ab)

[Amalia Bruni è consigliera regionale del PD]

Legacoop presenta il Manifesto per lo Sviluppo del Comparto Cooperativo”

Una bussola nata per orientare l’intero movimento cooperativo calabrese nell’attraversare il presente per costruire il futuro, affrontando sfide cruciali come occupazione giovanile, spopolamento delle aree interne, innovazione, legalità e coesione sociale. È questo l’obiettivo del Manifesto per lo Sviluppo del Comparto Cooperativo, presentato da Legacoop Calabria nel corso del Festival della Cooperazione di Taurianova.

Si tratta di un documento programmatico che delinea le strategie e le priorità per il rilancio della cooperazione regionale nel triennio 2025-2027, presentato da Lorenzo Sibio, presidente di Legacoop Calabria, assieme ai suoi vice Maurizio De Luca e Claudio Liotti

«In un tempo che esalta la competizione, noi rilanciamo la cooperazione – ha detto Sibio –. Il Manifesto è il frutto di un lavoro collettivo: analizza i dati, individua le vulnerabilità, ma soprattutto mette nero su bianco una visione di sviluppo inclusivo, sostenibile, legale e radicato nei territori. Oggi, le cooperative sono chiamate a essere protagoniste non solo nei settori tradizionali come l’agroalimentare e il sociale, ma anche nell’energia, nell’innovazione digitale, nella cultura e nell’housing. Noi vogliamo costruire un ecosistema cooperativo che faccia crescere non solo le imprese, ma le comunità».

«Il Manifesto propone un pacchetto di interventi ambiziosi, tra cui l’urgenza di adeguare l’ormai superata legge regionale sulla cooperazione alle sfide attuali – ha affermato il vicepresidente Claudio Liotti –. Con questo documento vogliamo quindi stimolare un rafforzamento dei servizi di supporto alle cooperative, dalla valorizzazione delle filiere agroindustriali e culturali alla promozione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, fino alla costruzione di una rete di servizi qualificati su finanza, formazione, innovazione e internazionalizzazione».

La presentazione del documento ha visto anche la partecipazione e l’intervento di Simone Gamberini, presidente nazionale di Legacoop, giunto appositamente in Calabria a sottolineare l’importanza dell’appuntamento per l’intero comparto cooperativo e quindi per il tessuto economico e lavorativo della regione e quindi del Mezzogiorno: «La Calabria – ha detto nel suo intervento – ha un tessuto cooperativo vivo e potenzialmente esplosivo. Come Legacoop nazionale siamo al fianco di Legacoop Calabria non solo per valorizzare i punti di forza della regione, ma anche per combattere le sfide che la frenano».

«Prima fra tutte lo spopolamento – ha proseguito – un fenomeno che rischia di trascinare la Calabria verso una crisi generazionale e produttiva senza precedenti. Il “Manifesto” è dunque un esempio concreto di come la cooperazione possa parlare il linguaggio della modernità: parliamo di innovazione, di intelligenza artificiale applicata all’agricoltura, di housing sociale, di rigenerazione urbana, di economia circolare. La cooperazione è lo strumento per restituire dignità e opportunità ai territori e alle persone».

L’evento ha visto la partecipazione di cooperative, amministratori pubblici, rappresentanti del Terzo Settore e giovani cooperatori che hanno espresso interesse e entusiasmo per le proposte contenute nel documento. Lo stesso sarà consultabile e scaricabile dal sito internet ufficiale di Legacoop (www.legacoopcalabria.it) a partire da lunedì 2 giugno.

Il Manifesto sarà ora al centro di un percorso di interlocuzione istituzionale con la Regione Calabria, con le altre centrali cooperative, con le parti sociali e con il mondo accademico: l’obiettivo è di costruire un quadro normativo e di policy capace di trasformare in realtà le proposte avanzate: «Questo Manifesto non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza – ha chiosato De Luca –: la Calabria ha bisogno di un cooperativismo che sappia essere coraggioso, innovativo, inclusivo. E noi, come Legacoop, siamo pronti a fare la nostra parte, insieme». (rrc)

L’OPINIONE / Simone Celebre: Aggiudicazione lavori SS106 passaggio fondamentale per Calabria

di SIMONE CELEBRE – L’aggiudicazione dei cinque lotti per la realizzazione del nuovo tratto della SS106 Jonica tra Catanzaro e Crotone rappresenta un passaggio fondamentale per la Calabria. Parliamo di un’infrastruttura strategica, da troppo tempo attesa, che può finalmente offrire un contributo concreto alla modernizzazione del sistema dei trasporti e allo sviluppo del territorio.

Con un investimento complessivo che raggiunge i 2,6 miliardi di euro, considerando anche il lotto già assegnato nel 2024, siamo di fronte a un’opera di portata eccezionale.

Non solo per l’impatto sulla viabilità e la connessione tra le aree interne e la costa ionica, ma soprattutto per le ricadute potenziali in termini di occupazione, filiere produttive, contrasto allo spopolamento e valorizzazione delle risorse locali.

È proprio per queste ragioni che, come Fillea Cgil Calabria, chiediamo con forza l’apertura immediata di un tavolo di contrattazione d’anticipo, che coinvolga Anas, le imprese aggiudicatarie e le organizzazioni sindacali. È necessario che questa grande opera pubblica non diventi un’occasione mancata o, peggio, terreno fertile per precarietà, dumping contrattuale o illegalità.

La contrattazione d’anticipo (modello 3° Megalotto) è lo strumento più efficace per governare processi complessi e strategici. Consente di affrontare congiuntamente, prima dell’avvio dei cantieri, tutti i nodi cruciali: l’organizzazione del lavoro, la trasparenza negli appalti e subappalti, la qualità dell’occupazione, la formazione delle maestranze locali, la sicurezza nei luoghi di lavoro e che assicuri l’applicazione piena del contratto collettivo nazionale dell’edilizia, il rispetto delle normative sulla salute e sicurezza.

È, inoltre, fondamentale che questo investimento produca occupazione stabile e qualificata nei territori interessati. Non possiamo accettare che centinaia di milioni di euro vengano impiegati senza che ci sia un ritorno sociale ed economico per le comunità locali. Per questo motivo chiediamo con forza che si avvii un piano di formazione professionale per i lavoratori calabresi, con il coinvolgimento degli enti bilaterali dell’edilizia.

La costruzione dell’infrastruttura deve andare di pari passo con quella di una rete di tutele, controlli e diritti, che garantisca non solo la realizzazione dell’opera nei tempi previsti, ma anche il rispetto della dignità del lavoro.

Rivolgiamo infine un appello al Commissario straordinario, ing. Francesco Caporaso, di cui già ne abbiamo apprezzato il suo lavoro nella nostra terra, e alla Regione Calabria: si facciano promotori di una governance condivisa e responsabile dell’intervento. Non c’è sviluppo infrastrutturale senza sviluppo sociale. Un grande cantiere può e deve diventare un laboratorio di legalità, sostenibilità e innovazione. La Calabria non può permettersi di sprecare quest’occasione.

La Fillea Cgil è pronta a fare la propria parte, con proposte, vigilanza e impegno, per costruire non solo strade, ma anche futuro, coesione e lavoro buono per la nostra regione. (sc)

[Simone Celebre è segretario generale di Fillea Cgil Calabria]