di FRANCO BARTUCCI – Apprezzo l’iniziativa di questo giornale di avere aperto uno spazio di opinioni sul disegno di legge regionale che guarda alla fusione dei comuni di Rende, Castrolibero e Cosenza per creare una “città unica” nella media Valle del Crati.
Nel primo intervento del collega e fraterno amico Sergio Dragone rilevo un errore gravissimo da evitare e non ripetere. Non si può parlare della “Grande Cosenza”, come è stato scritto, ma della “città unica”, come il disegno di legge indica, in quanto non è altro che un agglomerato urbano quasi unico che si estende nella vallata del Crati e che lega le contrade di Quattromiglia, Commenda, Roges, Saporito, Surdo, Contrada Andreotta e Cosenza.
Se si parla della “Grande Cosenza” è tutt’altra cosa, in quanto fa parte della storia dell’Università della Calabria; un termine usato dal Rettore Beniamino Andreatta dal momento in cui il Comitato Tecnico Amministrativo, che lui presiedeva, tra i mesi di giugno e luglio 1971, dopo un periodo di studio ed analisi del territorio, scelsero di insediare le strutture della nascente università, tra le altre cose residenziale con un suo campus per studenti, docenti e non docenti, a Nord di Cosenza sui territori dei Comuni di Rende e Montalto Uffugo.
Fecero questa scelta in virtù del fatto che l’insediamento prevedeva un aggancio e un legame a Sud sul territorio di Rende dalla statale 107 Crotone, Cosenza, Paola, per incrociare a Nord l’asse ferroviario Cosenza/Paola/Sibari, in località Settimo di Montalto Uffugo, con sviluppo su un asse lungo 3.400 metri lineari, al cui termine il progetto prevedeva la realizzazione di una stazione ferroviaria. Ne sono stati realizzati appena 1.280 metri lineari.
Non solo questi elementi quanto anche, per effetto dell’accostamento a valle (Est) dell’autostrada Salerno Reggio Calabria, con a “due passi” lo svincolo di Cosenza Nord che incrocia in località Quattromiglia di Rende la Statale 107 di cui sopra; mentre sempre più sotto ed in posizione parallela il letto del fiume Crati, possibile via di comunicazione in caso di navigabilità verso lo Jonio e quindi Sibari, Rossano Corigliano ecc. Un progetto che guardava in tutte le direzioni tramite adeguati collegamenti con i vari centri urbani sparsi nel territorio in stretto collegamento con la cittadella universitaria, mediante un sistema viario di trasporto su pullman, treno e metropolitana in stretto legame anche con la fascia tirrenica guardando all’aeroporto di Lamezia Terme.
Una Università con un Campus residenziale di grande respiro con almeno, in base agli studenti iscritti, di ottomila posti letto (ne sono disponibili appena 2.300) e vari servizi non ancora realizzati rispetto a quelli oggi esistenti, come il parco scientifico e tecnologico, le strutture fieristiche ed il centro commerciale, le scuole di specializzazione, la biblioteca pubblica al servizio del territorio, l’area industriale, il villaggio dello Sport con vari complessi sportivi, compreso uno stadio di 15.000 posti, con un quartiere residenziale per gli atleti, posteggi ed aree verdi ed infine la stazione ferroviaria in Settimo di Montalto Uffugo.
Se oggi, per un raffronto naturale, l’Università ha un organico, tra docenti ed amministrativi (non docenti) di 1.600 unità lavorative, gli studi ci dicono che avremmo avuto un organico complessivo di sei mila posti di lavoro. Questo era il disegno dell’Università dalle grandi dimensioni e innovativa in Italia, immessa in un contesto di area urbana che tenesse conto dei territori di Montalto Uffugo, Rende e Cosenza con relativo hinterland, tanto da costituire una “Grande Cosenza”, punto di riferimento nell’area Mediterranea. Addirittura questa “Grande Cosenza” veniva paragonata alla grande Londra, quale insieme di varie realtà territoriali uniti e considerati come unica area metropolitana.
Mentre la “Città unica” individuata dal disegno di legge regionale non è altro che l’insieme delle contrade urbanizzate sopra indicate, con una popolazione di 110 mila abitanti, tre centri storici, un ospedale, una università tronca anche se apprezzata a livello internazionale, uno stadio, una stazione ferroviaria e null’altro senza alcuna prospettiva racchiusa in se stessa, mettendo a nudo poi la non conoscenza, il disinteresse e l’inapplicabilità della legge istitutiva dell’Università della Calabria 12 marzo 1968, n° 442, che da una fotografia della “Grande Cosenza” auspicata ed invocata dal Rettore Beniamino Andreatta.
Circa il referendum indetto dal Presidente Occhiuto, di solo indirizzo consultivo, la posizione appare chiara: No alla “città unica” prevista dal disegno regionale; Si alla “Grande Cosenza” disegnata dai Padri fondatori dell’Università della Calabria guidata dal Rettore Beniamino Andreatta, che il disegno di legge in questione ne annulla il diritto all’esistenza, così come nelle forme elaborate nel concorso internazionale del 1973 dai progettisti Gregotti e Martensson.
P.S. – Un disegno di legge che il Presidente Roberto Occhiuto avrebbe potuto rinviare al consiglio regionale per una nuova elaborazione in concordia tra le parti con il coordinamento della dirigenza dell’UniCal per come chiesto in una lettera aperta indirizzatagli e pubblicata da questo giornale il 7 agosto 2024. (fb)