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Al Rendano in scena "Il fu Mattia Pascal"

COSENZA – Al Rendano in scena “Il fu Mattia Pascal”

Domani sera, al Teatro Rendano di Cosenza, in scena lo spettacolo Il fu Mattia Pascal, tratto dal celebre romanzo di Luigi Pirandello e diretto da Marco Tullio Giordana.

L’evento rientra nell’ambito della stagione di prosa della Rassegna l’Altro Teatro, ideata da Gianluigi FabianoGiuseppe Citrigno. La Rassegna è realizzata con il supporto dell’amministrazione comunale di Cosenza ed è co-finanziata con “risorse PSC Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.02 erogate ad esito dell’Avviso “Programmi di Distribuzione Teatrale” della Regione Calabria – Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura”.

Sul palco Geppy Glejjeses – allievo prediletto di Eduardo De Filippo – nel ruolo del protagonista, affiancato da Marilù Prati e altri 14 attori in scena.

È una “farsa trascendentale” retta sull’assurdo. Mattia Pascal, un bibliotecario che si sente prigioniero di una vita appesantita da ruoli sociali e convenzioni, creduto e poi fintosi morto, quando “risuscita” s’accorge che non può essere riammesso nella società, nella famiglia, perché per la società, per la famiglia egli è morto davvero. Quale prova più scintillante del sentimento del contrario? Disonestà e purezza, vita-morte nel grande caleidoscopio della certezza sociale, che sancisce come sicuro quello che non esiste e come inesistente quello che vide. E dentro una tessitura umoristica, elementi riflessivi e irrazionali sconvolgono quella quarta parere, che nel teatro come nel romanzo dovrebbe essere protezione d’impersonalità, come se l’autore stesso e il pubblico non esistessero.

«Il fu Mattia Pascal – scrive Marco Tullio Giordana nelle sue note di regia –, pubblicato nel 1904, è il romanzo che diede a Pirandello fama mondiale e che, in continuità con Wilde, Dostoevskij, Stevenson e contemporaneamente a Conrad, Freud, Kafka, farà dilagare nella letteratura del Novecento il tema del Doppio, del Doppelgänger, in modo così invadente da spazientire Nabokov che lo considerava “di una noia mortale”. In realtà nel romanzo seminale di Pirandello le vicissitudini di Mattia Pascal e del suo specchio Adriano Meis sono il contrario della noia: tanti sono i colpi di scena, e lo spazio/tempo dove si consumano in continue sovrapposizioni, da suggerire nella riduzione per la scena una chiave non realistica e indurre la macchina teatrale a mescolarsi col linguaggio parallelo del cinema, sviluppatosi anch’esso agli inizi del “secolo breve”». (rcs)