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Si presenta il saggio "Giovan Battista De Micheli"

COSENZA – Si presenta il saggio “Giovan Battista De Micheli”

Domani pomeriggio, a Cosenza, alle 17, nella Sala Telesio dell’Hotel Royal, si presenta il libro Giovan Battista De Micheli. Tra cuore, oenna e spada (1775-1807) di Nicola Bruno.

L’evento è il terzo appuntamento dei Salotti Culturali della rassegna Cosenza che ama leggere e ascoltare buona musica promossi dall’Università Vivariensis.

All’incontro porteranno i loro saluti: il sindaco di Cosenza Franz Caruso e il direttore dell’Archivio di Stato di Cosenza Antonio Orsino. Quattro gli interventi previsti: Antonello Savaglio della deputazione di Storia patria della Calabria, Bianca Rende consigliere comunale di Cosenza, lo psicologo Gaetano Marchese e il presidente dell’Accademia Cosentina Antonio d’Elia.

La parte musicale, affidata alla classe di canto dell’Accademia “F.S. Salfi” prevede alcune canzoni di musica leggera e della tradizione natalizia, con la partecipazione di Agnese De Luca, Paola Capolei, Francesca Olia, Alice Petrassi, Angelica Carelli, gli allievi sono diretti dai maestri Silvana Gaeta e Francesca Olia.

Il coordinamento della serata è di Demetrio Guzzardi, editore cosentino e patron della rassegna, l’intervento concluso sarà dell’autore del saggio Nicola Bruno, avvocato cassazionista e giornalista pubblicista.

Giovan Battista De Micheli, di nobili origini, era nato a Longobardi, il 22 maggio 1755. Compiuti gli studi giuridici, sposò, nel 1788, la cugina Angela Pizzini e dal loro matrimonio nacquero dieci figli. Nel 1799, tra i più fedeli seguaci del cardinale Fabrizio Ruffo, fu membro della Giunta di Stato e del Tribunale Supremo dell’Armata; poi uditore di Catanzaro.

Protagonista nel 1806 della guerra d’insurrezione calabrese, fu nominato vice preside e caporuota dell’Udienza provinciale di Cosenza nonché formatore dei corpi militari. Da gennaio 1807 fu preside «pel re Ferdinando». Il 12 febbraio 1807 (mercoledì delle ceneri) fu ucciso, a soli 52 anni, nel castello di Fiumefreddo Bruzio. Dopo la sua morte la resistenza antifrancese dei calabresi degenerò in mero brigantaggio. (rcs)