IL PRIMO CITTADINO AVEVA CONVINTO L’ARMATORE GIANLUIGI APONTE (MSC) A METTERNE UNA A DISPOSIZIONE ;
Aldo Alessio, sindaco di Gioia Tauro

Covid-19: una nave ospedale per l’emergenza.
Il sindaco di Gioia insiste, la Regione dice no

L’idea del sindaco di Gioia Tauro Aldo Alessio di predisporre un ospedale galleggiante al porto di Gioia non piace alla Regione. Il primo cittadino gioiese aveva lanciato una proposta all’armatore Gianluigi Aponte di MSC/Grandi Navi Veloci che si era detto disponibile a concedere, al costo simbolico di un euro per tutta al durata del noleggio, una nave passeggeri, da trasformare in ospedale d’emergenza per fronteggiare l’epidemia da Covid-19. Ma il suo entusiasmo non ha trovato riscontro a Germaneto: in buona sostanza, la proposta non è stata nemmeno presa in considerazione.

Il sindaco, però, insiste e ha mandato una lettera circostanziata alla presidente Jole Santelli e al prefetto di Reggio  Massimo Mariani.

«Lo sviluppo della Pandemia nella nostra Regione – scrive il sindaco Alessio – e l’allarme generalmente avvertito dai cittadini – ben consapevoli dei rischi in un territorio non adeguatamente assistito sul piano sanitario – mi costringono a ritornare sulla proposta di attrezzare nel Porto di Gioia Tauro, una nave ospedale per il miglior contrasto del Covid-19.

«Voglio precisare, peraltro, che in ciò sono confortato dalle adesioni pubbliche di tanti Sindaci calabresi, consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione, esponenti politici prestigiosi come l’on. Angela Napoli, decine di associazioni che meritoriamente operano da tempo nella nostra Piana. Appelli in questo senso sono venuti anche da personalità mediche riconosciute e portatrici di progetti che hanno trovato già adesione – quanto all’intervento medico – di​ tanti ufficiali medici in pensione e di tanti affermati medici di origine calabrese , impegnati con riconosciuta professionalità nel nostro​ Paese e pronti a ritornare in Calabria per dare una mano. Evito di fare specifici riferimenti, atteso che la stampa quotidiana regionale ne ha dato ampio risalto. L’esperienza drammatica di quest’ultimo mese – come Lei ben sa – sta cominciando ad evidenziare errori e sottovalutazioni del rischio che hanno portato​ al collasso sistemi sanitari regionali molto celebrati e​, purtroppo, un numero inaccettabile di morti. La nostra Regione ha avuto, al momento, la fortuna di essere ai margini degli importanti focolai nazionali ma – come ci ricorda giornalmente il Comitato tecnico Scientifico e la Protezione civile – siamo lontanissimi dall’esserne esenti, ed anzi l’acuirsi di situazioni oramai note, ci impone la massima attenzione e prudenza.

«Conosciamo bene l’incertezza e – mi consenta – la confusione finora riscontrata nell’attrezzare adeguati Presidi Ospedalieri in Calabria e nella Piana. È stato, peraltro, già evidenziato il pericolo che i nostri Ospedali, per come organizzati,​ possano diventare pericoloso veicolo per la diffusione del virus, con immediata compromissione del Personale sanitario e parasanitario.​ La scelta della Lombardia di approntare ospedali dedicati (Milano alla Fiera, Bergamo con ospedale degli Alpini..) o della Liguria (nave​ ancorata nel Porto di Genova) fuori dai celebratissimi​ e storici ospedali di quelle città ci deve indurre a considerare anche per​ nostri territori a considerare una soluzione del genere. Purtroppo, al momento, non solo non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione in merito all’impraticabilità della nostra proposta di allestire una nave all’interno del Porto di Gioia Tauro, ma non è stata resa nota nessuna altra ipotesi, come, per esempio, la riapertura e la messa in funzione di reparti Covid-19 presso l’Ospedale di Gioia Tauro o altre strutture ospedaliere cadute in disuso.

Il caso Genova e la soluzione data – quindi verificabile nella positività della proposta – non può pertanto essere esclusa senza una adeguata motivazione. Questa, al momento non è stata data né altra similare soluzione – ad esempio presso uno degli Ospedali chiusi – è stata proposta o anche semplicemente rappresentata per ipotesi dall’Autorità Regionale che – con la Protezione civile – è abilitata a darla.

«Sono pertanto – ed ancora una volta – ad insistere perché sia affrontata la questione con la serietà e l’urgenza che il caso comporta».

Fin qui il sindaco di Gioia Tauro che trova il sostegno del consigliere regionale Giacomo Pietro Crinò (Casa della Libertà).

«Non è da abbandonare definitivamente – dice  Crinò – la proposta lanciata nei giorni scorsi dal sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, per una nave-ospedale nel porto calabrese, che darebbe la possibilità di liberare posti letto negli ospedali che sono importantissimi in questa fase e potrebbe ospitare tre diverse categorie di pazienti: coloro che, in uscita dall’ospedale e tecnicamente guariti, avessero bisogno di un periodo in più di degenza per ristabilirsi completamente; le persone colpite in modo lieve dal Coronavirus, che potrebbero restare in isolamento nelle proprie abitazioni ma che, non avendo nessuno ad aiutarli per la spesa o l’approvvigionamento dei farmaci o avendo altre persone in casa che potrebbero essere infettate, optassero per questa possibilità. In più, i pazienti godrebbero del vantaggio di trovarsi in mare e poter respirare iodio e aria umida che favorisce la respirazione. Una idea presa subito al volo – aggiunge Crinò-, dall’armatore Gian Luigi Aponte, patron di MSC, che ha dato immediatamente disponibilità di una sua nave per trasformarla in ospedale. Insomma, si tratta né più e né meno del progetto identico che è già divenuto operativo a Genova e che ancora si fa in tempo a replicare anche in Calabria”. Aggiunge Crinò: “La prima risposta della task force sanitaria regionale non è stata favorevole. Ritengo però che ci siano ancora i presupposti per non fare morire del tutto l’idea. Purtroppo, è sotto ai nostri occhi la situazione calabrese riguardo il progredire dei contagi. Le strutture ospedaliere calabresi rischiano di non reggere le necessità, tra quelle ordinarie e quelle dovute al virus. In pochi giorni, l’ospedale galleggiante potrebbe essere adeguatamente attrezzato e consentire a tutti di guardare con un certo ottimismo alla possibilità di nuovi posti letto in caso di bisogno. Non è il momento più di continuare a fare della sanità solo un calcolo aritmetico, soprattutto in momenti come quelli che stiamo vivendo. Se in altre regioni ciò è stato realizzato, ritengo che sia possibile anche in Calabria. Serve l’impegno fattivo di tutti. Auspico che la task force sanitaria della Regione Calabria, la Protezione Civile e altri attori competenti scendano ad un confronto dialettico, aperto e leale, per addivenire a concretizzare in tempo l’idea del sindaco di Gioia Tauro, ringraziando la MSC per la disponibilità manifestata».

Perché la Regione ha detto no già la scorsa settimana? Secondo quanto riferisce il sindaco Alessio la proposta non sarebbe praticabile perché, secondo la Regione, i posti letto in Calabria sarebbero sufficienti. «Ma oltre il danno, – ha detto Alessio – la beffa: infatti, da quello che percepiamo, l’ospedale di Gioia Tauro, individuato come centro Codiv sarà smantellato di tutti i servizi per evitare eventuali contagi».

E al primo rigetto, lo stesso sindaco aveva replicato con durezza parlando dell’Ospedale di Gioia: «In pratica – un vero e proprio ‘lazzaretto’. Ma anche quella trasformazione procede a rallentatore perché mancherebbero gli autorespiratori e quindi, almeno per adesso non si sarebbe in grado di attuare posti di terapia intensiva e sub intensiva. Ma la cosa che ci allarma e ci preoccupa ancora di più è che l’unico pronto soccorso di tutta la fascia tirrenica, secondo le ultime indicazioni prese dai responsabili sanitari, dovrebbe essere smantellato insieme a tutti quei servizi ordinari che sono essenziali e necessari a servire la popolazione sanitaria dell’intera fascia tirrenica, che ha circa 60 mila abitanti. Coloro che stanno gestendo l’emergenza sanitaria regionale e provinciale, oltre a disattendere le loro stesse determine, cambiano continuamente le loro strategie di intervento sanitario sul territorio, senza avere alcun rapporto istituzionale e nessun confronto con i legittimi rappresentanti delle comunità amministrate». (rrm)