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Lunedì s'inaugura la mostra fotografica sull'immigrazione

CROTONE – Lunedì s’inaugura la mostra fotografica sull’immigrazione

Lunedì 31 luglio, a Crotone, al Museo e Giardini di Pitagora, s’inaugura la mostra Thàlatta! Thàlatta! – Antologie migranti durata da Giada De Martino.

L’esposizione, visitabile fino al 15 settembre, comprende una selezione di immagini tratte da Primo sonno. Nella pancia della balena, un progetto fotografico del regista e filmmaker Matteo Delbò, imbarcato per un mese a bordo di Nave Libra, pattugliatore d’altura che partecipa alle operazioni di recupero migranti nel mar Mediterraneo in cui ha assistito e documentato diversi interventi di salvataggio in mare aperto. Nei suoi scatti, Delbò, ha immortalato il primo sonno dei migranti salvati dal mare e giunti in Europa, il loro primo riposo dopo la certezza di aver salva la vita. Alle immagini di Delbò, si accosta una selezione di fotografie tratte dal lavoro di ricerca Mapping Migration del fotografo Alfredo D’Amato, che lavorando al fianco della Croce Rossa britannica in Sicilia, ha incontrato coppie e intere famiglie di migranti provenienti da paesi dell’Africa occidentale e orientale che avevano intrapreso viaggi incredibilmente pericolosi e potenzialmente mortali attraverso innumerevoli confini e il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Infine, ad arricchire i contenuti della mostra, un’installazione audiovisiva dall’archivio “Libera Espressione”, indagine di ricerca documentaria dell’isola di Lampedusa, curata da Antonino Maggiore.

«Per costruire il racconto della mostra, mi è parso necessario ricercare – ha detto De Martino – anzitutto l’etimo della parola migrazione, un fenomeno strettamente legato all’umanità, e più profondamente esteso a tutti gli esseri viventi da migliaia di anni. I progetti presi in considerazione sono lavori nati da pretesti e scenari differenti ma che dialogano tra di loro mossi dalla tematica che li lega, dalle loro intenzioni, dal desiderio di mostrare, di raccontare».

«Il mare rappresenta in qualche modo lo spettatore onnisciente di queste narrazioni – da qui la scelta di un titolo che fosse evocativo di un scenario e non solo. Le immagini che costruiscono la mostra si potrebbero definire immagini parlanti, poiché vanno oltre le immagini stesse, attraverso una prospettiva che dal grande viaggia verso il piccolo e dal piccolo verso il grande, e che ci invita a prestargli attenzione, a fermarci, come se ci stesse sussurrando all’orecchio: guardami, io esisto», ha concluso. (rkr)