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Domani la prima seduta del Parlamento delle Imprese di Cosenza

Domani la prima seduta del Parlamento delle Imprese di Cosenza

Domani mattina, alle 10.30, alla Camera di Commercio di Cosenza, è prevista la prima seduta del Parlamento delle Imprese di Cosenza, l’innovativo strumento ideato dalla Camera di Commercio di Cosenza per accorciare le distanze tra gli attori economici e le istituzioni.

All’incontro, dal titolo L’economia digitale e il cambiamento del modello sociale, interverrà il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, «per cercare di capire insieme se e in che modo le tecnologie digitali possono davvero essere gestite in modo da condurre verso un nuovo contratto sociale e uno sviluppo che sia per tutti».

Introduce Erminia Giorno, segretario generale Camera di Commercio di Cosenza. Interviene e coordina Klaus Algieri, presidente della Camera di Commercio di Cosenza.

La pandemia ha accelerato enormemente il processo di innovazione digitale rendendo evidente che non si tratta solo di una leva economica cruciale ma anche di un presupposto imprescindibile dell’inclusione sociale e lavorativa. È altrettanto vero, tuttavia, che esiste un problema di grande differenziazione nelle possibilità di accesso al digitale tra le aree del nostro Paese, alcune delle quali, come il Mezzogiorno, sperimentano un alto tasso di esclusione. Disuguaglianza sociale e divario digitale si alimentano l’un l’altro, e se la prima incrementa il secondo, l’arretratezza digitale è uno dei fattori sempre più rilevanti nella crescita delle diseguaglianze sociali, soprattutto quando si aggiunge a quelle territoriali, come accade nel Sud Italia.

La via della trasformazione digitale è quindi giustamente al centro del Pnrr come uno degli assi strategici per lo sviluppo della nostra economia e questo è il momento giusto per far fare un salto di qualità al nostro Paese.

Se è vero, però, che le tecnologie digitali sono fattori abilitanti rispetto ad un processo di cambiamento che porta a ridisegnare i rapporti di lavoro nell’ottica di un maggiore coinvolgimento e una maggiore responsabilizzazione del lavoratore, non ci si può tuttavia limitare ad una lettura del fenomeno che sia solo positiva.

In questo senso bisogna agire per scongiurare la contrazione dei livelli di impiego che potrebbe derivare, ad esempio, dalla sostituzione del lavoro umano con quello delle macchine e dalla frenetica obsolescenza professionale o, ancora, l’estremizzazione della precarietà tipica della gig economy con lavori o somma di micro-lavori a chiamata, occasionali e temporanei, con il rischio di assistere ad una progressiva emarginazione delle fasce di lavoratori più vulnerabili da questo punto di vista. (rcs)