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Agricoltura, Copagri Calabria: Rilancio primario della Regione passa da snellimento burocrazia

Emergenza caldo, Coldiretti Calabria ha chiesto il riconoscimento per stato di calamità

Coldiretti Calabria, a seguito dell’emergenza caldo, ha chiesto al Dipartimento Regionale Agricoltura di attivare le procedure per verificare se esistono le condizioni per riconoscimento della calamità per la riduzione dei contributi previdenziali per le imprese agricole e i loro lavoratori.

«Il caldo torrido sta “bruciando” la frutta e la verdura nei campi con vere e proprie ustioni che provocano la perdita del raccolto dai peperoni, alle angurie, dai pomodori alle melanzane al bergamotto. Per le produzioni assicurabili, le aziende agricole hanno già aperto il sinistro presso il Consorzio di Difesa dalle calamità. Aumenta la cascola delle olive, in un annata peraltro già difficile per le conseguenze di altri eventi estremi», ha denunciato Coldiretti, ricordando che «l’ondata di afa ha letteralmente investito con conseguenze sulle persone, ma anche sugli allevamenti e appunto sulle coltivazioni».

«Lungo tutta la penisola calabrese, la morsa del caldo – sottolinea la Coldiretti – sta facendo danni con gli agricoltori che cercano di correre ai ripari con enormi difficoltà.  Le scottature da caldo – spiega la Coldiretti – danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderle invendibili. Si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o  si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere, per cercare di salvare almeno parte della produzione. Nel crotonese, il caldo torrido – rileva la Coldiretti – ha letteralmente “scottato” angurie, peperoni e pomodori, ma anche in altri areali la situazione è analoga».

«“Caronte” ostacola pure le operazioni agronomiche e di raccolta che, con la responsabilità che contraddistingue gli imprenditori agricoli, vengono sospese nelle ore più bollenti per tutelare la salute dei lavoratori mentre diventa impossibile lavorare nelle serre – ha aggiunto –. Negli allevamenti zootecnici da latte la produzione è calata del 30% a causa del caldo».

«Come se non bastasse i cinghiali imperversano nelle campagne e non si percepisce affatto sul territorio l’azione dei selecontrollori, in un periodo in cui, peraltro, la Calabria risulta interessata dalla peste suina proprio su questi selvatici. I cinghiali – ha concluso Coldiretti – arrivano finanche a scavare sotto le piante arboree di fatto determinandone la morte e possono essere veicolo di malattie per gli animali domestici». (rcz)