LA CALABRIA PRODUCE PIÙ ENERGIA DI QUANTO NE CONSUMA,. MA NON NE TRAE BENEFICIO;
Energie rinnovabili

ENERGIA, OCCHIUTO: CI SIANO VANTAGGI
PER CHI PRODUCE FA FONTI RINNOVABILI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria è una regione che produce tanta, troppa energia. Eppure, i calabresi pagano le stesse bollette degli altri cittadini di regioni che producono meno energia. Come fare allora? Una idea l’ha offerta il Governatore della Regione, Roberto Occhiuto, intervenendo a Buongiorno Regione.

Il Governatore ha evidenziato come «sulle autonomie regionali penso innanzitutto che vada applicata la Costituzione, che stabilisce che i diritti devono essere assicurati ai cittadini italiani in maniera uguale e uniforme su tutto il territorio nazionale».

«Per questo occorre la perequazione, proprio per dare la possibilità alle Regioni più povere di assicurare gli stessi diritti a tutti. Al termine della perequazione, quando tutti i cittadini hanno acquisito gli stessi diritti, se poi ci sono Regioni che hanno capacità fiscali maggiori, credo che sia giusto consentirgli interventi ulteriori per i loro cittadini».

Occhiuto ha rilevato come «purtroppo la perequazione in questo Paese non ha mai funzionato negli ultimi anni, anzi quando si sono finanziati i servizi pubblici, lo si è fatto in ragione della spesa storica e non dei fabbisogni standard. Cominciamo a cambiare queste cose. Per quanto riguarda le materie delegate, ho già detto al ministro Calderoli che su questo tema noi accettiamo la sfida col governo».

«Faccio un esempio molto attuale, quello sull’energia – ha spiegato –. La mia Regione produce molta più energia rispetto a quella che consuma, ma i miei cittadini pagano le bollette elettriche allo stesso modo dei cittadini di altre Regioni che producono meno energia. Eppure produciamo una percentuale molto più alta di energia da fonti rinnovabili e dall’idroelettrico. Perché la mia Regione non può, dunque, tenere per sé i maggiori introiti fiscali derivanti da una maggiore produzione di energia alternativa?».

«Se io domani – ha continuato – dovessi ricevere un gruppo industriale che vuole realizzare un grande impianto eolico offshore, visto che la Calabria è una Regione molto esposta al vento, io dovrei convincere le popolazioni a ospitare quell’impianto.
È una cosa complessa, difficile, lo faccio perché è giusto per il Paese, ma sarebbe ancora più giusto che i cittadini avessero dei vantaggi concreti».

«Se non si interviene in questo modo, dando appunto dei vantaggi ai territori che investono sulle rinnovabili, non ci può essere un reale incentivo allo sviluppo dell’energia pulita», ha concluso il governatore.

E proprio di autonomia regionale e costituzione ha parlato, nei giorni scorsi in una intervista a La Repubblica Napoli, il presidente della Svimez, Adriano Giannola.

Nell’intervista, Giannola ha parlato di un’autonomia regionale che «è un siluro alla Costituzione sin dal 2001, ed è fuori dalla legge del 2009 che è stata elaborata e firmata dall’attuale ministro Calderoli. Questa si chiama eversione».

L’autonomia, che «è prevista dalla Costituzione – ha detto il presidente della Svimez –. Se fosse intellettualmente onesto, Fassino dovrebbe illustrare la corretta procedura prevista dall’articolo 116, che prevede possibili maggiori competenze per le Regioni e chiude con una frase molto semplice: “Nel rispetto dell’articolo 119” e della legge del 2009 mai applicata, dove si parla di fondi perequativi, senza vincolo di destinazione, e si rinvia a un altro stile ancora».

Del tema ne ha ampiamente parlato Pietro Massimo Busetta in un suo editoriale, sottolineando come «il Sud può contribuire insieme a tutto il Paese alle energie rinnovabili o anche ad ospitare i rigassificatori, ma non si vede il motivo per cui le pale eoliche, o i campi di impianti solari, che certo non migliorano il paesaggio, possano essere messe sulle colline siciliane o sul tavoliere delle Puglie o sugli Appennini e non possano essere piazzate invece anche sulle Alpi, o i rigassificatori non siano distribuiti per tutto il Paese».

«Bene bisogna – ha continuato – che ogni realtà regionale possa essere autonoma rispetto all’energia che consuma e nel caso invece si debba ricorrere a quella di regioni diverse, che queste siano indennizzate per il servizio che compiono nei confronti del Paese. Perché deve essere chiaro a tutti che gli impianti che creano energia sono un peso per le realtà che le accolgono che devono essere compensate in qualche modo».

Busetta nel suo editoriale ha ribadito che non è necessario «che profeti improvvisati e mai visti si presentino al Sud per venderci come opportunità quelle che invece sono solo esigenze legittime, ma da considerare più prezzi da pagare che incassi da ricevere. Il Sud non chiede soltanto di essere interlocutore adulto del sistema Paese, ma pretende di non essere considerato area coloniale nella quale catapultare, oltre che  i paracadutati della politica,  profeti per convincere i più riottosi della bontà di progetti della cui esigenza sono portatori le aree più industrializzate».

D’altronde, è da tanto ormai che la Calabria si sta muovendo sul tema dell’energia, soprattutto delle rinnovabili. Era il 25 maggio del 2021 quando l’allora assessore regionale all’Innovazione e Ricerca, Sandra Savaglio, aveva annunciato che «la Calabria può essere un centro di riferimento sulle energie rinnovabili e, con i suoi siti di ricerca, si candida a essere un nucleo strategico sul Mediterraneo nell’ambito del Pnrr».

E da qui, tantissime cose sono nate in Calabria. Sono nate le prime Comunità energetiche (secondo un report de La Repubblica, attualmente ce ne sono quattro), il presidente della Regione ha stipulato un importante accordo con il Gestore Servizi Energetica, società del Ministero dell’Economia, dalla durata di tre anni.

Un protocollo, questo in particolare, che prevede di sostenere la Regione Calabria nella pianificazione energetica regionale generando modelli virtuosi di economia circolare e agevolando il raggiungimento dei target di sostenibilità attraverso la diffusione delle fonti rinnovabili, dell’autoconsumo e della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico.

Le fondamenta ci sono. Serve solo attuare quello che Occhiuto ha suggerito, in modo da consentire ai cittadini calabresi di beneficiare del vantaggio di avere l’elettricità a km zero e prodotto in modo pulito. Se ciò venisse fatto, la Calabria potrebbe essere apripista per una perequazione che non è mai stata applicata. (bl)