Gli esecutivi unitari di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Calabria si sono riuniti per discutere del contratto integrativo regionale per i lavoratori forestali, siglato il 4 dicembre 2019, il cui iter non è stato concluso neanche dall’attuale Giunta regionale “per carenza di risorse finanziarie”.
Per Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil della Calabria il contratto integrativo siglato a dicembre 2019 è un punto fermo, e hanno annunciato di essere pronti «per una campagna informativa di denuncia e di proposta a tutto campo per mantenere alti l’attenzione sul rinnovo di un contratto integrativo regionale scaduto nel 2011 e sul confronto per il comparto forestale calabrese, sollecitando le istituzioni e la politica anche su un argomento che merita più responsabilità e dibattito, nuove prospettive e programmazione».
«I buoni propositi e le dichiarazioni del momento non servono – hanno proseguito Bruno Costa, Michele Sapia e Nino Merlino – anzi, a chi sarà protagonista della prossima competizione elettorale chiediamo una chiara e netta presa di posizione sul contratto integrativo forestale e sul futuro del settore forestale calabrese».
I sindacati, infatti, hanno ricordato che ben due Giunte non sono «riuscite a recepire il testo del contratto regionale forestale e concludere così un iter durato due anni e molto atteso da migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore forestale calabrese» e che, durante la trattativa contrattuale, «le parti datoriali e la politica regionale hanno comunicato alle organizzazioni sindacali le risorse economiche da impegnare per il rinnovo, risorse che scaturivano anche da una riduzione dei costi del personale forestale che sarebbe andato in quiescenza negli anni 2019 e 2020. Il testo contrattuale riconosce tutele e diritti a chi, da oltre cinquant’anni, garantisce la salvaguardia del territorio e la cura del bosco, ma – lo ricordiamo – risponde anche alle esigenze di un settore ridotto al lumicino, che necessita di un vero confronto per un immediato ricambio generazionale».
«La verità è che, purtroppo – si legge in una nota dei segretari Michele Sapia (Fai Cisl), Bruno Costa (Flai Cgil) e Nino Merlino (Uila Uil) – il settore forestale in Calabria sta morendo nel disinteresse generale della classe dirigente regionale e nazionale. Altro che tutela dell’ambiente e politiche green! La Calabria sta subendo, dal 2009 ad oggi, nelle varie manovre finanziarie, tagli e riduzioni delle risorse che Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil non accettano e l’hanno sostenuto e comunicato a istituzioni, Consiglio regionale e politica nazionale anche lo scorso anno, in occasione della manovra finanziaria. Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil regionali e territoriali saranno in prima linea per intraprendere tutte le azioni sindacali necessarie, tenendo conto dell’attuale emergenza sanitaria e nel rispetto delle norme per il contrasto alla diffusione del contagio tra i lavoratori».
«Infine – hanno aggiunto – a chi pensa di confondere le idee ai lavoratori forestali, è bene ricordare che questo sindacato unitario continuerà, come sempre, a battersi per il valore della contrattazione e del confronto, avendo come unico obiettivo la tutela del lavoro e delle competenze, insieme alla necessità di sostenere concretamente il valore del lavoro forestale che, in una terra fragile come la Calabria, sta purtroppo scomparendo».
Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil regionali, chiedono «più impegno e responsabilità rispetto alla garanzia delle retribuzioni per l’anno corrente e anni futuri per i lavoratori e lavoratrici forestali calabresi, e si rivolgono in primis all’assessore Gallo e alla giunta regionale ma anche al consiglio regionale e ai parlamentari calabresi. Ed oggi aggiungono anche il rispetto delle norme contrattuali vigenti in tema di cassa integrazione che interessano i lavoratori forestali attualmente in cassa integrazione Cisoa a causa della emergenza sanitaria in atto».
«Le dichiarazioni del momento non servono – hanno concluso i segretari – piuttosto, fanno emergere distrazioni e inutili polemiche. Servono fatti non parole per un settore che si è visto decurtare nel silenzio della politica, nella scorsa manovra finanziaria, 40 milioni di euro». (rrm)