Stasera a Gerace a Palazzo Sant’Anna la presentazione del libro La Via italiana dello Stoccafisso a cura dell’Accademia dello Stoccafisso di Calabria. Sua maestà il merluzzo atlantico, sovrano delle isole vichinghe Lofoten: la sua storia e i suoi rapporti con la dieta mediterranea dichiarata dall’UNESCO patrimonio scientifico e culturale dell’umanità.
Il libro, appena uscito per le edizioni LYRIKS, a cura dell’Accademia dello Stoccafisso di Calabria, ripercorre le circostanze storiche relative all’introduzione di “sua maestà lo stoccafisso” nel Sud Italia.
Proprio a Gerace, intorno al 1060, vi fu lo storico incontro, nella piazza del Tocco, tra i fratelli normanni Roberto d’Altavilla detto “il Guiscardo” e Ruggiero I il gran conte, nel quale fu stabilita la divisione della conquista della Calabria, prima di passare alla conquista della Sicilia.
Alla presentazione del pregevole libro interverranno alcuni dei coautori: il prof. Ludovico Montebianco Abenavoli, Università Magna Graecia di Catanzaro e Nino Cannatà, curatore del libro. Seguirà l’intervento di Francesco Maria Spanò, ambasciatore dell’Accademia italiana del Peperoncino e i saluti istituzionali di Karl Henrik Bingen, componente della Reale Ambasciata di Norvegia in Italia e di Giuseppe Pizzimenti, sindaco di Gerace.
Modera la presentazione Marisa Larosa, presidente dell’Associazione “Leggendo tra le Righe”.
La pubblicazione, che si avvale del patrocinio del Norwegian Seafood Council e del Seafood from Norway, della città Metropolitana di Reggio Calabria, della Camera di Commercio di Reggio Calabria, del FLAG dello Stretto Area Tirreno 2, del Comune di Cittanova e del Comune di Mammola, è stata realizzata grazie al sostegno di Stocco & Stocco, dell’Oleificio Fratelli Carbone, dell’Azienda Vinicola Tramontana e con il supporto de La VILLA Academy, di Cook in Med, della Nutraceutical Academy e dell’Associazione Culturale Magna Grecia, Pieve Emanuele.
Si tratta di un libro affascinante, riccamente illustrato, presentato in anteprima al festival “Tipicità” di Fermo lo scorso dicembre: nelle sue pagine, tra storia, scienza e gastronomia, si dipana la storia di un alimento che, proveniente dai gelidi mari del Nord, si è via via diffuso come cibo europeo delle classi meno agiate divenendo anche parte integrante della dieta mediterranea.
Secondo la versione fino ad oggi più accreditata, fu il veneziano Pietro Querini, in seguito al naufragio della sua nave sulle Isole Lofoten, a portare lo stoccafisso nel nostro Paese nel 1432. La ricerca che ha portato alla pubblicazione de “La via italiana dello Stoccafisso” ha offerto, pur sulla base di una documentazione fin qui frammentaria, una nuova ricostruzione. Infatti fonti relative alla I e alla II crociata narrano di impressionanti quantità di merluzzo secco stipato nelle stive delle navi che dai porti dell’Italia Meridionale partivano alla volta della Terra Santa.
Come sottolinea nell’introduzione lo chef Enzo Cannatà, il libro nasce da una “ricerca collettiva e pluridisciplinare, che stravolge la storia del lungo viaggio dello stoccafisso in Europa e in Italia, anticipandone di alcuni secoli l’arrivo e collocandone il primo approdo proprio lungo le coste tirreniche del Sud Italia, grazie a quel popolo di “barbari geniali” che furono i Normanni, discendenti dei valorosi Vichinghi, cioè gli “inventori” del metodo di conservazione del merluzzo tramite essiccazione dal quale lo stoccafisso deriva.
“La Via italiana dello Stoccafisso – scrive da storico Saverio Montebianco Abenavoli nella dotta relazione contenuta nel volume – è inequivocabilmente e con estrema chiarezza documentata dalla storia delle nostre regioni del Sud: Campania, Calabria e Sicilia. Numerosi storici e molte prove scientifiche testimoniano senza ombra di dubbio l’uso del merluzzo nell’Italia Meridionale al tempo della conquista normanna e nell’epoca di Federico II. La “carta geografica” dell’irradiazione dell’uso del “pescestocco” in Europa e nell’Italia meridionale è perfettamente sovrapponibile alla “carta storica” della conquista dei Vichinghi e dei loro discendenti, i Normanni.”
Ricorda ancora Abenavoli che, in continuità con lo stile di vita ereditato, le regioni meridionali d’Italia conquistate dai Normanni conservarono le stesse abitudini alimentari (delle quali faceva parte l’uso dello stoccafisso) anche nelle epoche angioine, aragonesi e borboniche, tanto che l’Italia Meridionale ancora oggi è la principale importatrice di stoccafisso e che tale primato è in stretto rapporto con la conquista normanna nei secoli XI e XII.
Come sottolinea Otello Fabris, autore della più importante monografia sull’argomento, “Certamente c’è moltissimo da consultare negli archivi delle regioni dei regni di Napoli e della Sicilia, alla luce delle denominazioni antiche del nostro pesce”, ma il primo passo, quello decisivo, è stato compiuto.
A chi si chiedesse com’è nato un libro così originale, risponde il curatore Nino Cannatà, regista e scenografo oltre che vice presidente dell’Accademia dello Stoccafisso di Calabria: “La via italiana dello Stoccafisso” prima ancora di diventare un libro, è “un progetto partito da lontano che ha percorso idealmente l’Europa, dalla Norvegia alla Calabria, fino al centro del Mediterraneo. L’idea, nata con la “Dichiarazione di Portonovo” (Ancona, 15 agosto 2015) e sottoscritta dalle confraternite, dalle accademie e dalle associazioni che hanno deciso di valorizzare lo stoccafisso in un’unica rete nazionale, ha preso forma ed è cresciuta anche in Calabria grazie all’omonima conferenza svoltasi il 16 giugno 2019 presso la Villa Academy di Cittanova (RC). Un’iniziativa culturale e, naturalmente, anche gastronomica, in cui lo stocco è stato riconosciuto come alimento cardine della dieta mediterranea e come fattore culturale che ha orientato l’alimentazione e la cultura alimentare già mille anni or sono”.
Grazie alla partecipazione degli illustri ospiti e qualificati relatori, sono confluiti nel volume i contributi di Saverio Montebianco Abenavoli, già Direttore emerito del’UOC di Epatologia del Policlinico Universitario di Germaneto (Catanzaro), autore di diversi saggi storici, che collega l’introduzione dello stoccafisso nel Sud Italia all’avvento dei Normanni, diretti discendenti dei Vichinghi; Otello Fabris, storico della gastronomia del Medioevo e del Rinascimento, autore della più importante ricognizione italiana sullo stoccafisso; Antonio Longo, già sindaco di Mammola (RC), autore di un recente volumetto sullo stocco mammolese; Ludovico Montebianco Abenavoli, autore di numerose ricerche scientifiche, professore di Gastroenterologia presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro; Rosario Previtera, agronomo ed esperto di sviluppo locale e delle filiere agroalimentari multiregionali, fondatore della Nutraceutical Academy. Presentazione, premessa e introduzione sono rispettivamente di Trym Eidem Gundersen, Direttore Italia del Norwegian Seafood Council, di Bruno Gambacorta, giornalista RAI, ideatore e conduttore di Eat Parade e dello chef Enzo Cannatà, Presidente dell’Accademia dello Stoccafisso di Calabria.
Trym Eidem Gundersen, ringraziando l’Accademia dello Stoccafisso di Calabria per il prezioso contributo nel custodire e diffondere la tradizione di questo prodotto nel Sud Italia, sottolinea come il suo commercio abbia dato vita a profondi legami tra il nostro Paese e la Norvegia.
Per Bruno Gambacorta, infine, il libro presenta una interessantissima visione sull’epoca e sulle modalità dell’approdo del pescestocco nella nostra penisola.
Il volume, utile strumento di conoscenza, racconta “il leggendario percorso culturale, scientifico e gastronomico del prezioso merluzzo atlantico lungo il Belpaese fin dalle incursioni normanne nel Sud Italia” e rappresenta un primo momento di confronto e di studio delle fonti più remote per recuperare e rafforzare la stretta relazione tra storia, territorio, tradizione, cultura gastronomica e dimensione identitaria di un cibo che, come pochi altri, è stato “risorsa di civiltà” e ingrediente di un’alimentazione che ha accomunato e accomuna ancora oggi molti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo.
La Via Italiana dello Stoccafisso potrebbe inoltre rappresentare un ideale volano per un nuovo turismo gastronomico, con il fil rouge tracciato e aperto dalla Calabria nei confronti dei Paesi scandinavi, aree fortemente interessate al nostro territorio. Occorrerebbe, per così dire, ‘cavalcare’ la popolarità di un alimento ritenuto tra i più salubri, piatto ‘mediterraneo’ per eccellenza e, come si è visto, anche piatto della tradizione, il cui impiego variegato in cucina e la cui promozione potrebbero essere fattori attrattivi in grado di ampliare il flusso di turisti verso la Calabria e le altre regioni del Sud Italia. (rrc)