di GIUSEPPE SPINELLI — Quanti sono i segreti del nostro territorio che aspettano solo di essere scoperti da una grande quantità di visitatori, curiosi, appassionati. Il culto della tradizione è nel DNA dei calabresi, popolo che ha accolto nei secoli altri popoli, nel segno della fraternità e del rispetto. A Brancaleone, sulla costa jonica, c’è la cosiddetta “Valle degli Armeni”. Ce la facciamo raccontare da un allievo dell’apprezzatissimo archeologo Sebastiano Stranges, Carmine Verduci, ricercatore e presidente della Pro Loco di Brancaleone. Viene fuori la narrazione di un territorio e delle sue tradizioni che affascina.
«A volte la vita – dice Carmine – ti riserva delle sorprese che quasi per caso le fai tue, il destino di ognuno di noi in certi momenti ti aspetta dietro l’angolo. Da circa nove anni sono con onore, Presidente della Proloco di Brancaleone (RC). Questa stella non ci si crede, mi accompagna da quando ero ragazzino, infatti i miei sogni non erano diventare un calciatore ma già d’allora guardavo con interesse al settore turistico come fonte di gratificazione personale e non solo. Si proprio così, lo spirito che mi avvicinava a tutto ciò era evidente, mi rendevo conto che il mio paese, la mia terra avevano grandi potenzialità ed erano solo da sviluppare.
La Proloco ha il direttivo che agisce e mi guida, non tutto è farina del mio sacco, il segreto sta in questo avere una squadra forte, così siamo in grado di raggiungere i nostri obiettivi. Ci occupiamo seguendo le linee guida: Turismo, Cultura e valorizzazione
del Territorio.
La fantastica Storia degli Armeni nasce con il mio incontro con il prof. Sebastiano Stranges al quale sono molto legato.
Nel 2012 ci incontriamo a Brancaleone Vetus, zona situata alle spalle della cittadina costiera. Siamo in provincia della città metropolitana di Reggio Calabria ai confini tra la Locride e l’area Grecanica la quale comprende anche Brancaleone, in questo Borgo antico dove i miei nonni mi portavano quand’ero bambino, e mi raccontavano le storie del luogo.
Da questo incontro con il Prof. Stranges si iniziò a parlare e lui mi chiedeva: “ma tu hai mai visto questa grotta tipica della Cappadocia dell’antico Impero Armeno con tutti i graffiti che contiene?”
Da questi piccoli confronti quasi quotidiani è nata la mia passione a interessarmi alla storia di questo popolo che ha subìto tante sofferenze e anche seguendo il prof. Stranges che già dal 1980 era in giro per la Calabria a fare delle conferenze su queste tematiche.
Da questo momento in poi per me è stato un interesse crescente a questa scoperta ancora da rivelare, fino a creare un ponte con l’Armenia al punto di essere riconosciuta come associazione attiva sul territorio dall’Ambasciata della Repubblica Armenia di Calabria e dalle altre Comunità Armene sparse in tutte le Regioni d’Italia.
Ogni anno realizziamo dal 2015 una manifestazione molto particolare che ricorda il genocidio del popolo armeno da parte della Turchia avvenuto “ufficialmente” dal 1915 al 1923. Questo viene celebrato a Brancaleone
Borgo Parco Archeologico, inserito nell’Atlante dei Beni Culturali Italiani e dove in ambito tipico accendiamo questa Fiamma della Memoria, grazie anche alla nostra amica fondatrice della Comunità Armenia di Calabria Tehmina Arshakyan. Grazie a lei questo movimento culturale inizia a farsi sentire e tante riviste Franco-Armene hanno citato la nostra opera e tanti Armeni sono venuti a visitare questa Grotta emozionandosi.
Questo luogo è rinomato non perché ne sto parlando, ma tanti storici ne hanno provato il valore.
A Venezia e in tanti altri posti d’Italia dove esistono comunità Armene, Brancaleone è stato citato come passaggio fondamentale di questo popolo tra l’IV e IX secolo D.C.
Si stabilirono tra Capo Spartivento località che si trova nel comune di Palizzi (RC) e Capo Bruzzano località situata nella zona di Africo Nuovo (RC).
Da dati storici e scoperte recenti che per vari motivi non svelo, le testimonianze, parlano di questi insediamenti che perdurarono per oltre un secolo.
E come a Brancaleone troviamo questa Grotta con Pilastro centrale, tipico delle Grotte Armene e un forno che abbiamo ritrovato qualche anno fa confermato dagli stessi visitatori Armeni arrivati dall’Italia e da tutta Europa, troviamo segni attribuiti a dei Santi molto venerati in Armenia come nella Zona di Staiti (RC) altro piccolo Borgo gioiello da visitare perché molto caratteristico, troviamo la Località San Biagio. Qui c’era una piccola chiesa altro Santo molto venerato dal popolo armeno.
Come anche a Brancaleone troviamo la Grotta dove all’interno sono presenti le Croci Graffite in stile armeno. La località San Gregorio armeno rievoca il culto anche a Napoli.
Poi troviamo un altro luogo che dista circa 6 km. da Brancaleone, si tratta di Bruzzana Antico, dove troviamo La Rocca Armenia, che era un Castello scavato nella roccia utilizzato come punto di ristoro per le truppe che provenivano dai luoghi di scontri. Alcuni documenti parlano di una battaglia con gli Arabi nel 925 D.C. in un primo momento ebbero la
meglio, ma successivamente gli Armeni riconquistarono la postazione e da lì nasce il loro insediamento chiamato successivamente La valle degli Armeni, nome utilizzato da noi come Brand a seguito delle numerose iniziative create in questa zona.
Devo segnalare anche ulteriori studi effettuati dal famoso Orlando Sculli, il quale ha censito oltre 150 Palmenti rupestri nel territorio di Ferruzzano (RC). Sono delle vasche scavate nelle pietre che servivano a pigiare il vino già presenti in epoca Ellenica e su di esse presentano delle Croci di stile armeno e nella stessa zona trovasi una chiesetta tipica.
Da ciò il mio e il nostro interesse per questo popolo che ha lasciato delle tracce indelebili su questo territorio. E ogni volta che c’è la possibilità lo omaggiamo. A questo proposito, stiamo creando una sorte di rete perché possa diventare una zona turistica per tutti».
— La tua esperienza in questo ambito ti ha dato tanta conoscenza e voglia di fare nel sviluppare un area e credere in essa. Qual è il ruolo e il messaggio ai più giovani di Kalabria Experience?
«Come hai certamente notato la “K” di Kalabria diventa fondamentale per rimarcare le nostre origini. Proviene dalla nostra antica lingua Greca marchio registrato creato proprio da noi e in essa abbiamo adottato il simbolo del Pavone che rappresenta l’Alfa e l’Omega, simbolo di Rinascita e di Luce: lo troviamo a Brancaleone.
Kalabria-Experience ha questo obiettivo, trasmettere un mondo sommerso per troppo tempo al mondo, anche attraverso un turismo di nicchia ma di elevato senso culturale.
Inizialmente è stato arduo, ma attualmente i numeri di presenze sono in aumento, purtroppo questo periodo di pandemia ha bloccato l’ascesa ma esso è servito nonostante tutto a organizzarci sfruttando e approfittando del web.
Ad esempio questo blocco ha aiutato noi alla realizzazioni di nuove collaborazioni e rapporti con altre associazioni rafforzando la rete che ci siamo prefissi di ingrandire, perché il nostro messaggio a tutti vuole essere: “Approfondire la conoscenza di questa Terra per offrirla al mondo con tutte le sue peculiarità”.
Grazie a tutto ciò tanti giovani e professionisti si stanno avvicinando a questo nostro progetto, arricchendolo di tanta esperienza e continuità.
Da queste campagne di sensibilizzazioni che Kalabria – Expirience attua, è nato un gruppo di fotografi registi che nelle loro uscite realizzano documenti visivi. Successivamente vanno inserite nelle nostre promozioni per il territorio, quindi come potete notare anche la pubblicità la produciamo in casa quasi a costo zero per il momento e che utilizziamo anche per mostre itineranti. Sono belle tutte queste produzioni, perché chi le fa vive da sempre il territorio e ne conosce il respiro.
Il bello in tutto questo è il supporto che stiamo avendo delle attività produttive della nostra zona. Questo vuol dire che siamo sulla buona strada, tutti abbiamo capito che l’unione fa la forza e noi di questo ne siamo orgogliosi.
A luglio, Coronavirus permettendo, partiremo con una bella iniziativa: Kalabria Foto Experience. I migliori scatti della nostra Regione attraverso gli occhi dei fotografi dell’Associazione, che sono veramente degli artisti.
— L’ indifferenza da parte di alcuni calabresi nei confronti della propria terra, la sete di tanti conterranei di sapere delle loro origini, le tante differenze come ricchezza non sfruttate… è possibile realizzare, a suo avviso, un punto d’incontro per unire le tante Calabrie nel mondo? L’aspetto logistico, comunicativo e l’aggregazione con le istituzioni può diventare punto di partenza?
«Certo la collaborazione e i punti di riferimento visibili fanno bene a progetti di questo tipo. Siamo un’associazione che ha sempre cercato di creare prospettive di interscambi, che ben vengano momenti di iniziative di condivisione. La politica dal punto di vista istituzionale c’è stata sempre vicina però non abbiamo mai avuto fondi perché abbiamo sempre lavorato, contando solo sulle nostre forze.
Siamo aperti ad ogni collaborazione, il lavoro è tanto da fare nella variegata diversificazione di questa terra che presenta anche tra città e città a pochi km di distanza mondi diversi.
Ecco “La Vera Grande Bellezza” che forse volutamente non si vuole scoprire». ′
Si ringraziano Rosalba Primerano Laponte, la dott.ssa Tehmina Arshakyan, la dott.ssa Giuseppina Ierace presidente della Unpli di Reggio Calabria, “Il Giardino di Morgana” e il suo Presidente dott. Domenico Guarna di Reggio Calabria.