La storia delle città è sempre affascinante, soprattutto se lo storico che s’incarica di scriverla nutre particolare amore verso il luogo di cui parla. È il caso di Franco Arillotta che di Reggio è un fedele e indomabile innamorato e che alla sua città ha dedicato moltissimi studi, convegni, presentazioni. Questo libro si discosta, però, dalla precedente produzione letteraria di Arillotta: è un “romanzo” di storia che racconta di personaggi, luoghi, dominazioni con una leggerezza e una prosa che avvincono ala stregua della migliore narrativa.
Può apparire un lavoro facile, descrivere in parole semplici, con ovvi intenti divulgativi, la nascita, la crescita, gli splendori e le disgrazie di una città che ha più o meno tremila anni di storia, ma il rischio della superficialità – quando si semplifica – è sempre in agguato. Non c’è questo pericolo nei testi del prof. Arillotta: il percorso è sì lineare e di facile lettura, ma in realtà è un intreccio di storie nella storia e di tantissime curiosità in grado di soddisfare il più pignolo lettore.
Qual è, dunque, il segreto di tanta osservazione, anche alla luce delle testimonianze della storiografia classica? L’accuratezza, in primo luogo; poi il piacere della scoperta e della riscoperta che l’autore ama condividere attraverso le sue pagine con un lettore che immagina già di per sè affascinato dalla memoria del passato. Leggere la storia di Reggio significa cercare di comprendere la storia della Calabria tutta, anche se ancora scarse appaiono le fonti cui fare riferimento, ma conoscere i miti può aiutare a meglio interpretare le vicissitudini che, epoca dopo epoca, hanno visto protagonista indomita la città. Arillotta parte, difatti, in questo primo volume dai miti e si ferma all’età bizantina, riservando ad un prossimo libro il proseguimento della storia: un percorso difficoltoso, ma non privo di sorprese. L’autore nota che manca una storia completa e articolata, dalla Preistoria ad oggi e lascia ai giovani storici il compito di riscrivere le vicende della città. Intanto, offre il suo contributo di studioso e di storico raccontando di greci e di romani. Nasce da una migrazione il mito di Reggio, fondata dai coloni greci di Kalkis e di Messena costretti (?) ad abbandonare le terre dei padri. E se fossero stati proprio gli Dei a indicare loro la via? (s)
LA SCHEDA
I GRANDI MOMENTI
DELLA STORIA DI REGGIO CALABRIA
di Francesco Arillotta
160 pagg. 18,00 euro
Kaleidon Editrice
ISBN 9788888867700
www.kaleidoneditrice.it
L’ AUTORE
Francesco Arillotta
Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista, è nato a Reggio nel 1931. È presidente dell’Associazione Nazionale Amici del Museo di Reggio Calabria e membro-deputato della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. È autore di moltissime pubblicazioni di carattere storiografico, che rappresentano un’importante guida bibliografica per chi voglia approfondire la storia della Calabria.
Le prime venti righe
Aschenez. Perché lo storiografo Giuseppe Flavio l’ebreo entra, sia pure involontariamente e in modo del tutto erroneo nella Storia di Reggio Calabria?
Perché nella sua opera più famosa, Iudaike arkaiologia (De Antiquitatibus Judaicis) nel trattare della genealogia di Noè scrive: “Da Gomer nacquero tre figli […]; da Askenez ebbero origine gli Askenazi, che ora dai Greci sono detti Regini”.
Giuseppe l’ebreo, vissuto nel primo secolo dopo Cristo (Gerusalemme 37 ca. – Roma 103 d.C.), nacque da una nobile famiglia sacerdotale giudea e ricevette un’educazione molto influenzata dalla cultura greca e latina. Nel 64 si recò a Roma e rimase impressionato dalla potenza militare e dal livello di vita dei Romani. Tornato n patria, si trovò durante la rivolta degli Ebrei contro Roma, iniziata in Giudea nel 66, e passata alla storia comePrima Guerra Giudaica, ad essere, addirittura, il comandante della guarnigione ribelle della fortezza di Jotapata, sul monte Tabor, nella Galilea Settentrionale luogo dell’ultima resistenza. Quando, nel 67, i ribelli si resero conto di non essere in grado di vincere le superiori forze romane che li assediavano, tra cui la Legio X Fretensis, decisero di suicidarsi in massa.
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