«Invece di rincorrere l’autonomia differenziata, il Governo trasferisca ai Comuni del Sud i fondi europei non spesi». È l’appello lanciato dalla rete dei sindaci del Recovery Sud che, domani, si ritroverà in Piazza a Napoli per ribadire il suo no al ddl Calderoli. Claim della manifestazione, in programma alle 11.30, Uniti e uguali. Attualmente, sono 250 le adesioni, ma per gli organizzatori «non bastano».
«Il Governo e le Regioni del Sud – ha detto l’Associazione – mettano a disposizione dei Comuni, attraverso procedure snelle e negoziate, i fondi europei di coesione che devono essere spesi entro la fine dell’anno. In questi mesi le nostre amministrazioni, pur con tante difficoltà e con scarso personale, si sono dotate di un parco progetti che solo in minima parte è stato finanziato dal Pnrr. Elaborati tecnici, relazioni e studi che puntano a riqualificare beni pubblici sottoutilizzati o a infrastrutturare aree produttive, creando nuova occupazione e aggregazione».
«Puntando, insomma – si legge nella nota – a superare i problemi cronici di spopolamento e stagnazione economica – ha che affliggono molti centri soprattutto del Mezzogiorno interno. Si dia inoltre ai municipi, ormai al collasso, la possibilità di assumere dipendenti, retribuendoli adeguatamente e dando loro stabilità, evitando la fuga verso altri enti o aziende private che garantiscono stipendi migliori. Queste sono le vere risposte che ci attendiamo per rilanciare lo sviluppo nei territori svantaggiati. E invece ci vogliono a tutti costi propinare l’autonomia differenziata, che serve solo a dividere in due l’Italia».
Questo sarà uno dei punti del documento che domani – viene spiegato – sarà presentato a Napoli nel corso dell’assemblea-manifestazione “Uniti e Uguali”, sindaci e cittadini insieme per la solidarietà nazionale, contro l’autonomia differenziata, nel 162esimo anniversario dell’Unità d’Italia (alle 11.30 a Santa Maria La Nova con corteo nel pomeriggio lungo le vie della città)».
«Il riferimento dei sindaci meridionali è alla nota della Cgia di Mestre che venerdì scorso – spiega Recovery Sud – ha quantificato in circa 30 miliardi le somme che restano ancora da spendere per i fondi di coesione 2014-2021. La maglia nera delle somme non spese è della Sicilia, che deve ancora rendicontare 1,45 miliardi neri, seguita dalla Campania che deve documentare una spesa pari a 1,27 miliardi. Fondi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Fondo Sociale Europeo, Programmi Operativi Nazionali e Programmi Operativi Regionali».
«La maggior parte dei fondi non spesi, però – si legge – è in capo ai ministeri: 15,3 miliardi di euro. Tutto questo stride clamorosamente, però, con un altro fenomeno, l’ipertrofia progettuale degli enti locali: i Comuni, infatti, in questi mesi si sono affannati a rincorrere i bandi, senza i rinforzi sperati e promessi dai governi che si sono succeduti, con tempi tagliola, investimenti di risorse per l’affidamento di incarichi e procedure ipercomplesse, e adesso si ritrovano una montagna di progetti idonei ma non finanziati».
«Quanto alle opere finanziate, invece – continua la nota dei sindaci del Sud – per realizzarle devono combattere con una burocrazia farraginosa che rallenta paurosamente tutti i cantieri, con le Soprintendenze e tutti gli altri enti che devono rilasciare permessi e autorizzazioni senza personale adeguato. Ma anziché risolvere questi problemi strutturali, anziché spingere per una ripresa del Meridione che premi la voglia di crescere di territori spesso pieni di energie e ricchi di eccellenze imprenditoriali, l’esecutivo Meloni si attarda a rincorrere i capricci della Lega, che chiede di fatto una secessione mascherata, condannando il Sud a una lunga e definitiva agonia».
Alla manifestazione ci sarà anche una rappresentanza istituzionale del Comune di Cinquefrondi, composta dal sindaco Michele Conia, dal Presidente del Consiglio Comunale Fausto Cordiano, dalle assessore Maria Annunziata D’Agostino e Giada Porretta, e dal Consigliere Comunale Giuseppe Luciano.
«L’occasione – si legge in una nota – deve compattare in un unico fronte tutte le realtà espressione delle necessità del popolo. Non esiste una battaglia persa in partenza, non esiste un disegno di legge che non si possa rivedere emendare o bocciare, ed è quest’ultima opzione che deve essere per noi fonte di speranza da alimentare con tutti gli strumenti di protesta e opposizione possibili».
Per la città di Rende, sarà presente l’assessore Fabrizio Totera.
Intanto, a margine della seduta straordinaria del consiglio comunale di Cosenza sull’autonomia differenziata, ex art. 116 comma 3 della Costituzione, è intervenuto anche l’assessore Domenico Ziccarelli nella sala delle adunanze del Consiglio Provinciale di Piazza 15 Marzo.
«Ci risiamo. Dopo tre decenni,ci risiamo. Uno Stato accentrato o decentrato? Un modello per il Nord ed uno per il Sud, passando per il Centro? Un processo virtuoso o un modo per allargare le disparità, le diversità? – ha detto Zicccarelli –. Per dare di più a chi già ha di più o sostenere una legittima aspirazione di ridisegnare uno Stato che funzioni al Nord ed al Sud ed anche al Centro? L’Italia è una nazione lunga e stretta, questo le ha conferito pregio e bellezze, migliaia di chilometri di coste marittime, ma pur sempre lunga e stretta. Il Sud è lontano dai grandi mercati, dalle industrie. Il Sud ha pochi aeroporti, una linea ferroviaria antica e dissestata, una sola autostrada da Napoli in giù».
«E le merci del Sud, pur se di qualità, costano di più – ha spiegato – perché maggiore è il costo a carico delle imprese per portare sui mercati i prodotti. E di conseguenza tutto il mercato risente di questo gap ed anche le comunità soffrono, perché il Pil è differenziato, perché gli scambi non producono occupazione, perché amministrare al Sud diventa più difficile».
«Eppure, abbiamo gli ospedali al Sud, abbiamo le scuole al sud, abbiamo cittadini al Sud che chiedono servizi. So bene cosa significa ogni giorno arrivare al Comune e soffrire per la difficoltà di attrezzarli questi servizi – ha detto ancora l’assessore – farli funzionare, renderli più equi e più diffusi. Ma, questa una delle ipocrisie secolari, al Sud siete incapaci, avete la Mafia, i servizi costano il doppio. Ipocrisia appunto».
«Perché abbiamo visto cosa succede anche al Nord quanto a sprechi, connivenze, commistioni – ha proseguito –. Però è il Sud che fa notizia. Ed è al Sud che si concentrano emergenze, disperazione, frustrazione. C’è davvero bisogno di elevare la qualità riformatrice ed è quanto mai opportuno che una Riforma parta da punti certi: il Paese deve unirsi, non dividersi e la “differenza” non risiede nell’autonomia, ma nella solidarietà e nel coraggio di approntare una grande riforma italiana, ma temo uno Stato che vuole affermare l’autonomia differenziata lasciando irrisolti questi temi». (rrm)