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I sindaci della Metrocity RC dicono no all'autonomia differenziata

I sindaci della Metrocity RC dicono no all’autonomia differenziata

È netto il “no” che i sindaci della Città Metropolitana di Reggio Calabria dicono all’autonomia differenziata. E lo hanno fatto nel corso del Consiglio metropolitano aperto ai primi cittadini, che si è aperto con un minuto di silenzio per le vittime della strage di Steccato di Cutro.

Inoltre, nel corso del Consiglio, è stato approvato un documento critico nei confronti del Ddl promosso dal Ministro Roberto Calderoli.

Il testo, passato a maggioranza con un solo voto contrario, impegna il sindaco Metropolitano «ad intraprendere ogni iniziativa per contrastare il Ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”, almeno fino a quando non siano definito il percorso istituzionale attraverso il coinvolgimento delle Città Metropolitane e il sistema delle Autonomie Locali per la corretta definizione, attraverso una fonte legislativa primaria, dei Livelli essenziali delle prestazioni su base nazionale e tenendo conto dei limiti storici delle Regioni più in difficoltà attraverso l’istituzione di un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per sostenere i territori con minore capacità fiscale pro capite, come indicato dal terzo comma dell’art. 119 della Costituzione e fino a quando non saranno ridefinite le materie oggetto di riforma, per alcune delle quali, sanità istruzione e ambiente, si ritiene necessario che rimangano nella potestà legislativa statale».

L’aula “Leonida Repaci”, inoltre, ha dato mandato al sindaco metropolitano facente funzioni di trasmettere il documento a tutte le amministrazioni comunali della Città Metropolitana affinché «si determinino in ordine al disegno di Legge Calderoli». Infine, lo stesso inquilino di Palazzo Alvaro «dovrà farsi promotore di organizzare, unitamente ai sindaci della Città Metropolitana, una manifestazione pubblica che coinvolga tutte le forze sociali, gli studenti, le associazioni rappresentanti dei Lavoratori e le categorie produttive del territorio metropolitano».

Insomma, una presa di posizione netta rappresentata, ad avvio dei lavori, dal consigliere Giuseppe Giordano, promotore del consiglio odierno: «Serve un dibattito sopra ogni valutazione politica rispetto ad una riforma che segnerà la vita del nostro Paese».

«Siamo preoccupati – ha detto – dall’accelerazione sull’iter attivato dal Consiglio dei ministri e promosso dalla Conferenza Stato-Regioni, dove quattro Regioni si sono opposte ed altre, seppur inizialmente perplesse, si sono accodate alle linee dettate dal Governo». Una riforma, secondo Giordano, che «non segue un quadro armonico e mette in discussione i principi costituzionali fondamentali dell’equità, dell’unità, dell’uguaglianza, sancendo, di fatto, il divario tra territori e favorendo quelle aree del Paese che vivono condizioni di gran lunga superiori attraverso le ulteriori risorse derivanti dal gettito fiscale. In questo modo, si rischia di spezzare il Paese».

«Ma possiamo immaginare – si è domandato retoricamente – ventuno sistemi d’istruzione diversi? Possiamo immaginare, soprattutto dopo la pandemia, una sanità differenziata? Possiamo pensare a Livelli essenziali delle prestazioni non definiti e che possono travalicare da una loro fondamentale dimensione pubblica? Qual è l’obiettivo di questa accelerazione?».

«Anci, Upi, Confindustria, sindacati – ha sottolineato Giordano – con contenuti precisi, hanno trovato lacune e falle in tutto l’articolato di questa riforma».

Il sindaco di San Ferdinando, Gianluca Gaetano, ha sostenuto come, «dietro l’intera partita ci sia una forte componente politica che caratterizza questo Governo che ha distrutto il dibattito con gli enti locali». A sostegno di questa tesi si è schierato il consigliere metropolitano Domenico Mantegna che si è detto «rammaricato per l’assenza, in aula, dei colleghi Romeo e Zampogna». «Su alcune tematiche importanti –ha affermato – non bisogna indossare alcuna maglietta se non quella dei nostri territori e dell’interesse generale. Attraverso questa riforma, infatti, si vuole aumentare ulteriormente il divario fra il Nord ed il Sud del Paese».

Il sindaco di Bagaladi, Santo Monorchio, si è, invece, detto convinto che l’Autonomia differenziata rappresenti «un tuffo indietro nella storia».

«Dovremmo essere molto preoccupati», ha aggiunto temendo che «la Calabria possa diventare una provincia del Nord Africa». «Questo avverrà – ha proseguito – con quella ricchezza che abbiamo consegnato al Nord quando ci hanno rubato in nostri figli migliori e i nostri lavoratori. Chi si nasconde in questo momento decisivo, ne dovrà rispondere alla propria coscienza perché si non si è schierato dalla parte delle comunità meridionali».

Quindi, il consigliere metropolitano Michele Conia si è detto certo che, con il Ddl Calderoli, «sia stato messo in discussione l’equilibrio costituzionale e, contemporaneamente, il principio della Repubblica una e indivisibile, promotrice di un’uguaglianza sostanziale e formale».

Riferendosi al Governatore Roberto Occhiuto, favorevole alla riforma in conferenza Stato-Regioni, ha aggiunto: «A nome di chi, Occhiuto, ha dato il suo voto favorevole? Con quale parte di popolo si è confrontato? O lo ha fatto solo per mera appartenenza politica? Sono stati svenduti i diritti del popolo calabrese».

Anche il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, ha criticato «le scelte prese dall’alto che tolgono lo spazio alla discussione».

«Quanto sta accadendo col raddoppio del termovalorizzatore, il rigassificatore ed Arrical – ha incalzato – ci ricorda che dobbiamo riconquistare lo spazio di democrazia sottratto a sindaci e alla Città Metropolitana. Bisogna aumentare i livelli di guardia, altrimenti arriverà il giorno in cui diranno che i sindaci non serviranno più».

Al dibattito si è unito il consigliere regionale Antonio Billari: «Col Ddl Calderoli si è scientemente deciso di marginalizzare il Sud. In Consiglio regionale era stato chiesto un confronto sull’Autonomia differenziata ben prima che il Governatore Occhiuto si schierasse nella conferenza Stato-Regione. Abbiamo, quindi, capito che, per interessi politici personali, il Presidente della Regione ha venduto la Calabria».

Per Adone Pistolesi, sindaco di Bagnara, «si sta parlando di secessione e ricordo quelli che consigliavano di farla non con i carri armati, ma conquistando le istituzioni dall’interno».

«Siamo nella fase in cui – ha affermato – si sta per attuare quello che, allora, era un consiglio. Con il Ddl Calderoli, infatti, si smantella il presupposto di unità d’Italia. La politica non è fare la questua al politico di turno, né tirare gli interessi per la propria persona o per il proprio gruppo».

Il consigliere comunale di Reggio Calabria, Antonino Castorina, ha criticato il Governatore Occhiuto che «avrebbe dovuto prendere parte a questo consiglio per ascoltare un territorio che ha molti problemi e che attende le deleghe necessarie per rilanciare l’agenda politica».

Secondo il consigliere metropolitano Giovanni Latella dal Meridione «deve partire l’idea di una controriforma che esalti le idee e le proposte della classe dirigente del Sud». Sanità, Istruzione, infrastrutture e sviluppo agricolo sono alcuni temi sui quali «la nostra idea di Paese deve poggiare per disegnare l’Italia dei prossimi 50 anni».

«Non può essere – ha concluso – che il Governatore Occhiuto, in maniera autonoma, approvi la riforma Calderoli».

Senza entrare nel merito della spesa storica o «delle tante riforme fatte su testa italiani», il consigliere metropolitano Giuseppe Sera si è chiesto «quale possa essere stato il compromesso tra Fdi e Lega per avere il sostegno della Regione Calabria su un provvedimento che svende, sull’altare di accordi più ampi, il destino del popolo calabrese nelle mani di chi gestisce a Roma la cosa pubblica».

Il sindaco di Cittanova, Francesco Cosentino, si è detto convinto che «chi ha firmato questi accordi ha firmato una cambiale in bianco».

«È il metodo che fa paura», ha aggiunto concludendo: «Sono preoccupato sui rischi che intaccheranno l’unità nazionale». Per il sindaco di Bovalino, Vincenzo Maesano, l’autonomia differenziata «va respinta per i danni gravi e seri che interesseranno la gestione dei servizi e delle nostre comunità».

Quindi, il consigliere metropolitano Salvatore Fuda ha sottolineato «il ruolo del Consiglio Metropolitano che ha dimostrato, ancora una volta, l’importanza di voler puntare sull’unità dei territori e degli amministratori».

«Così come accaduto per la battaglia su Arrical – ha detto – anche sul Ddl Calderoli c’è stata la massima condivisione. Ai colleghi sindaci dico di far sentire la nostra voce». (rrc)