di FRANCO BARTUCCI – Le bugie di Spirlì e Salvini sulle Terme Luigiane, potrebbe essere il titolo di un murales da realizzare sulla parete del muro di sostegno dello stabilimento “Terme Novae”, lungo la strada che porta al compendio termale, immortalato da tre mucche al pascolo sul piccolo appezzamento di terreno prospiciente l’edificio. È quanto hanno pensato i lavoratori delle Terme Luigiane, espropriati del loro diritto al lavoro.
Le bugie di Spirlì per il suo mancato impegno, promesso ai lavoratori nella prima parte della trattativa per il ritiro della concessione ai due comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese per inadempienze varie o, quanto meno, di predisporre un piano per la riapertura della stagione termale, che avrebbe consentito la ripresa delle attività lavorative e contestualmente la tutela di diritto alla salute per gli innumerevoli curanti frequentatori delle Terme Luigiane.
Le bugie di Salvini che, il 12 luglio a Cosenza, promise ai lavoratori e giornalisti, presente lo stesso presidente facente funzioni Spirlì, di studiarsi le carte per un suo adeguato e significativo intervento, senza che questo, dopo oltre un mese, sia stato manifestato, pur ritornando in questi giorni lungo la fascia tirrenica per una campagna elettorale priva di contenuti nuovi e costruttivi a vantaggio dello sviluppo della Calabria, in cui continua ad essere trascurata l’atavica vicenda delle Terme Luigiane.
L’immaginazione è quella di realizzare un murales dove riportare l’immagine di queste due figure che guardano le mucche al pascolo sul prato prospiciente lo stabilimento “Terme Novae”, dove sostano, appoggiati all’inferriata del terrazzamento, alcuni lavoratori che chiedono aiuto nel salvare il loro lavoro affidando a uno striscione un messaggio di forte richiamo: «Non possiamo continuare a subire – La magistratura intervenga» ed ancora «No alla morte delle Terme Luigiane».
In ultimo, le due immagini bucoliche del leader della Lega con la degustazione del piatto di pomodori, cipolle e origano mostrato felicemente a ferragosto in Calabria, insieme al murales dedicato al grande Pantani in quel di San Mango d’Aquino (in provincia di Catanzaro) che lo riprende accovacciato ed in posa.
Immagini emblematiche di una storia triste, dolorosa e vergognosa dei nostri tempi simbolo di un mondo ed un luogo dove tutto è in funzione di giochi d’interessi, con una politica asettica e fredda priva di amore verso gli altri in cui non esiste la tutela dei beni pubblici, come le acque termali delle sorgenti luigiane, che meritano attenzione e salvaguardia, che, al contrario, non è accaduto.
Dall’idea progettuale del murales all’analisi di una lettera del prof. Valerio Zicaro, docente di diritto amministrativo presso l’Università della Calabria, componente dell’equipe di avvocati difensori delle due amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, pubblicata da un giornale online calabrese il 9 agosto scorso, nella quale si ritorna a parlare di una “presunta querelle” tra i due Comuni, la Sateca e la Regione Calabria sulla vicenda delle Terme Luigiane, quale contributo ad una piena e corretta formazione dell’opinione pubblica ormai abbastanza informata della questione dai media.
Una lettera nella quale il prof. Zicaro parla del disastroso stato del compendio termale, su cui insistono immobili, fabbricati, spazi verdi, etc, gestito da oltre ottant’anni dalla Sateca, rilevati “faticosamente dopo un’apprensione coattiva”, dalle due amministrazioni comunali nel mese di febbraio 2021 «in uno stato di degrado tangibile e visibile – si precisa nel testo – a chiunque abbia tempo e voglia di verificare con i propri occhi».
Strutture rilevate, il cui degrado è da attribuire esclusivamente al completo disinteresse della società Sateca, che nel frattempo – si precisa – «fuori dal compendio ha costruito un nuovo stabilimento dove ha esercitato tutte le sue attività con la frequenza di centinaia di migliaia di lavoratori della società, sia dall’incalcolabile numero clienti, utenti e turisti».
Chi va oggi in visita nell’area del compendio termale, a distanza di sei mesi dal prelievo coattivo delle strutture di proprietà comunale, come lo stabilimento San Francesco e relativa corte attigua con le vasche di lavorazione dei fanghi e delle alghe, l’area delle sorgenti, il capannone attiguo detto “segheria”, i due piccoli edifici adibiti a laboratorio e deposito dei prodotti cosmetici della linea “Pura”, collocati all’ingresso della piazza con accesso alla palazzina sede amministrativa e degli uffici di accettazione delle pratiche dei curanti e relativo bar gestito da altro privato, perfettamente funzionanti ed operativi in ottimo stato fino alla chiusura della stagione termale 2020, trova un’area abbandonata al degrado ed alla solitudine assoluta.
Un discorso a parte merita il cosiddetto centro commerciale “Il Triangolo”, inaugurato negli anni Novanta in cui tutta l’area del compendio termale e del circondario erano frequentati, non solo per le attività delle cure termali, ma per tante iniziative private di commercializzazione e socializzazione, soprattutto nelle ore serali con locali come “l’Onda verde” ed altro, punto di richiamo e riferimento per tanti giovani e famiglie residenti sulla costa tirrenica. C’era vita, oltre che per le varie attività curative e di intrattenimento, come “Zolfo e Malie” sotto il cupolone del parco termale gestite dalla Sateca, soprattutto perché erano presenti interessi di altri privati attenti nel programmare investimenti finalizzati a ricavare degli utili finanziari; come pure l’Associazione Pro Loco e le stesse amministrazioni comunali che si occupavano di promuovere durante l’estate concerti e manifestazioni d’intrattenimento proprio nell’area del compendio termale facendo passare i migliori cantanti della musica italiana dell’epoca, tra i quali Fred Bongusto, Califano, Peppino Di Capri ed altri.
Gli attuali due sindaci, essendo troppo giovani, non hanno contezza e memoria di questo racconto che va, via, via scemando fino a quando gli interessi dei privati lasciano e si spostano sulla costa, dove man mano cominciano a sorgere altri punti di richiamo ed attrazione spostando così l’interesse dei giovani e delle famiglie. La stessa marina di Guardia Piemontese ha subìto, con il passare degli anni, il calo della frequentazione. Piazza Aldo Moro, così le due villette collocate tra la strada provinciale e la tratta ferroviaria erano piene di folle in movimento e si faceva a gara per trovare una panchina libera. Ne guadagnava l’Hotel Italia, collocato di fronte la stazione ferroviaria, che ogni sera promuoveva sul largo prospiciente momenti di svago e di balli. Tutto questo con il passare degli anni è andato man mano diminuendo fino a portare alla chiusura dell’Hotel Italia, simbolo di un cambiamento dei tempi e delle mode.
Mentre le strutture termali gestite dalla Sateca hanno continuato a crescere nella frequentazione dei servizi erogati attraverso i due stabilimenti San Francesco (di proprietà comunale) e “Thermae Novae” (di proprietà della Sateca) ed il Parco Acquatico “Acquaviva”, grazie ad investimenti di marketing negli ultimi anni che hanno portato ad una frequenza annuale di 22/25 mila curanti, tra i quali il 40% di provenienza extra regione e stranieri con un 60% di appartenenza calabrese. Una presenza rimasta costante fino al 2019, e rallentata nell’anno successivo per effetto della pandemia Covi-19 per rimanere bloccata e chiusa nell’anno in corso per effetto della “querelle” come definita dal prof. Zicaro.
Finanche l’Università della Calabria, con il suo dipartimento di Difesa del Suolo ha utilizzato le strutture alberghiere ed il parco acquatico di proprietà della Sateca, quale sede “location” del suo corso nazionale di “Tecniche per la difesa dell’inquinamento” svolgendovi circa le ultime trenta edizioni su 42, facendo arrivare numerosi docenti e ricercatori del settore di numerose Università italiane e di istituti di ricerca ed istituzioni pubbliche che hanno apprezzato le strutture, i servizi e l’ambiente. Oggi deturpato da questa chiusura “malvagia” per essere buoni nel concetto.
L’intervento del prof. Zicaro, nella seconda parte, tocca poi altri punti sensibili come l’avviso pubblico finalizzato alla ricerca di manifestazioni d’interesse per ottenere la sub concessione della gestione delle acque termali, della mancata pubblicazione del bando legata “alla complessità del problema e alle difficoltà di avviare le procedure”, così si puntualizza nella nota, della concessione regionale, del “giusto prezzo” e per ultimo delle “limitate risorse pubbliche idrotermali disponibili”, che meritano tutti una nota a parte di approfondimento. (fb)