;
Francesco Rao

IDEE/ Francesco Rao: la facilità del giustizialismo lede la stabilità sociale

di FRANCESCO RAO

Qualche giorno addietro ho scritto una riflessione in merito alle parole pronunciate dal senatore Nicola Morra, riferite  alla Calabria ed i Calabresi e purtroppo anche nei confronti di quanti vivono una condizione di malattia grave, visto il riferimento mosso nei confronti della defunta presidente Jole Santelli.

L’intervento del Presidente della Commissione antimafia è stata l’occasione per collocare tutti i Calabresi nel comune crogiolo della generalizzazione. A fronte di ciò bisognava stare zitti e chinare il capo? In tanti mi hanno chiesto cosa penso dell’arresto del presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Domenico Tallini. 

Come già detto, in vari sms e in alcune risposte rese sui social a seguito della riflessione #diteloaGiletti, preferisco attendere i contenuti  della sentenza emessa dai giudici senza cadere nella trappola del giustizialismo. 

Aggiungo: senza accorgerci, veniamo quotidianamente spinti ad assumere l’ufficio del giustizialista feroce, ponendoci inconsapevolmente al servizio degli utili idioti. Spesso, senza volerlo, si finisce anche per inveire su persone “accusate”ma non ancora “condannate”, rischiando anche di essere querelati. Tra l’essere “indagati” ed essere “condannati” penso ci sia una grande differenza, ma il giustizialismo corre con la forca e mai con la ragione.

Direte: Nel caso specifico ci sono le intercettazioni che inchiodano l’imputato! Rispondo: bene, confidiamo nel lavoro di quanti sono preposti per Legge ad esercitare il ruolo della Giustizia. Il cittadino non può sostituirsi al giudice senza essere tale. Si è giudice perché si ricopre un ruolo, disciplinato dalla Legge. Purtroppo, i giudici di strada avranno studiato per 1/3 di quanto abbia fatto un magistrato. Forse per tali motivi la loro sentenza è una copia conforme nel tempo?

Detto ciò, non intendo difendere nessuno, non ho la competenza. Vorrei però precisare, a scanso di equivoci, che essere accusati spesso non significa essere colpevoli. Quando i giudici si pronunceranno, non avrò paura di scrivere e dire ciò che pensò in merito.

Il senatore Morra, conosce bene questi principi normativi ma, pur di fare la parte del leone, dimentica che anche lui, come tutti noi, è chiuso nella “gabbia” delle Leggi che da una parte ci concedono moltissime libertà, e dall’altra pretendono che ognuno di noi, del principio di libertà né faccia un uso razionale, pacato e privo di speculazioni, soprattutto demagogiche. 

Spero di essere stato chiaro. Purtroppo, in molti continuano ad asserire soltanto ciò che fa loro comodo divenendo anche un pessimo esempio educativo per i giovani e rasentando la logica dell’anarchia.

Allego un piccolo schema trovato sulla rete dove è illustrato chiaramente il funzionamento delle fasi processuali. Non sono un avvocato, ne capisco ben poco di fasi processuali, ma lo schema è abbastanza chiaro e penso possa essere utile per far comprendere la differenza intercorsa tra lo status di “indagato” e lo status di “colpevole”.

Forse, trovandosi nelle vesti dell’indagato gli attuali giustizialisti potrebbero valutare meglio l’importanza di quel “garantismo” spesso messo dagli stessi sotto i piedi. (rrm)