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Il Consorzio Produttori di Patate Associati: Si indirizzi a aziende agricole e agroalimentari una parte delle risorse del Pnrr

Il Consorzio Produttori di Patate Associati: Si indirizzi a aziende agricole e agroalimentari una parte delle risorse del Pnrr

«È necessaria una visione complessiva, da parte di Regione, Governo e Unione Europea, sia di breve periodo, con strumenti atti ad indirizzare alle aziende agricole e agroalimentari una parte delle risorse del PNRR per attraversare questa fase che rischia di determinare il fallimento di tante imprese, sia di medio lungo periodo, facendo delle scelte che premino chi fa vera produzione agricola di qualità». È quanto ha chiesto il Consorzio Produttori Patate Associati.

«Occorre– si legge in una nota – che ognuno faccia la sua parte per intervenire tempestivamente sulle speculazioni e sui rincari eccessivi, per attivare misure immediate utili a iniettare liquidità nel sistema produttivo e più di prospettiva per mirare all’autonomia alimentare. Occorre sostenere la produzione agricola calabrese e italiana per consentire alle imprese di resistere alla tempesta perfetta e orientare le risorse a disposizione delle Regioni e del Governo alla produzione primaria. Occorre scongiurare, in un momento in cui si rischia che il cibo scarseggi sugli scaffali dei negozi, con i fattori della produzione molto costosi e poco disponibili, che l’agricoltura si fermi perché le imprese non possono produrre sapendo di perdere».

Il Consorzio Produttori Patate Associati, raccogliendo il sentimento di disagio e le preoccupazioni manifestate nelle ultime settimane dagli agricoltori silani, si è fatto promotore di un incontro con le organizzazioni professionali agricole, Coldiretti, Cia e Confagricoltura, con la presenza dei sindaci di Spezzano della Sila e Celico, al fine di capire quali strumenti, azioni e proposte bisogna portare sui tavoli istituzionali per affrontare la grave emergenza economica e finanziaria.

A Camigliatello Silano, in una sala gremita da oltre 100 agricoltori, dalla platea degli imprenditori sono emersi stati d’animo di apprensione e nervosismo.

I rappresentanti delle organizzazioni di categoria hanno illustrato quali sono state le azioni già avviate e che sono sul tavolo delle trattative con Governo e Regione Calabria, come ad esempio la possibilità di ristrutturazione dei debiti pregressi con periodo di preammortamento, ben spiegata dal presidente di Coldiretti, Franco Aceto, che rappresenta una prima azione concreta per diminuire in questa fase la pressione finanziaria delle imprese.

A seguire i contributi di Paola Granata per Confagricoltura e Mario Grillo per CIA, i quali hanno manifestato la propria volontà di accelerare la ricerca di soluzioni che favoriscano la tenuta del comparto agricolo.

Ma la paura di iniziare a produrre, sapendo già di perdere, è tanta. I produttori chiedono altre iniziative più incisive che risolvano un’emergenza di liquidità immediata, oltre che di garanzia della redditività aziendale, con strumenti di sostegno e sgravi sui costi che possano consentire di affrontare la prossima campagna di produzione.

Negli ultimi venti anni il settore agricolo calabrese, e in particolare quello silano, si è molto evoluto e oggi si è al passo con le migliori realtà aziendali nazionali ed europee. La Patata della Sila IGP e il Consorzio PPAS ne sono un esempio: la valorizzazione del prodotto che oggi trova collocazione in tutta la GDO italiana è stata possibile, però, solo grazie al continuo e impegnativo investimento in qualità, innovazione, organizzazione, logistica e promozione.

Le aziende agricole silane e le loro forme cooperative hanno sempre cercato di reinvestire i propri utili nelle loro imprese per incrementarle, migliorarle e renderle tali da avere un sistema organizzato che rappresenta un fiore all’occhiello dell’agricoltura italiana. Tuttavia, oggi la partita si gioca su altri piani. Si sono attraversati due anni di pandemia in cui le aziende hanno dovuto subire lockdown continui, cambiamenti dei processi aziendali e dei canali di vendita.

E nel momento in cui si accendeva qualche speranza di ripartenza, da una parte la Cina che ha comprato il 60% delle materie prime mondiali facendo schizzare i prezzi verso l’alto, dall’altra un conflitto alle porte dell’Unione Europea, ci si è invece resi conto che la ripresa economica è drammaticamente più lontana.

Gli eventi stanno determinando una situazione non affrontabile con la sola capacità imprenditoriale. Per salvaguardare l’economia agricola e agroalimentare nazionale occorre che ci sia una tutela da parte dello Stato e dell’Europa.

«La verità – continua la nota – è che con gli attuali scenari di guerra, che nessuno sa come potrebbero evolvere, essere il più possibile autonomi nella produzione di cibo è di strategica importanza per una nazione. L’auspicio è che questa consapevolezza pervada tutti i livelli istituzionali italiani, provvedendo ad adottare le misure necessarie a sostenere, nell’immediato e concretamente, il settore agricolo e agroalimentare italiano». (rcs)