di ARISTIDE BAVA – «La valorizzazione dei prodotti del territorio passa attraverso un disciplinare di produzione che ne dia il riconoscimento, in base al quale il prodotto stesso diventa riconoscibile nella sua specificità tra tanti prodotti che potrebbero apparire uguali. È così anche per la produzione del formaggio caprino d’Aspromonte». Una considerazione attenta e precisa emersa nel corso di un incontro che ha avuto luogo presso la sede del Gal Terre Locridee, a Locri, dove specialisti del settore e allevatori si sono trovati, per dare il via, nell’ambito del progetto “Terre di Calabria” (misura 19.3 del Psr Calabria 2014-2020), all’elaborazione del disciplinare di produzione, proprio del formaggio di Capra d’Aspromonte, presente anche Roberto Rubino, presidente di Anfosc (Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo).
Per l’occasione pascoli, alimentazione e trattamenti degli animali e metodi di lavorazione dei formaggi sono stati al centro dell’incontro al quale hanno partecipato il presidente del Gal Terre Locridee, Francesco Macrì, il direttore Guido Mignolli e il consulente Anfosc, Adriano Gallevi. Dall’incontro è emerso che «un prodotto è legato a un dato territorio per alcuni fattori ben precisi, individuabili, che ne esprimono la specificità e che devono essere riconosciuti dal consumatore. Fattori che fanno di un certo prodotto un prodotto “specifico” e devono essere controllabili in maniera semplice, non attraverso costi insostenibili. Si tratta, allora, di condividere con i produttori poche ma importantissime regole, quelle giuste».
Il Presidente Roberto Rubino ha spiegato, partendo dalla considerazione iniziale che «si tratta di condividere con i produttori poche ma importantissime regole, quelle giuste. Quindi, in primis, parlando di formaggi, l’alimentazione degli animali è fondamentale per un prodotto di qualità. Non esistono pascoli degradati o erbe infestanti, anzi, la diversità genera quella specificità delle molecole che il latte trasmette. In un dato territorio, a una data altezza, c’è una certa vegetazione, salendo o scendendo lo scenario cambia e cambiano anche il gusto e la qualità del prodotto finale. Quindi bisogna vedere cosa mangia l’animale e definire i limiti dell’alimentazione, ridurre o eliminare i “concentrati” dei mangimi perché aumentano la quantità ma non la qualità del latte. Mettere, infine, i produttori in condizione di fare meglio quello che già fanno, perché non si perda la qualità al latte di partenza e si ottenga così un grande formaggio».
Dal canto suo il presidente del gal, Francesco Macrì, ha affermato che «il progetto vuole accrescere il valore economico delle produzioni locali, dando risalto alle specificità legate al territorio, in un percorso globale che coinvolge storia e cultura, oltre alla qualità degli alimenti. I prodotti della Locride, per gusto e proprietà nutrizionali, hanno tutte le carte in regola per primeggiare sul mercato nazionale e internazionale, ma per fare questo è necessario darsi delle regole di riconoscibilità. I disciplinari andranno a valorizzare un paniere di prodotti d’eccellenza, individuati sul territorio del Gal Terre Locridee. Il passaggio successivo sarà mettere in rete le aziende, generare importanti sinergie e circoli virtuosi di cooperazione e sviluppo».
Dal canto suo il Direttore del Gal, Guido Mignolli ha aggiunto «il formaggio caprino è per la Locride un prodotto identitario, con gusto e aromi tipici. La capra d’Aspromonte è simbolo di energia positiva, emblema di libertà, voglia di conoscenza, amore verso la terra. Raggiunge luoghi meravigliosi e inaccessibili, negati agli altri, per viaggiare oltre. Da questo straordinario animale otteniamo un prodotto speciale, che può divenire un attrattore economico forte, capace di generare iniziative nuove, con effetto moltiplicatore sulla produttività del territorio». (ab)
In copertina, Roberto Rubino