;
Polo

Il Polo Museale della Calabria racconta l’universo dantesco con i “tesori” della Calabria

Anche il Polo Museale della Calabria, come tantissimi altri luoghi culturali, hanno festeggiato il Dantedì, la Giornata dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri, con tante iniziative culturali.

Il Polo, guidato dalla dott.ssa Antonella Cucciniello, ha voluto esplorare ed evidenziare, con i siti culturali della Calabria, le simbologie, le similitudini e i richiami esistenti con l’universo dantesco.

Chiesa di San Francesco d’Assisi di Gerace

Dante, immaginando tra i beati, gli spiriti sapienti che risplendono nel IV cielo o cielo del Sole, ricorda la figura di San Francesco d’Assisi nel XI Canto del Paradiso.

Definito il serafico in ardore, ossia ardente di carità come un serafino, e con mirabili versi ne descrive l’amore mistico con Madonna povertà, la sposa che Francesco prima di morire affiderà ai suoi discepoli.

«…privata del primo marito
millecent’anni e più disperata e scura
a costui si stette senza invito…»
(vv. 64-66)

«La loro concordia e i lor lieti sembianti
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pensier santi»
(vv.
76-78)

Quando a colui ch’a tanto ben sortillo
pacque di trarlo suso a la mercede
ch’el meritò nel suo farsi pusillo
a’ frati suoi, sì com’a giuste rede
raccomandò la donna sua più cara
e comandò che l’amassero a fede;
e del suo grembo l’anima preclara
mover si volle, tornando al suo regno,
e al suo corpo non volle altra bara.
(vv. 109-117)

La luce spirituale con cui il sommo poeta rappresenta Francesco rifulge come quella del sole che sorge nell’equinozio di primavera e con lo stesso splendore brillano i colori dei mosaici che adornano gli altari della Chiesa di Gerace a lui intitolata e dedicata al suo ordine religioso.  Tra i riquadri dell’altare maggiore che riproducono immagini realistiche della città, uno in particolare rappresenta con delicati dettagli una scena di vita quotidiana dei frati che abitavano il convento francescano.

Il Museo e Parco Archeologico Nazionale di Sibari di Cassano allo Ionio (CS)

diretto da Adele Bonofiglio, all’interno del Museo è custodito un peso ornamentale decorato con motivo a labirinto, datato IX-VIII sec. a.C.

Il reperto collega il mito del Labirinto con Arianna il cui filo della tessitura riporta Teseo alla luce e quindi all’attività femminile della tessitura. Anche nella Divina Commedia il lettore si smarrisce in una “selva oscura” e si ritrova compiendo un viaggio individuale e collettivo entro il dedalo di un labirinto: il labirinto della coscienza e del significato in cui tutto ciò che è detto rimanda ad un Altrove. Nella Divina Commedia c’è un Labirinto tracciato dall’Inferno – Purgatorio – Paradiso. È quello descritto da Ulisse.

«Nell’Inferno Dante colloca il Minotauro nel VII Cerchio dove sono puniti i violenti e lo introduce all’inizio del Canto XII. Spesso accostato al peccato della lussuria, il Minotauro è un ostacolo da superare per percorrere una nuova strada, più giusta e corretta. Il Labirinto rappresenta quindi nella sua accezione mistica, un processo di iniziazione, un rituale personale di ascesi».

Museo Archeologico Nazionale di Crotone

Nel canto XIX del Purgatorio Dante sogna una “femmina balba”, cioè una donna balbuziente, storpia che pian piano diventa sempre più bella e accattivante e si rivela al Sommo Poeta come Sirena. Subito dopo ne appare un’altra, dall’aspetto virtuoso che la contrasta, finché interviene Virgilio a squarciare le vesti della prima, facendone apparire il ventre putrido e puzzolente.

Svegliatosi spaventato, a Dante il Vate spiega che la prima delle due donne rappresenta la cupidigia dei beni materiali, la seconda simboleggia la temperanza. Significato del sogno è che l’uomo deve contrastare la cupidigia attraverso la temperanza: controllando cioè i propri istinti e desideri materiali, egli può frenare l’avidità e ogni brama smodata.

Sulle monete della città greca di Terina è  raffigurata una donna alata, da alcuni studiosi interpretata come immagine della sirena Ligea. Terina fu fondata dall’achea Kroton, dove gli unguentari in bronzo erano particolarmente diffusi: essi forniscono la migliore rappresentazione di questo ambiguo essere mostruoso!

Nei versi 19-29 del XIX Canto del Purgatorio, Dante scriveva così

“Io son”, cantava, “io son dolce serena,
che’ marinari in mezzo mar dismago;

tanto son. di piacere a sentir piena!

Io volsi Ulisse del suo cammin vago
al canto mio; e qual meco s’ausa,

rado sen parte; sì tutto l’appago!”

Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia

All’interno del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia sono custoditi alcuni reperti che rappresentano delle sirene, figure mitologiche dal corpo metà uccello e metà donna. Le Sirene compaiono nel XII libro dell’Odissea, nel quale si racconta di Ulisse che, dopo aver lasciato la maga Circe, riprende il suo viaggio.

Giunto presso un gruppo di scogli a sud della penisola di Sorrento, al largo delle Isole Sirenuse, incontra le Sirene che, con il loro canto, cercano di trattenere i naviganti. Le sirene sono note per il loro canto ammaliatore, affascinante ma molto pericoloso per i naviganti, che promette di svelare tutto ciò che accade o è accaduto sulla terra.

Il loro canto dunque si mostra come una promessa: se Ulisse si fermerà presso di loro, se ne andrà sapendo più cose; ma cedere alla tentazione della conoscenza porta a rompere i legami famigliari e a morire. Ulisse però, grazie ai consigli di Circe, riesce ad oltrepassare il pericolo. Ulisse e Dante.

L’Ulisse dantesco è simile a quello classico, dotato di insaziabile curiosità e abilità di linguaggio e compare nel XXVI canto dell’Inferno, sottoforma di fiamma. Egli racconta le peripezie del suo viaggio di ritorno da Troia e come, spinto dalla sete di conoscenza, cerca di convincere i suoi compagni a proseguire il viaggio pronunciando la famosissima frase: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti,  ma per seguir virtute e conoscenza”. Sete di conoscenza che lo porterà alla rovina.

Musei e Parco Archeologico Nazionale di Locri (Reggio Calabria)

In sintonia con il museo di Vibo Valentia che per il Dantedì  ha proposto un collegamento tra mondo antico e mondo ricordando Ulisse, il canto ammaliatore delle Sirene e il suo incontro nel XXVI Canto dell’ Inferno con Dante, il museo di Locri, con l’intento di creare un fil rouge – soprattutto in un momento così difficile per la nostra società – tra i musei calabresi e il loro ricco e sfaccettato patrimonio, ha voluto testimoniare la presenza di manufatti raffiguranti le Sirene esposti lungo il suo percorso espositivo.

Una produzione degli artigiani locresi che lavoravano ed abitavano nel quartiere di Centocamere, oggi visitabile nell’area del parco archeologico di Locri: balsamari in terracotta di diverse dimensioni, conformati a sirena caratterizzata da una lunga capigliatura a trecce e orecchini discoidali con funzione di ex voto dedicati a Persefone regina degli Inferi, agli specchi in bronzo il cui manico riproduce le fattezze di questa suggestiva figura che con il suo canto irretiva gli uomini. Produzioni che tra VI e V secolo a.C. costituiscono una delle espressioni più caratteristiche dell’artigianato locrese.

Sui canali social del museo di Locri  è stato divulgato il ricordo di Dante con il collegamento al mondo greco attraverso il manufatto scelto. 

Museo Archeologico Lametino di Lamezia Terme

Il Museo archeologico Lametino ha spostato in rete tutte le iniziative organizzate per il primo Dantedì, diviso in due giornate.

Sulla pagina Facebook del museo l’appuntamento si è tenuto martedì 24 marzo il pre-evento Aspettando il #Dantedì, durante il quale Laura Montuoro, socio della Società Dante Alighieri – Comitato locale Soverato, citando alcune terzine del XV Canto del “Paradiso”, ha invitato i followers a partecipare attivamente alle celebrazioni.

Per l’appuntamento nazionale fissato dal MiBACT per le ore 12.00 di mercoledì 25, il Museo ha, invece, organizzato l’iniziativa #IoleggoDante, ma in calabrese

Si è svolta, anche, una lettura in streaming a cura di Domenico Benedetto D’Agostino, curatore del Progetto PoesiaInCostruzione, di alcune terzine del XXVI Canto dell’Inferno tratte da ‘U Mpiernu, ‘U Prigatoriu, ‘U Paravisu di Salvatore Scervini (Acri 1847-1925).

Si è trattato della trasposizione in calabrese dell’opera dantesca, seconda traduzione integrale in Italia e prima nel Meridione, considerata una delle versioni più riuscite per completezza, qualità letteraria, lingua e stile. Hanno completato il programma numerosi post con approfondimenti e curiosità, tra cui: un’esposizione inedita sulla nostra bacheca virtuale di un’edizione unica al mondo della Divina Commedia (ed. Manzani, Firenze 1595), messa a disposizione da Giovanna Adamo, presidente dell’Associazione artistico-culturale “Arte & Antichità Passato Prossimo” di Lamezia Terme; un omaggio da parte dell’illustratrice lametina Felicia Villella; la partecipazione al flash mob della “Società Dante Alighieri” con l’intervento di Samuele Anastasio, speaker di Radio Soveria, che aprendo la finestra della sua casa ha declamato le due terzine del canto dantesco in cui Paolo e Francesca dimostrano che l’amore vince tutto. L’iniziativa è stata curata della dottoressa Rosanna Calabrese, funzionario archeologo del Polo museale della Calabria.

Museo Archeologico di Metauros di Gioia Tauro (Reggio Calabria)

All’interno del Museo Archeologico Nazionale di Mètauros sono custoditi moltissimi reperti provenienti dai corredi tombali della necropoli ritrovata in contrada Due Pompe – fase magnogreca della città – 

I corredi tombali esposti a Mètauros rappresentano le suggestioni legate alla cultura dell’oltretomba e agli usi della deposizione che attraverso il corredo dava forma all’immateriale legame tra la vita terrena del deposto e la sua vita nell’aldilà.

Collegamento culturale diviene Caronte e la sua figura di traghettatore delle anime nel loro percorso di vita ultraterrena attraverso la presentazione di due litografie di Gustave Dorè, Divina Commedia illustrata dell’Ottocento (Gustave Dorè, Divina Commedia Illustrata 1861) che rappresentano l’incontro di Dante e Virgilio nell’oltretomba con Caronte; correlazione con le collezioni esposte nel Museo – i corredi funebri – legati alla cultura della deposizione e dell’oltretomba.

Di particolar pregio, l’iniziativa #ioleggoDante un tag sul fumetto di Mètauros realizzato da Federico Manzone (nato nell’ambito dell’iniziativa Fumetti nei Musei 2020) che è stato reso visibile on-line per la giornata del 25 marzo su issuu.com/coconinopress.

Lo storyboard realizzato dal fumettista ha ripreso le figure mitologiche e legate all’oltretomba in virtù delle collezioni che denotano il museo come “museo delle necropoli”.

Inoltre grazie alla collaborazione dell’architetto e scenografo Lorenzo Pio Massimo Martino è stato pubblicato il video L’incontro infernale tra il Sommo e il traghettatore delle anime perdute (Commedia narrata a cura di Lorenzo Pio Massimo Martino).

Museo e Parco Archeologico Nazionale di Scolacium di Roccelletta di Borgia (Catanzaro)

Il Museo e parco archeologico nazionale di Scolacium ha celebrato Dante Alighieri nella giornata a lui dedicata con un contributo sui suoi canali social  basato sul pensiero trinitario di Gioacchino da Fiore nella Divina Commedia, con radici lontane in Cassiodoro, nativo di Scolacium.

La Commedia ha uno schema triadico, secondo le tre età del padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Anche Cassiodoro trova nei Salmi la dottrina della Trinità. Troviamo dunque una linea di pensiero che attraversa i secoli e supera le distanze spaziali. (rrm)