Antonio Iaconianni, dirigente scolastico del Liceo Classico “B. Telesio” di Cosenza, ha scritto una lettera al presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, chiedendo di continuare con la didattica a distanza «per evitare di ripiombare nel caos».
«Oggi, più che mai – si legge nella lettera – occorre senso di responsabilità da parte di tutti e la grave situazione sanitaria impone scelte coraggiose nell’interesse della tutela della salute della comunità all’interno della quale viviamo. Circa la prevenzione di un virus non possono farsi battaglie politiche e non possono inscenarsi scontri ideologici: la tutela della salute pubblica è una priorità, senza questo presupposto non può esserci crescita economica e sociale, non può esserci istruzione, non può esserci formazione. Noi tutti che viviamo quotidianamente il mondo della scuola, siamo per una didattica in presenza, su questo è bene essere chiari, ma ad oggi, purtroppo, non ci sono le condizioni per una ripartenza in sicurezza e Le assicuro che dopo poco si ricadrebbe nel caos che abbiamo vissuto a livello nazionale e locale ad ottobre».
«La mia esperienza – continua la lettera – dice che è già difficile gestire ed organizzare al meglio un’istituzione scolastica senza studenti: ad oggi nella scuola che dirigo abbiamo casi, diretti o indiretti, che impongono quarantene e quant’altro con il rischio di dover bloccare l’attività amministrativa e non solo della scuola. Enormi sono, quindi, le difficoltà nell’organizzazione di una scuola in condizioni simili anche in ordine ad adempimenti ordinari e con alunni in dad, si figuri con gli alunni in presenza. E poi, per una volta, si dia ascolto a chi la scuola la vive ogni giorno: i dirigenti, i docenti, il personale Ata, ma soprattutto gli studenti e le loro famiglie. Mi creda, la maggior parte, vivono questo momento con senso di responsabilità ed esprimono tutta la loro contrarietà ad un rientro in presenza».
«Siamo tutti concordi che – ha continuato il dirigente Iaconianni – con una seria e severa gestione di una scuola, l’elevato rischio della trasmissione del virus sia fuori dagli edifici scolastici (mobilità, ecc.), ma mi chiedo e chiedo a Lei, quale qualità / tipologia di didattica avremo con classi al 50 % ovvero a 75 % ? Ed inoltre, quale qualità nell’azione didattica avremo se saremo costretti a registrare (come del resto è stato ad ottobre) quarantene di intere classi, o di singoli o gruppi di studenti, docenti, ata, senza poi tener conto dei pericoli e della mortalità che non accenna a diminuire e con un vaccino che ad oggi è stato somministrato nel nostro Paese a poche persone (tra prima e seconda dose). Su 60milioni di italiani vedo il cammino un po’ in salita… Credo, quindi, che sia più prudente e (paradossalmente) più produttivo continuare in DaD e organizzarci in piani di recupero ‘verticale’ tali da colmare, in ordine ad un rientro in sicurezza, il gap registrato dalla primaria alle superiori dal 2019/20 e 20/21».
«La DaD – ha concluso il dirigente nella lettera – non è il male assoluto, l’unico male oggi è questo terribile virus, ed anzi la didattica a distanza è stata ed è un’opportunità anche per modernizzare la scuola, per avvicinarla un po’ al mondo dei giovani che vivono di tecnologie e di modernità, è l’obbligo di parlare, per una volta, la loro stessa lingua. È bene dirlo: senza la didattica a distanza, senza le nuove tecnologie a servizio dell’insegnamento, avremmo avuto il più grande lockdown dei saperi e dell’istruzione della storia. È grazie alla didattica a distanza, alla maturità dei nostri studenti, alla collaborazione delle famiglie, al grande lavoro dei nostri docenti, se siamo riusciti a mantenere il filo del discorso con i nostri studenti ed a dare un contributo determinante al contenimento dei contagi». (rcs)