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IL RICORDO / Franco Cimino: Otello Profazio, il rivoluzionario che canta l'amore

IL RICORDO / Santo Gioffrè: A un anno dalla morte di Otello Profazio

di SANTO GIOFFRÈOtello Profazio fu uno Spirito Libero, cantore della sapienza popolare mai inficiata da qualunquismo o da credulonerie ciarlatane. Nelle sue ballate, l’ansia di in Popolo comunque proiettato al riscatto sociale. Egli fu un solitario Socialista libertario, figlio di quella formazione politica che aborriva totalmente il fascismo e il leghismo.

Avevo conosciuto Otello 26 anni fa, nell’aula magna dell’Università di Siena mentre, con i suoi stornelli, incantava l’auditorium composto dalla migliore intellighenzia snob della Sinistra Toscana. Da subito, c’intendemmo. Tutti e due eravamo preda di epidermite reattiva verso quel mondo. Fummo amici, spontanei e sempre critici. L’ho accompagnato in tutta la sua lucida vecchiaia. Mi raccontò della sua vita, i viaggi, la gente incontrata all’estero, il suo amore per la chitarra alla quale dava vita sol perchè della sua vita faceva parte.

Osservava la realtà attraveso i silenzi e le pause stampate nello sguardo degli uomini normali, come pittore di nature vive, e, poi, ne traeva testi, sonorità e ballate che trasformava in forza dirompente in ogni palco. Mi diceva: «come tu fai partorire e dai vita, io, osservando le molteplici realtà in cui viviamo, voglio far partorire, attraverso la riflessione di chi mi ascolta, la voglia di riscatto, anche in chi ha difficoltà alla presa di coscienza…».

Molto riservato, non approfittò mai delle numerose ed importanti amicizie cui godeva. Mi parlava di tutti i grandi artisti incontrati, soprattutto di Gaber e De Andrè. Mi raccontò di quando, per la prima volta, si vide tanti soldi in tasca. Glieli aveva dati il produttore perché aveva composto la colonna sonora del bellissimo film “l’Amante di Gramigna”. E, poiché stava in un katoio, si comprò una casa a Roma. Mi diceva: «Io non sono Comunista come te. Sono stato sempre un socialista libertario, ma pure gli Anarchici, come De Andrè, mi piacciono molto e mi piace, sempre, ascoltarvi».

Da Assessore Provinciale alla Cultura, un giorno venne a trovarmi e mi propose un tour, nella Provincia di Reggio Calabria, dei maggiori Cantautori di musica etnica e popolare dell’Italia meridionale. Gli dissi che aveva carta bianca. Vennero tutti e fu un successo incredibile. Quando presentò la nota spese per il rimborso, mi accorsi che era meno del badget che il mio Assessorato gli aveva deliberato. Gli chiesi… Mi rispose che si erano arrangiati col vitto e l’alloggio per tutto il tour, facendomi perdere la faccia per lo scorno visto il calibro dei partecipanti, come Rosa Balistreri. Ma Otello era così. Memorabile fu un dibattito organizzato dal Teatro dei Semplici, a Gallina, nel 2009. Si dilettava, in relazione alla fiction tratta dal mio romanzo, Artemisia Sanchez, da poco andata in onda, a dirmi del Filo di Seta, la sua bellissima ballata, e quando si ruppe tra Don Angelo e Artemisia… Andavo a trovarlo a Pellaro, perché l’unica cosa che voleva, era il mio olio e lui mi compariva con un gran cappellaccio australiano. Stavano giornate intere assieme. L’ho visto prima che stesse male e mi sorrise, in quella stanza-cucina in disordine.

Mondi belli che vanno via. Ma Tu, carissimo amico mio, se pur riservato, hai dato, alla Calabria e all’Italia, la parola giusta perché, se qui si campa d’aria, negli Spiriti Liberi alberga, sembra, la fame del riscatto e della Rivolta, persino contro gli ignoranti. Ciao Otello.