di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria si rischia di perdere 626 milioni di euro per i progetti del Pnrr. È quanto emerso dal rapporto di Bankitalia sull’Economia della Calabria, in particolare nel paragrafo dedicato proprio alle risorse dei fondi europei e del Pnc – Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr. La perdita dei fondi sarebbe causata da una proposta di modifica del Pnrr presentata dal Governo lo scorso agosto, «per tenere conto sia del mutato contesto geopolitico, a cui sono connessi alcuni fattori di ostacolo alla realizzazione delle opere (come ad esempio l’aumento dei costi), sia delle criticità emerse durante la prima fase di attuazione». E, da qui, l’ipotesi di eliminare alcune misure la cui attuazione per tenere conto sia del mutato contesto geopolitico, a cui sono connessi alcuni fattori di ostacolo alla realizzazione delle opere (come ad esempio l’aumento dei costi), sia delle criticità emerse durante la prima fase di attuazione.
Nel paragrafo, infatti, viene ricordato che alla data del «10 ottobre risultavano assegnati 5,6 miliardi di euro a soggetti attuatori pubblici per progetti da realizzare sul territorio calabrese, pari a 3.044 euro per abitante (tav. a2.1). Tali fondi risultavano concentrati soprattutto negli interventi associati alle missioni dedicate alla “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” e “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, che assorbono circa il 45 per cento delle risorse allocate. Per il 33 per cento dei fondi assegnati, la responsabilità di gestione fa capo a operatori nazionali (enti pubblici e società partecipate); tra le amministrazioni locali il ruolo di maggiore rilievo spetta ai Comuni, competenti per il 28 per cento degli importi».
«Con riguardo ai progetti del solo Pnrrper interventi da realizzare in Calabria – viene rilevato nel rapporto – a giugno 20232 i soggetti attuatori pubblici avevano bandito procedure per un importo stimato di 1,7 miliardi, pari a circa il 40 per cento del valore dei progetti che necessitano di una gara. In particolare, la percentuale di gare avviate per gli interventi relativi a “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e “Inclusione e coesione” risultava più elevata, a fronte di un minor grado di avanzamento degli interventi rivolti a “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” e “Salute”».
Ma non sono solo i fondi del Pnrr a preoccupare.
«Nella prima parte del 2023 la crescita dell’economia calabrese ha perso vigore, proseguendo nella tendenza che si era già manifestata a partire da metà dello scorso anno», ha rilevato Bankitalia, aggiungendo come «in base all’indicatore Iter elaborato dalla Banca d’Italia nel primo semestre l’attività economica in regione è aumentata dell’1,1 per cento, in linea con quanto osservato nel resto del Paese».
Per quanto riguarda le imprese, infatti, in un sondaggio condotto tra settembre e ottobre, «il fatturato delle imprese calabresi nei primi nove mesi dell’anno ha registrato in media un moderato incremento, ancora sostenuto dall’aumento dei prezzi di vendita. La situazione reddituale è migliorata, beneficiando anche della riduzione dei prezzi dei beni energetici, mentre gli investimenti sono rimasti su livelli contenuti, risentendo probabilmente del clima di incertezza sull’evoluzione del quadro macroeconomico e dell’innalzamento del costo del credito».
«A livello settoriale – si legge – il rallentamento ha riguardato maggiormente l’industria in senso stretto. Le costruzioni sono state ancora in parte sospinte dal completamento degli interventi di riqualificazione edilizia stimolati dal Superbonus, mentre in prospettiva potrebbe incidere di più il contributo dei lavori pubblici finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che è stato finora inferiore alle attese degli operatori. Nel terziario la congiuntura è rimasta positiva, pur risentendo della frenata delle vendite nel commercio e della debole crescita delle presenze turistiche».
«Tra i settori di specializzazione, la crescita è stata più accentuata nell’industria alimentare, che ha tratto vantaggio anche dal sostegno della domanda estera; le attività connesse all’edilizia hanno invece mostrato una dinamica peggiore», mentre il settore delle costruzione «sono emersi segnali di attenuazione della fase di espansione registrata nell’ultimo biennio. Nel primo semestre dell’anno, le ore lavorate denunciate alle Casse edili presenti in regione sono diminuite del 6 per cento, dopo il forte incremento avvenuto nello stesso periodo del 2022 (81 per cento)».
«Considerando le aziende con almeno 10 addetti, sulla base del sondaggio della Banca d’Italia condotto tra settembre e ottobre, poco meno di due terzi delle imprese si attende comunque un aumento del valore della produzione nel 2023, mentre il 14 per cento ne prevede un calo», continua il rapporto, evidenziando come invece il comparto residenziale ha registrato un andamento «ancora vivace» che ha tratto vantaggio dal completamento dei lavori stimolati dalle agevolazioni fiscali introdotte dal decreto rilancio.
Secondo i dati del monitoraggio congiunto di Enea e Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, in Calabria gli interventi riferiti al “Superbonus” al 30 settembre 2023 erano 13.783, per un importo complessivo di 2,7 miliardi di euro, ancora in aumento di oltre un quarto rispetto a fine 2022; i lavori risultavano conclusi all’81 per cento.
Il settore terziario, invece, «ha continuato a crescere, pur mostrando segnali di rallentamento. Secondo i risultati del sondaggio Sondtel su un campione di imprese dei servizi privati non finanziari, la quota di aziende con fatturato nominale in crescita nei primi nove mesi dell’anno è stata pari al 46 per cento, quella delle aziende con fatturato in calo al 15 per cento».
Nel commercio al dettaglio non alimentare, tale saldo scende però al 4 per cento. All’interno di quest’ultimo comparto, segnali più favorevoli provengono dal segmento degli autoveicoli: secondo i dati diffusi dall’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (ANFIA), le immatricolazioni sono tornate a crescere, dopo il forte calo dell’anno scorso dovuto anche alle difficoltà di approvvigionamento delle aziende produttrici, sebbene in misura inferiore rispetto al resto del Paese (9,5 contro 20,6 per cento).
Turismo. Dopo il sensibile recupero dello scorso biennio seguito allo shock pandemico, la crescita dei flussi turistici in regione si è fortemente attenuata. Secondo le informazioni provvisorie sui primi otto mesi del 2023 fornite dall’Osservatorio sul turismo della Regione Calabria, le presenze nelle strutture ricettive in regione sono salite solo del 2 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2022 (tav. a2.3). In particolare, i turisti stranieri sono aumentati del 18 per cento, mentre quelli domestici sono lievemente diminuiti. I pernottamenti risultano ancora inferiori di circa il 20 per cento rispetto al 2019 (37 per la componente straniera).
Per quanto riguarda il settore dei trasporti, i passeggeri transitati per gli aeroporti regionali nei primi 8 mesi dell’anno sono cresciuti del 17 per cento, tornando sostanzialmente sui livelli pre-pandemia. In particolare, i voli sono aumentati in linea con i maggiori flussi di stranieri e con la ripresa degli spostamenti dei residenti in regione.
Segnali importanti arrivano dal porto di Gioia Tauro, in cui è continuata la fase di crescita in atto dalla seconda metà del 2019. La movimentazione di container nei primi nove mesi dell’anno è salita del 2,1 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso (era cresciuta di oltre il 7 per cento nel 2022).
Dopo la ripresa del biennio precedente, nella prima parte del 2023 l’occupazione ha iniziato a mostrare segnali di rallentamento. Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel primo semestre dell’anno in corso il numero degli occupati in regione è cresciuto dello 0,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022 (fig. 3.1.a e tav. a3.1), un aumento molto più contenuto di quello registrato nel Mezzogiorno e in Italia (rispettivamente 2,4 e 2,0 per cento).
Nella media dei primi sei mesi del 2023, il tasso di occupazione ha raggiunto il 43,5 per cento (5 decimi in più rispetto allo stesso periodo del 2022), sospinto anche dalla continua riduzione della popolazione in età da lavoro (15-64 anni) che, tra gennaio e giugno, è diminuita di circa lo 0,6 per cento; il divario del tasso di occupazione regionale dalla media nazionale si è tuttavia ampliato di quasi un punto percentuale. Anche il tasso di disoccupazione è tornato ad aumentare, raggiungendo il 16,8 per cento (14,6 nello stesso periodo del 2022). L’incremento è stato alimentato da una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, con la conseguente crescita del tasso di attività di quasi due punti, al 52,4 per cento.
L’incremento tendenziale dell’occupazione ha riguardato esclusivamente gli uomini mentre il numero delle lavoratrici è leggermente diminuito, anche se − grazie alla crescita registrata nel biennio precedente − resta complessivamente superiore a quello del primo semestre 2019 – si legge nel rapporto –; il divario di genere nel tasso di occupazione è comunque tornato ad ampliarsi, arrivando a 24,9 punti percentuali (era 22,8 nello stesso periodo dell’anno precedente). Tra i settori, i servizi hanno fornito un contributo positivo alla crescita, a fronte di una sostanziale stabilità degli occupati nelle costruzioni; il numero di lavoratori è risultato in calo nell’agricoltura e, in minor misura, nell’industria.
L’aumento dell’occupazione è stato alimentato in particolare dal lavoro autonomo: nel primo semestre 2023 il numero dei lavoratori indipendenti calabresi è infatti cresciuto di quasi il 7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (fig. 3.1.b) pur rimanendo al di sotto dei livelli pre-pandemia. Il lavoro alle dipendenze, invece, dopo l’espansione che ha caratterizzato gli ultimi due anni, ha fatto registrare una lieve riduzione (-0,9 per cento).
I consumi delle famiglie calabresi hanno risentito del forte calo del potere di acquisto, accompagnato da un deterioramento del clima di fiducia. L’inflazione, dopo aver raggiunto un picco a fine 2022, ha iniziato gradualmente a ridursi nei primi mesi dell’anno in corso, pur restando ancora su livelli elevati. Le famiglie in difficoltà economica hanno continuato a beneficiare di misure straordinarie volte a limitare l’impatto dei rincari dei prezzi di energia e gas. Al contempo, a seguito delle recenti modifiche normative, ha iniziato a ridursi la quota di famiglie beneficiarie del Reddito di cittadinanza, che sarà totalmente sostituito a partire dagli inizi del 2024 dall’Assegno di inclusione, destinato a una platea più ristretta di nuclei familiari.
La crescita dei prestiti bancari alla clientela privata si è indebolita, riflettendo principalmente il calo della domanda connesso con il rialzo dei tassi. La dinamica dei prestiti è risultata peggiore per le imprese, soprattutto per quelle di minore dimensione; per le famiglie il ricorso al credito al consumo è rimasto sostenuto, mentre le nuove erogazioni di mutui residenziali sono scese. Nonostante il peggioramento congiunturale, il tasso di deterioramento del credito si è mantenuto contenuto. I depositi bancari delle famiglie e delle imprese si sono lievemente ridotti, anche in conseguenza della ricomposizione del risparmio verso strumenti con rendimenti più elevati. (ams)