di GIACINTO NANCI – L’Inps, da ormai 4 anni, perpetua il commissariamento della Calabria (e solo la Calabria) per quanto riguarda la concessione della invalidità civile. A partire dal 2017 un decreto firmato dall’Inps e dall’allora commissario al piano di rientro sanitario calabrese Scura, ha esautorato le commissioni Asp per la concessione della invalidità civile e le ha sostituite con quelle direttamente gestite dall’Inps.
L’allora presidente dell’Inps Boeri ha giustificato il tutto dicendo che in Calabria vi era un numero di invalidi civili al di sopra della media nazionale, che molti erano falsi invalidi e che le commissioni invalidi civili delle Asp calabresi avevano svolto male il loro lavoro. Il risultato di questa operazione doveva essere una netta diminuzione del numero degli invalidi civili calabresi. E invece è accaduto l’esatto opposto, nel 2020 (dati del 16° Rapporto Sanità Crea depositato in Parlamento) in Calabria gli invalidi civili sono nettamente aumentati (la Calabria è stata la regione con l’incremento percentuale maggiore) rispetto al 2016, ultimo anno in cui hanno operato le commissioni delle Asp calabresi.
Tutti dovremmo chiederci, in testa l’ex presidente Inps Boeri ma anche l’attuale Tridico, che tra l’altro è anche calabrese, come mai è avvenuto l’esatto contrario di quanto preventivato da Boeri e dal commissario Scura. È avvenuta una cosa normalissima perché, come doveva sapere l’ex presidente Boeri e a maggior ragione, perché calabrese, l’attuale presidente Tritico, in Calabria già nel 2017 vi erano tra i suoi circa due milioni di abitanti ben 287.000 malati cronici in più e 50.000 in più con comorbilità che in altri due milioni di altri italiani.
La comorbilità è quando in una persona ci sono contemporaneamente più malattie croniche, che è la condizione per essere riconosciuti invalidi civili. Quanto appena detto è certificato tra gli altri, ed è per questo che tutti dovevano esserne a conoscenza, da un decreto (vidimato sia dal Ministero dell’Economia che da quello della Salute) dell’allora commissario al piano di rientro sanitario calabrese Scura.
Il decreto è il n. 103 del lontano 30/09/2015 che a pag. 33 dell’allegato n.1 recita “Si sottolineano valori di prevalenza più elevati (almeno il 10%) rispetto al resto del paese per diverse patologie…”. Visto che l’allegato è dotato di specifiche tabelle abbiamo potuto calcolare che la maggiore prevalenza di patologie croniche in Calabria è del 14.5% che corrisponde a 287.000 malati cronici in più. Inoltre, sempre nell’allegato n.1, la tabella delle comorbilità ci dice che in Italia su 1000 abitanti le persone che hanno contemporaneamente almeno tre patologie croniche sono 129, in Calabria sono invece 153 che corrisponde a 50.000 persone in più con comorbilità.
Ma vi è un’altra condizione che giustifica oggi e giustificava anche nel 2017 la maggiore presenza di invalidi civili in Calabria, ed è il fatto che essendo la Calabria la regione economicamente più disastrata, non solo d’Italia, ma di tutta l’Europa, qui ci sono molti più nullatenenti che non nelle altre regioni. La nullatenenza è, guarda caso, la seconda condizione per avere erogata la pensione di invalidità civile perché questa è cumulabile (non lo è soltanto l’invalidità con accompagnatore) con altri redditi, per cui chi ha altri redditi anche se viene riconosciuto invalido la pensione non gli viene erogata.
In Calabria dove ci sono più malati cronici, più malati con comorbilità e più nullatenenti quindi non era strano già nel 2017 ne lo è adesso che ci siano più invalidi civili. In Lombardia dove i nullatenenti sono pochi anche chi ha le patologie per essere dichiarato invalido non fa domanda perché tanto non gli verrebbe erogata seppur riconosciuta, ed è anche per questo che in Lombardia ci sono meno invalidi che in Calabria. Ma perché dal 2016 ad oggi gli invalidi sono aumentati, visto che li hanno dovuti riconoscere direttamente perfino le agguerrite commissioni commissariali Inps e per cui non sono “falsi”?.
È avvenuta anche qui una cosa normalissima, perché a causa dei tagli alla sanità fatti dal piano di rientro sanitario calabrese i molti malati cronici non si sono potuti curare e il malato cronico che non si cura poi peggiora si complica con le comorbilità e diventa invalido. Il tutto perché anche l’imposizione del commissariamento del piano di rientro sanitario calabrese è partito sbagliato fin dall’inizio (2009) facendo un puro calcolo economico senza tenere presente la maggiore numerosità delle malattie croniche in Calabria.
Infatti, la Calabria nonostante la presenza di maggiori malattie è la regione che ha ricevuto e riceve tutt’ora per la sua sanità il finanziamento pro capite più basso, ed è anche per questo che dopo i tagli di 11 anni di piano di rientro il presunto deficit (dove ci sono più malati ci vorrebbero più fondi non meno fondi) invece di diminuire è aumentato, cosi come i malati cronici, le comorbilità e le spese sanitarie fuori regione che sono triplicate.
Che fare allora: 1) chiudere con tutti i commissariamenti (regione, le cinque Asp calabresi, i quattro maggiori ospedali regionali e INPS) che non hanno funzionato, 2) Finanziare le sanità regionali in base alla numerosità delle malattie e non su quello demografico di adesso che da più fondi dove ci sono meno malattie (nord) e meno fondi dove ce ne sono di più(Calabria), 3) Azzerare il presunto deficit sanitario calabrese perché generato da assunti errati ed effetti disastrosi non solo sulla salute dei calabresi ma anche sulla sua economia perché i calabresi sono, sempre a causa del piano di rientro, i più tassati d’Italia e con un debito che stiamo pagando con interessi quasi usurai al Governo e 4) Pretendere la restituzione dei soldi “estorti” dall’Inps alla Calabria, infatti essa ha preteso dalla Calabria il pagamento di ben 40 euro per ogni verbale di invalidità redatto dalle sue commissioni nonostante che, non riuscendo l’Inps a formare le commissioni, ha utilizzato ad integrazione delle stesse personale medico e impiegatizio della regione Calabria (lo stesso personale che è stato esautorato dal decreto di commissariamento) per un ammontare di parecchi milioni di euro per anno.
Allora, sig. neogovernatore Occhiuto, non è più possibile che nei confronti della Calabria si continuino a perpetrare le ingiustizie e i danni degli innumerevoli commissariamenti. Lei stesso in una intervista ha stigmatizzato i danni del piano di rientro e del commissariamento, ma allora perché ha preteso di essere nominato dal Governo commissario al piano di rientro?. Le ricordo che lei è il quinto commissario e di norma i commissariamenti dovrebbero durare pochissimo e risolvere i problemi per cui sono nominati. Per difendere i malati calabresi, gli invalidi calabresi e la economia calabrese tutta dovrebbe battersi per i punti 1,2,3,4 sopracitati. Da commissario potrebbe essere destinato a fallire come gli altri e fare ulteriori danni ai malati calabresi per i motivi sopra esposti. (gn)