PUR CONOSCENDO CON LARGO ANTICIPO LE SCADENZE, SI ASPETTA L'ULTIMO MINUTO PER LE NUOVE NOMINE;
I ritardi nelle infrastrutture a cause delle mancate nomine delle commissioni VIA e VAS

INFRASTRUTTURE SÌ, MA RITARDI INFINITI
ASPETTANDO LE COMMISSIONI DI VIA E VAS

di ERCOLE INCALZA – La data dell’evento legato al Giubileo si conosceva da ben 25 (venticinque) anni eppure ci si è ridotti all’ultimo anno per dare inizio ad alcuni interventi; allo stato delle opere programmate sono in fase di realizzazione solo il 30% e di questo 30% l’avanzamento accettabile dei lavori, ad otto mesi dall’avvio delle attività del Giubileo, riguarda solo un 27%.

In realtà per il Giubileo si ripete una vera tradizione storica: si prevedono tante opere, se ne annunciano tante e alla fine non se ne fa nessuna o pochissime. I pellegrini saranno tanti, saranno accolti male e i cittadini romani soffriranno, per un arco temporale di due anni (un anno è infatti quello che precede l’evento perché si cerca di realizzare alcune opere); ripeto trattasi ormai di una abitudine consolidata.

Invece da anni sapevamo che il 24 maggio 2024 sarebbe scaduta la Commissione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica preposta alla Verifica dell’Impatto Ambientale (Via) ed alla Valutazione Ambientale Strategica (Vas). Sì, scade fra un mese la Commissione cui spetta la valutazione dell’impatto ecosostenibile di tutte le opere infrastrutturali strategiche ed ordinarie; d’altra parte questa scadenza non avviene in un momento particolare della fase realizzativa delle infrastrutture del Paese; non è infatti in corso un Piano Nazionale di Riprese e Resilienza le cui opere vanno realizzate entro il 30 giugno del 2026; mica abbiamo dei ritardi sulle opere del Fondo di coesione della Unione Europea anzi dopo quasi quattro anni abbiamo già speso lo 0,7 (zero virgola sette) per cento; mica ci sono problemi autorizzativi di natura ambientale sull’impianto siderurgico dell’ex Ilva di Taranto o su altri impianti di produzione energetica. Il nostro Paese in fondo non ha scadenze, non ha emergenze e quindi il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in particolare la Vice Ministra Vannia Gava può permettersi il lusso di dichiarare: «Non ci sono tempi risicati ci sono i tempi necessari al rinnovo di una Commissione che andava a scadenza naturale».

Allora entriamo nel merito, cercando di superare questa fase davvero kafkiana e cerchiamo di capire e di rispondere ad una serie di “perché” e, allo stesso tempo, sforziamoci di individuare la serie di interventi che vengono praticamente bloccati nell’avanzamento istruttorio a causa di questa stasi temporanea dei lavori della Commissione (una stasi che nel migliore dei casi supererà un arco temporale di almeno otto – nove mesi).

In merito ai “perché”, ne prospetto solo tre: Perché non si è fatto ricorso all’istituto della “proroga”? La passata Commissione era stata prorogata non ricordo se per dieci o, addirittura, dodici anni.

Perché un anno fa, sì questo Governo, non ha anticipato le operazioni mirate al cambiamento della Commissione in modo da disporre, già il 25 maggio 2024, della nuova Commissione evitando così un blocco che come ho detto prima supererà otto – nove mesi (a mio avviso oltre un anno).

Perché non si è fatto ricorso ad un provvedimento “ponte”, in cui per alcune opere, almeno quelle inserite nel Pnrr o quelle con scadenze obbligate, rimanesse in funzione l’attuale Commissione e le altre sarebbero state esaminate dalla nuova Commissione.

In merito alle emergenze ed ai danni, elenco solo le opere che subiranno praticamente una stasi e, in molti casi, rischieranno di perdere le risorse assegnate sia con il Pnrr che con il Fondo Coesione della Unione Europea: Il Ponte sullo Stretto di Messina; La diga foranea di Genova; Lotti dell’autostrada del Brennero, Il nodo autostradale di Bologna; L’asse ferroviario ad alta velocità Torino – Lione; L’asse ferroviario ad alta velocità Genova – Milano (Terzo Valico dei Giovi); La Gronda autostradale di Genova; L’asse ferroviario ad alta velocità Verona – Vicenza – Padova; L’Hub portuale di Ravenna; L’asse ferroviario Taranto – Potenza – Battipaglia; L’asse viario Taranto – Crotone – Reggio Calabria (106 Jonica); L’asse autostradale Pontina (tratto Cisterna – Valmontone).

Mi fermo qui, dopo la dodicesima ce ne sono almeno un altro centinaio meno importanti; tuttavia il blocco per alcune opere porta, addirittura, alla perdita dello stanziamento comunitario, per altre sicuramente produce un danno non di migliaia di euro ma sicuramente di milioni di euro. E tutto questo non è una eredità del passato Governo ma di questo Governo che ormai è operativo da oltre diciotto mesi e la responsabilità, in particolare, è solo di un Dicastero quello dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Mi soffermo un attimo sull’intervento relativo al Ponte sullo Stretto di Messina: e davvero grave che dopo aver rispettato scadenze inimmaginabili quali: la ricostituzione della Società dello Stretto nella Legge di Stabilità 2023, la approvazione di un apposito Decreto Legge per la realizzazione dell’opera e l’inserimento nella Legge di Stabilità 2024 della copertura finanziaria, tutto si fermi per la mancata nomina, nei tempi giusti, di una Commissione; dico solo che tutto questo è davvero strano e, a mio avviso, prende corpo un grande e incomprensibile paradosso: un Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti della Lega, entusiasta della infrastrutturazione organica del Paese, viene ostacolato da una Vice Ministra dell’Ambiente, pure lei della Lega.

Un esempio classico di fuoco amico, quel fuoco amico che, da sempre, mette in crisi la crescita e lo sviluppo del Paese e, soprattutto, delude tutti coloro che ancora possiedono una coscienza dello Stato. (ei)