di ANTONIETTA MARIA STRATI – Con l’arrivo del decimo nuovo treno ibrido in Calabria, da parte di Trenitalia, è davvero un «addio alle vecchie littorine», come dice il presidente della Regione, Roberto Occhiuto?
La domanda sorge spontanea, considerando l’ormai nota condizione in cui versa la rete ferroviaria nella nostra regione, dove sembrano esserci due velocità, piuttosto che una. Se, infatti, da una parte – in quella Tirrenica, vengono utilizzati treni ad alta velocità (Italo e Frecciarossa) che permettono di collegare Reggio-Roma in tempi più ridotti, dall’altra c’è l’Arco Jonico che, invece, continua ad avere un tracciato vecchio, che deve essere elettrificato e ammodernato.
Recentemente, infatti, il Gruppo FS ha individuato la migliore impresa per la gara Pnrr per l’elettrificazione della Tratta Sibari-Crotone. L’intervento, come spiegato da una nota del Gruppo Fs «consiste nella realizzazione di circa 112 km di elettrificazione della tratta Sibari-Crotone, mediante la realizzazione di 8 sottostazioni elettriche e la posa del sistema per la trazione elettrica ferroviaria».
«L’appalto, del valore di circa 37,5 milioni di euro finanziati in parte con fondi Pnrr – si legge ancora – conclude le procedure per dare avvio alla fase esecutiva del progetto di potenziamento del collegamento Lamezia Terme – Catanzaro Lido – Dorsale Jonica, intervento da 438 milioni di euro complessivi approvato dal Commissario Straordinario di Governo con Ordinanza n.4 del 25/09/2023».
Un importante risultato per l’Arco Jonico, spesso messo da parte nelle “questioni” importanti della Regione, come spesso è stato denunciato dal Comitato Magna Graecia o dall’Organizzazione Basta Vittime sulla Strada Statale 106.
Proprio il sodalizio, per il 19 aprile, ha organizzato un convegno pubblico per parlare del futuro della mobilità lungo l’asse Sibari-Crotone.
«Gli investimenti lungo l’area jonica – dicono in una nota – promossi dal Governo centrale con la collaborazione del Governo regionale, prevedono interventi sia sulla dorsale ferro-stradale che sulla implementazione dell’attività volativa e delle attività portuali di Crotone e Corigliano-Rossano. Il dibattito si pone l’obiettivo di stabilire quanto i richiamati investimenti siano coerenti con le complessità dei processi d’ammodernamento delle infrastrutture. Ancora, se risultino fedeli alle vocazioni e ai bisogni di un territorio dalle innate potenzialità, ma spesso dimenticato: l’ambito crotoniate e sibarita».
D’altronde, non è una novità che la Calabria sia indietro rispetto alle altre regioni sul tema delle infrastrutture che, come ribadito dal presidente di Unioncamere Calabria, Ninni Tramontana, nel presentare nei giorni scorsi il Libro Bianco regionale delle priorità infrastrutturali del sistema imprenditoriale della Calabria – Edizione 2023, «rappresentano indubbiamente una leva strategica a supporto dello sviluppo economico dell’intera regione».
Lo studio – ha spiegato Tramontana – «ha previsto il monitoraggio dello stato di avanzamento dei 12 interventi prioritari definiti nell’edizione del 2022, rilevandone le criticità di realizzazione su almeno 5 interventi, nonché un focus sulle opere ritenute più urgenti, “indifferibili”, in funzione di un’accelerazione delle dinamiche di crescita economica, sociale e turistica. Si tratta nello specifico del potenziamento del porto di Gioia Tauro, dello sviluppo della portualità turistica e commerciale nel suo complesso, del miglioramento dell’accessibilità del sistema aeroportuale regionale, dell’estensione dell’alta velocità fino a Reggio Calabria, dell’ammodernamento della Strada Statale 106 e dell’adeguamento della linea ferroviaria ionica, con interventi di velocizzazione ed elettrificazione».
L’obiettivo, unanime, dunque, è quello di «recuperare un gap importante», come sottolineato dall’assessore regionale ai Trasporti, Emma Staine, ricordando i 3 miliardi stanziati nella Legge di Bilancio 2023 da destinare alla Statale 106 Jonica.
«La Calabria può recuperare il ritardo di sviluppo accumulato nei decenni –ha detto Rosanna Guzzo, di Uniontrasporti – anche attrezzandosi con un sistema dei trasporti al passo con le sfide globali che gli faccia superare la marginalità fisica rispetto al Paese e sfruttare la posizione centrale nel Mediterraneo. Le analisi messe in campo da Uniontrasporti con l’aggiornamento dei KPI descrivono un territorio che ha ampi margini di miglioramento sul fronte della logistica e delle ferrovie, ma anche del digitale. Performance buone si registrano, invece, dal punto di vista della portualità, con un indicatore superiore alla media nazionale del 55%, e dell’energia, con Crotone ottava provincia in Italia, per l’utilizzo dell’energia che ha a disposizione, tenendo conto soprattutto delle fonti rinnovabili. Le opere richieste a gran voce dagli imprenditori calabresi servono loro proprio per ampliare i mercati di riferimento, per migliorare la mobilità interna e rendere la rete dei trasporti regionale più sostenibile, sicura ed efficace».
Ma non è solo il problema ferroviario a preoccupare: dai dati emersi dall’indagine di Uniontrasporti, infatti, «le imprese della manifattura e quelle dei trasporti e della logistica operative in Calabria ravvisano un’incidenza media dei costi della logistica pari a circa il 22% del totale del fatturato aziendale, a fronte di una media nazionale stimata che si aggira sull’8%. Tale dato, sostanzialmente omogeneo nell’ambito di tutti i territori della regione (oscilla tra il 16% per Crotone e Vibo Valentia, e il 26% per Catanzaro), è ben più marcato presso gli operatori dei trasporti (raggiunge il 46%). In generale, i costi della logistica nel 2022 sono risultati in netto aumento su base tendenziale (confronto con il 2021), è così per oltre il 73% delle imprese della Calabria che nello specifico hanno riscontrato un incremento medio dei costi pari al +26% rispetto all’anno precedente».
Dallo studio predisposto dal Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria, sono poi emerse importanti criticità in termini di accessibilità ai tre aeroporti calabresi, sia su mezzo di trasporto privato che tramite Tpl su gomma e su ferro, prevalentemente dovute a carenze infrastrutturali, alla mancanza di integrazione modale e tariffaria e alla quasi totale assenza di adeguati sistemi di informazione all’utenza. Per contro, emerge un forte potenziale di tutti e tre gli aeroporti della regione supportato dalla vocazione turistica del territorio calabrese che potrà essere sviluppato valorizzando il patrimonio storico, culturale, naturalistico ed enogastronomico della Calabria e adeguando le strutture ricettive e le infrastrutture aeroportuali a servizio dei passeggeri in arrivo sugli scali calabresi.
Criticità che devono essere in qualche modo sistemate, soprattutto se le infrastrutture dovranno essere funzionali assieme al Ponte sullo Stretto che, come ha scritto qualche giorno fa Pietro Massimo Busetta «dovrebbe consentire finalmente quella mobilità che finora le regioni meridionali da Napoli in giù non hanno avuto, possibilità di riuscire a rimanere nella propria terra e non essere obbligati ad emigrare, opportunità per coloro che vivono nella area metropolitana di Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Messina».
Una mobilità che, tuttavia, non potrà mai essere totale, se non si attua un vero e proprio piano di riqualificazione e di ammodernamento delle infrastrutture della Calabria. E non bastano l’arrivo di 10 nuovi treni ibridi – che poi diventeranno 27 in totale – a segnare la vera svolta della Regione.
Come detto dall’ing. Roberto Di Maria, «occorre, in sintesi, smetterla di pensare alla Calabria come ad una pittoresca e remota appendice dello stivale, buona solo per le vacanze e basta, e cominciare a considerarla il centro di un sistema logistico vitale per l’intera Europa». (ams)