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La mancata funzione di un ruolo del Sindacato nella vigilanza dell’idea iniziale dell’Unical

Dopo la pubblicazione della lettera del Sindacato  aziendale universitario Snals e la comunicazione del sondaggio indetto dalla “C News24” sulla scelta della figura più influente calabrese del 2024, individuata nella figura del Rettore dell’Università della Calabria, è doveroso fare chiarezza sul mancato ruolo della Organizzazione sindacale confederale nella vigilanza e tutela dell’idea progettuale iniziale dell’Università della Calabria, dalla cui nota abbiamo rilevato le cose che non vanno nell’attuale gestione dell’Ateneo calabrese e per questo merita un plauso; mentre per la vicenda dell’attivazione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, di cui all’iniziativa della “LaCNews24” anche qui è opportuno fare chiarezza e dare senso al valore della “Verità”.

diLa mancata funzione di un ruolo del Sindacato nella vigilanza Franco Bartucci

Ci meravigliamo, dato il ruolo e la funzione del sindacato in un contesto universitario particolare come l’Università di Arcavacata, non abbia avvertito l’esigenza di celebrare un evento straordinario come il cinquantesimo anniversario della sua nascita e come questo lo si stia facendo passare nel disinteresse assoluto, a cominciare dallo stesso Rettore, che il  tempo storicamente gli ha pure concesso questa posizione di prestigio, quale ottavo Rettore dell’Università della Calabria.

Poteva essere con gli adeguati festeggiamenti una grande opportunità d’incontro tra generazioni di studenti/laureati, docenti/non docenti del passato e del presente, società del territorio/mondo politico e delle istituzioni, per riflettere ed analizzare il passato insieme ed impostare nella gioia e nella consapevolezza dell’incontro un nuovo cammino comune per il cinquantennio futuro, nel quale siamo entrati già da tre anni pieni. Tutto ciò non lo è stato senza consegnare alla nuova generazione di studenti, come anche dipendenti, una memoria di appartenenza.

Nulla è stato fatto anche di fronte allo scippo che stava per accadere a seguito di una legge regionale, priva di memoria e conoscenza storica del territorio, con il disegno di legge regionale sulla città unica che prevedeva la fusione dei soli comuni di Rende, Cosenza e Castrolibero con l’esclusione di Montalto, dove l’UniCal ha diritto di svilupparsi fino ad incrociare l’asse ferroviario di Settimo di Montalto, come dimostrano gli elaborati del progetto Gregotti.

Peraltro è di questi giorni il piano di fattibilità presentato all’Unione Europea da Rfi Trenitalia per il raddoppio della Galleria Santomarco e la realizzazione di una stazione ferroviaria su territorio di Montalto Uffugo per servizio al Campus universitario di Rende.

Così è scritto nella relazione senza sapere che quella stazione ferroviaria è parte integrante del progetto dell’Università della Calabria. Anche di fronte a ciò il silenzio assoluto domina nella comunità universitaria, come nel  sindacato, che pure ha il diritto sacrosanto di intervenire per la promozione  e tutela di posti di lavoro soprattutto giovanile, se si guarda alle varie fasi di realizzazione delle strutture e al rapporto di impiego nei vari organismi lavorativi che vi avrebbero trovato casa.

Sono state nel passato tante le battaglie che il movimento sindacale ha difeso a sostegno delle specificità dell’Università, come il diritto alla residenzialità, l’autonomia gestionale del centro residenziale che una legge dello Stato ne aveva messo in pericolo l’esistenza ed altre rivendicazioni che fanno parte ancora della storia dell’Ateneo non ancora risolte, che una organizzazione sindacale ne dovrebbe avvertire il dovere di difenderle.

Eppure l’UniCal ha avuto dei padri fondatori dalle larghe vedute che hanno lasciato ai posteri della comunità universitaria una eredità di idee e programmi di avanguardia come: la legge istitutiva e uno statuto entrambi innovativi nella impostazione e nella organizzazione del lavoro, della formazione, nella ricerca in un Campus fiore all’occhiello della Calabria nel contesto di una “Grande Cosenza”, come la definiva il suo primo Rettore Beniamino Andreatta.

A proposito del sondaggio dell’emittente “La C News 24”

Resto non convinto e perplesso sul sondaggio lanciato da LaCNews24 sulla figura del personaggio più influente in Calabria per il 2024, che ha portato nella prima posizione il Rettore Nicola Leone, legando il tutto alla qualità della ricerca scientifica che trova campo nell’Università della Calabria per effetto dell’attivazione del corso di laurea in Medicina Chirurgia Tecnologie Digitali, che ha creato una forte attrazione per valenti luminari e talenti appartenenti a settori diversi emigrati in altri paesi.

Certo va riconosciuto il merito all’attuale Rettore (entrato ormai da due mesi nel suo ultimo anno di mandato rettorale sperando che sia indolore per effetto di strane e misteriose manovre che ne vorrebbero provocare una proroga) di aver saputo cogliere il frutto utilizzando le sue competenze in materia di informatica ed intelligenza artificiale applicate al settore, che altri prima di lui, come il prof. Pietro Bucci e soprattutto il prof. Sebastiano Andò avevano impostato con l’attivazione della Facoltà di Farmacia e scienze della salute e della nutrizione, fino a creare con la collaborazione di valenti docenti, impegnati anche attraverso il Centro Sanitario, un’area medica di primato assoluto in ambito nazionale come evidenziato dalla classifica Censis che collocava già nel 2016 la ricerca di area medica (A06) dell’Unical al primo posto in sede nazionale.

Quest’ultimo era prodromico (per usare un termine medico) di  un traguardo ancora più prestigioso, arrivato dagli organi di valutazione  ministeriali come l’Anvur che hanno riconosciuto il Dipartimento di Farmacia Scienze della Salute e della Nutrizione,  guidato dal prof. Sebastiano  Andò,  come dipartimento  di eccellenza nazionale   per l’area medica(A06), relativamente agli anni accademici 2018/2019, destinando allo stesso dipartimento un finanziamento quinquennale di  8 milioni di euro a sostegno della realizzazione del progetto di eccellenza che fu presentato.

Allo stesso tempo  il prof. Andò  si è impegnato  con successo alla realizzazione del primo corso di laurea per le professioni sanitarie inter-ateneo con l’Università della Magna Grecia, come primo atto di collaborazione tanto attesa  tra i due atenei per l’avvio di una rete formativa che di lì a qualche anno, come abbiamo visto ne ha trovato continuità con l’anno accademico 2020/2021  nella pervicace azione della nuova governance dell’Unical, a sostegno dell’attesa apertura dell’offerta formativa del nostro ateneo  all’area medica e delle professioni sanitarie.

Non è quindi il singolo soggetto che dà valore e prestigio all’Università, quanto il concorso di più figure e aree di competenza, oltre a quella dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, che stanno portando l’UniCal, non ancora completata nelle sue strutture per come individuabile negli elaborati dei progetti Gregotti e Martensson, nell’alone degli apprezzamenti nazionali ed internazionali per come emerge dalle varie reting  di valutazione. Un merito, quindi, per quanto riguarda la ricerca, che va distribuito all’intera Istituzione universitaria anche perché c’è ancora molto da fare, con lo stimolo ed il sostegno anche delle Organizzazioni Sindacali che mi auguro si sveglino a svolgere il loro ruolo di stimolo in modo vigile e propositivo.

A proposito dell’attivazione di Medicina a Reggio Calabria

A completamento del servizio, stimolato dal lavoro della “LaCNews 24” e del ruolo che l’informazione ha nella tutela della libertà, della democrazia, della trasparenza e nella formazione della società, è bene dire qualcosa a proposito degli accordi assunti in ambito universitario regionale, con lo stimolo del presidente della Regione Roberto Occhiuto, per attivare dopo Crotone anche Medicina e Chirurgia a Reggio Calabria, avendo sull’uscio di casa una consorella nella città di Messina. Questo ci porta a dire perché no, anche a Vibo Valentia, capoluogo di provincia?

Tutto questo mi riporta a pensare al primo Rettore dell’Università della Calabria, Beniamino Andreatta, che proprio in questi giorni l’Arel lo ha ricordato a Roma, presso la Camera dei Deputati, con un convegno celebrando i 25 anni del suo silenzio dopo il malore ch’ebbe tra gli scanni della Camera il 15 dicembre 1999.

Nel 1973 Catanzaro e Reggio spingevano per avere anche loro una sede universitaria statale. Come noto Catanzaro attivò subito, in collegamento con le Università di Messina e Napoli, la libera università con due corsi di laurea: Medicina e Giurisprudenza. La qualcosa creò molto malumore come si può riscontrare dalla lettura degli organi d’informazione dell’epoca.

In quella circostanza il Rettore Andreatta propose ai promotori dell’attivazione nelle due città calabresi dei corsi di laurea sopra citati, propose usando un termine modernissimo, quale “fare sistema”, di attivare anche in quelle città le loro università, ma avendo come sede amministrativa centrale l’Università della Calabria, unica riconosciuta dallo Stato a quell’epoca. Sappiamo come finì.

Fare sistema è di casa in altre Regioni italiane con successo.  ma in Calabria la strada è ancora lunga anche se c’è in corso questo tentativo per Medicina anche a Reggio Calabria. La considerazione da fare è che abbiamo perduto cinquant’anni della nostra storia e della nostra vita per essere fermi nella evoluzione dello sviluppo e della crescita economica, sociale e culturale dell’amata Calabria.  Cosa sarebbe stato della Calabria in campo medico sanitario se si fosse dato ascolto alla proposta del primo Rettore dell’Università della Calabria, Beniamino Andreatta, con la creazione di un sistema universitario calabrese?  (fb)