La Stampa di oggi dedica un impietoso reportage di Nadia Ferrigo ai bambini di Arghillà (periferia alta di Reggio) e della Ciambra, il quartiere di Gioia Tauro diventato famoso dopo il film di Jonas Carpignano candidato agli Oscar. Il servizio fa parte di un più ampio reportage sull’infanzia. La pagina dedicata alla Calabria sembra scritta oltre sessant’anni fa, quando la miseria e la disperazione erano ordinaria amministrazione nei paesini dell’Aspromonte e nelle periferie calabresi: oggi, amaramente, ci si chiede come sia possibile questo drammatico ritorno al passato.
«Ai bambini di Arghillà, – scrive la giornalista – quartiere popolare di Reggio Calabria, non è rimasta nemmeno la fantasia per sognare un futuro migliore. Mille alloggi popolari, più della metà occupati. I cumuli di immondizia, che ingombrano la fermata del bus, marciapiedi e giardinetti, non riescono a rovinare il meraviglioso panorama dello Stretto che si gode dalla parte più alta del quartiere»
«…a Ciambra, quartiere di Gioia Tauro. Negli Anni Ottanta – scrive la Ferrigo – sono state occupate una manciata di case popolari, ancora da finire. Le strade sono di terra e rifiuti, e solo in quetsi giorni sono iniziati i lavori per asfaltarne almeno una. Sono le dieci del mattino, i bimbi stanno a osservare, in braccio alle mamme, giocano con un cagnolino, uno ha una biciletta e continua a fare su e giù… »
Purtroppo, è così. E dobbiamo dire grazie a questi reportage amari che fotografano una realtà che è impossibile nascondere, ma che viene bellamente ignorata da chi dovrebbe quanto meno vergognarsi. E non basta l’impegno dei volontari e della chiesa che pure fanno tantissimo, servirebbe una decisa presa di posizione delle istituzioni, che ovviamente è sempre mancata.
L’indignazione resta, ma la vergogna – caso mai albergasse un sentimento simile – vola via il giorno dopo ogni pubblicazione. (rrm)