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Rubens Curia

La storia infinita della sanità calabrese: ne parla il medico-manager Rubens Curia

di GIUSEPPE SPINELLI – Rubens Curia portavoce della Comunità Competente, abbiamo la Calabria nel cuore come i tanti conterranei nel mondo Anche i calabresi in Italia e all’estero devono conoscere il perché di questo stato di cose, la Calabria deve reagire, bisogna essere tutti uniti. Alla base di questa intervista la volontà d’informare chi attualmente non trova spiegazioni. Ci sono momenti che non si può “palleggiare” la responsabilità, la storia della Sanità calabrese e la sua crisi perenne hanno nomi e cognomi.

Ne parliamo con il dott. Rubens Curia, medico in pensione, ex dirigente in Calabria e a livello nazionale nell’ambito sanitario. La sua lunga carriera lo ha fatto diventare punto di riferimento e portavoce di Comunità Competente, organizzazione composta da 34 associazioni, Sindacati, Fondazioni, singoli cittadini e imprenditori, i quali in questa delicatissima fase sono vicini alle Istituzioni calabresi.

Tenteremo di tracciare la storia e i motivi di questa lunga agonia, la Sanità calabrese ha bisogno di iniziare un percorso “sano”, senza dimenticare il passato, oggi si parte da questo.

– Dott. Rubens Curia, perché la Calabria si trova in questa drammatica situazione? Ii calabresi in Italia e nel mondo, soffrono a vedere la propria terra succube di questa sventura, vogliono capirne le ragioni. Perché siamo arrivati fino a questo punto?

«Posso assicurare che sono arrabbiato anch’io e tutte le persone che mi onoro di rappresentare.

Partiamo dall’inizio, la Calabria inizia il suo percorso di commissariamento il 17 dicembre del 2009, a breve facciamo l’undicesimo compleanno.

Quando siamo entrati nel piano di rientro avevamo solo per l’anno 2009, un deficit di 253 milioni di euro, perché il debito pregresso non si conosceva (un pozzo di S.Patrizio). Successivamente venne fuori, si parla di oltre 2 miliardi di euro debito che la Calabria avrebbe.

Quindi partendo dal 2009 con i 253 milioni di euro e andiamo a leggere il verbale Adduce (commissione tra il Ministero dell’Economia e il Ministero della Salute che ogni sei mesi esamina i nostri dati), noi nel 2019 abbiamo fatto debito pari a 225 milioni di euro. Da questo si capisce benissimo che in 11 anni alla fine abbiamo risparmiato 28 milioni di euro di debito annuale.

Tutto questo lo abbiamo pagato nel 2019, con 320 milioni di euro di mobilità passiva (dato che indica il 21% dei ricoveri che i calabresi fanno fuori dalla propria terra). Significa che le famiglie calabresi per spostarsi hanno dovuto rimetterci in: biglietti aerei, treni, soggiorni e spese varie per andarsi a curare fuori regione, oltre all’aumento di ulteriori tasse che si chiamano Irap e Irpef. In questo la Calabria è la prima regione d’Italia».

– Cosa possiamo ricavare da questi dati, esiste un risparmio reale oppure mi lasci passare il termine, è solo di facciata?

«Le rispondo in questi termini, il Ministero dell’Economia ha applicato una ricetta che chiunque poteva applicare. Praticamente hanno deciso di fare il blocco del turnover bloccando le assunzioni, in 11 anni abbiamo perduto 4.000 unite del personale specializzato, perché andati in pensione.

Le faccio un esempio; nel 2019 l’Azienda Sanitaria di Cosenza ha avuto un “risparmio” di personale di 4.700.000 euro. Questo significa che sono andati in pensione altre 147 persone e non sostituite, questa è la forma che qualcuno ha attuato per risparmiare nella sanità calabrese.

In sintesi, come se piovesse sul bagnato, a una struttura già con tante criticità praticamente hanno tolto la fonte vitale.

Questo è quello che hanno fatto il Ministero dell’Economia e il Ministero della Salute, hanno dato l’ulteriore colpo di grazia a un sistema già drammaticamente al tracollo.

A tutto questo aggiunga che ogni anno tutte le regioni sono esaminate tramite una pagella che si chiama LEA (Livelli essenziali di Assistenza). Hanno esaminato il 2019, proprio in questi giorni è arrivato il verbale, immaginate un po’? Siamo stati bocciati perché abbiamo sommato 132, una vera e propria pagella scolastica, per essere promossi bisogna raggiungere 160 punti.

Tengo a precisare che questi LEA non sono fattori burocratici, ma sangue e lacrime dei calabresi, per essere più chiaro le faccio degli esempi: quando una persona ultrasessantacinquenne si frattura il collo del femore, entro 48 ore deve essere operata, noi in Calabria non garantiamo questo livello di assistenza, superiamo la procedura con punte di 4 giorni in su. Immagini la persona che rimane con la gamba per aria per tutto questo tempo in attesa di essere operata.

Secondo lei perché questo si verifica? È evidente, non assumendo ortopedici e anestesisti, non ci sono i tempi per poter operare nei tempi prestabiliti.

Come vede è una burocrazia pazza, in pratica esiste una volontà strana, come se la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra… io non ti faccio assumere il personale ma nello stesso tempo tu non mi operi le persone».

– Dott. Curia è stato chiarissimo. ora in sintesi ci spieghi l’antitesi del “Peccato Originale”.

«Nel 2009, anno del Commissariamento, la responsabilità era tutta della classe politica della Calabria, parlo di tutti dalla destra, centro e sinistra, tutti responsabili.

Con il piano di rientro la responsabilità è da condividere tra chi governa la Regione Calabria e il Commissario ad Acta, nominato dal Governo centrale in una certa fase. Tenga conto di un fatto, cioè che il Commissario e sub commissario venivano nominati dal Governo centrale, mentre i Direttori Generali delle Aziende sanitarie erano nominati della Giunta Regionale.

Quindi il Commissario aveva un compito, quello di programmare e verificare che le attività venissero svolte, ma a sua volta la gestione era dei Direttori Generali o Commissari delle Aziende Sanitarie Ospedaliere che venivano nominati da parte del Presidente della Giunta Regionale.

Questo si è verificato fino al 2018, successivamente nel 2019 con il Decreto Calabria la famosa Legge n. 60. A questo punto il Governo ha avocato a sè tutto. Cioè, i Commissari non venivano nominati dal Presidente della Giunta Regionale, ma venivano nominati direttamente dal Commissario del Governo tranne due, Catanzaro e Reggio Calabria, perché lì sono state sciolte per ‘ndrangheta e quindi per queste nomine ha provveduto il Ministero dell’Interno.

È evidente che noi abbiamo una corresponsabilità fino a una certa fase (2018), successivamente, parliamo del 2019 e del 2020, sono da addebitare tutte al Governo centrale, perché lui ha nominato il Commissario Cotticelli e lo stesso a sua volta ha nominato i Commissari delle Aziende Sanitarie Ospedaliere.

– Dott. Curia da questo momento grazie a lei, riusciremo a capire il capo di questa “matassa” intorno a questa vicenda.

Che cosa propone Comunità Competente per uscire da questo stallo?

«Partiamo da una certezza, la Sanità è bipartisan, non ha né colori politici né religioni.

Noi da subito abbiamo presentato una proposta. Con due incontri ci siamo visti con il Commissario Cotticelli, ad agosto e ottobre del 2019, abbiamo incontrato il Capo di Gabinetto del Ministro Speranza il 7 febbraio del 2019 e poi il 7 luglio del 2019 a Roma abbiamo incontrato il Vice Ministro Sileri, il quale il 20 Agosto è venuto a Lamezia Terme dove insieme abbiamo tenuto una video conferenza, molto seguita con oltre 6000 contatti.

Questo programma era suffragato da 5000 firme, raccolte in otto giorni e da 120 firme di sindaci bipartisan.

Nella proposta chiedevamo: in primo luogo che si potenziasse la medicina territoriale, in pratica che si attuassero tutte quelle procedure rivolte ai dottori di medicina generale, per mantenere aperte tutte quelle strutture per 12 ore in alcune zone, e 24 ore in altre insieme al medico di continuità assistenziale (Guardia Medica), specialmente pedemontane o di aree interne, di cui la Calabria è piena.

Questo argomento non era qualcosa che ci inventavamo, già il Decreto Balduzzi convertito in Legge 8 novembre 2012 N.189, prevedeva che le regioni facessero questo, però nessuno attivò questa importante Legge.

Il concetto naturalmente si trasferiva anche ad aree più grandi oltre che ai piccoli comuni, proprio per creare un filtro alle Aziende Ospedaliere. Il cittadino sapendo che nel paese vicino c’era un ambulatorio sempre aperto, naturalmente con turnazione di medici sulle 24 ore, non si recava in Ospedale, diventando così importanti punti di riferimento sul territorio.

A proposito di ciò ora le do una buona notizia, in data 17 novembre – quindi freschissima novità – grazie alle pressioni dei sindacati medici del territorio di tutte le sigle, finalmente presso il Dipartimento Tutela della Salute è stato finanziato questo accordo che prevede le AFT, le quali permettono questi ambulatori di 12 ore e di 24 ore, successo molto importante.

Firmato l’Accordo con i medici di medicina generale (MMG) per effettuare i tamponi antigenici è necessario che l’ASP (Azienda sanitaria provinciale) d’intesa con l’Amministrazione Comunale mettano a disposizione dei locali dove fare il tampone.

Bisogna fare presto, tenuto conto dell’andamento della pandemia.

Come Comunità Competente seguiremo le Aziende Sanitarie che attuino queste strutture funzionali già esistenti sul territorio, come ambulatori pubblici, ospedali dismessi, essi diventerebbero UCCP (unità complesse di cure primarie) i quali avrebbero funzioni molto importanti di coordinamento e raccordo con i comuni.

Voglio dire un’altra cosa, quando nel 2010 sono state finanziate le case della salute praticamente gli ex ospedali, strutture che dovevano servire al territorio, questi fondi l’Unione Europea a noi li ha dati. Il paradosso è che non sono stati mai utilizzati e sono ritornati indietro alla stessa Unione Europea.

Complessivamente erano stati erogati 126 milioni di euro, attualmente sono rimasti 49 milioni.

Da queste cose si nota la poca attenzione anche da parte di chi dovrebbe stare attento a queste opportunità, non basta solo indignarsi serve anche proporre.

Diciamo anche un’altra questione legata al modo di operare in Calabria, da una parte fa debiti e dall’altra non riesce a spendere, forse per mancanza di capacità professionale.

La Regione in 20 anni dallo Stato ha avuto 1.611.000.000 euro, per costruire nuovi ospedali, per ristrutturare i vecchi ospedali, per costruire Case della Salute, per costruire gli Hospice».

– Dott. Curia, ma non è il tempo che Governo centrale e Governo Regionale invitino intorno a un tavolo Comunità Competente?

«Io sono il loro portavoce, dire che so tutto sarebbe come se parlasse un “trombone”, la situazione necessita di un lavoro di squadra. All’interno della nostra organizzazione abbiamo in ogni ambito uomini e donne capaci, dal momento in cui siamo nati abbiamo sempre detto che le nostre competenze sono a disposizione della nostra terra. Noi dobbiamo creare le condizioni che i nostri giovani rimangano in Calabria, quanti di essi medici, infermieri sono lontani per lavoro quando qui mancano.

Negli ultimi tempi, ha nuociuto molto lo scontro che c’è stato tra Oliverio e il Governo di allora, tra la Giunta regionale e l’attuale Governo.

È necessario che si ragioni tutti insieme, la Calabria non può più aspettare, io personalmente sono ottimista e pessimista al 50%. Pessimista perché la Calabria ha un debito che cresce incredibilmente, la Corte dei Conti quando parlava del 2018 ha detto che noi avevamo solo come interessi per i debiti, pagavamo 48 milioni di euro, l’anno tra interessi, interessi di mora e legali, immagini lei quante tac, risonanze e strutture si potevano fare».

– Dott. Curia come sono i rapporti della Comunità Competente con l’attuale Giunta Regionale?

«Noi come Comunità Competente abbiamo chiesto a tutti di essere ricevuti per portare il nostro programma che loro già avevano. Con l’attuale amministrazione forse per impegni vari non c’è stato il tempo, causa problematiche varie tra queste anche l’ultima campagna elettorale, non si pensava neanche che la Presidente Santelli avesse questo tragico passaggio.

Noi quando parliamo di Sanità, parliamo di cure domiciliari, di screening oncologici che non vengono effettuati, parliamo dell’organizzazione della Sanità in Calabria.

Invece il mio ottimismo viene da un fatto nuovo, quando noi abbiamo deciso insieme al gruppo di Giacomo Panizza, Progetto Sud e ad altri, abbiamo deciso di mettere in piedi il 1 luglio 2019 Comunità Competente a Lamezia Terme. Da allora si è creato intorno a questa esperienza un effetto a valanga, la palla di neve che parte e diventa sempre più grande.

Tante associazioni, organizzazioni in ogni ambito e tanta gente comune hanno creduto in questo progetto, da qui nasce il mio ottimismo. Noi crediamo molto in quello che facciamo, la nostra disponibilità nasce dalla conoscenza del territorio e dall’amore che sentiamo per questa terra, un appello lo faccio anche ai calabresi, a tutte le persone competenti in materia sanitaria e a tutta la politica, stringiamoci tutti insieme per risolvere questo dramma nel dramma, la Sanità è di tutti, noi ci siamo».   (gsp)