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Reggio Calabria

La via laburista è l’unica strada per superare la crisi della sinistra

Paolo Bolano, giornalista-regista e convinto assertore della cosiddetta questione meridionale e mediterranea, insiste sulla necessità di costituire in Italia un nuovo fronte laburista, dove possano convivere liberal-democratici, progressisti e socialisti fino ai trotkisti (se ancora ce ne sono). Oggi – sostiene Bolano – di fronte alla crisi economica mondiale (dovuta anche al covid) c’è bisogno di una Bretton-Woods 2.

Ricorda Bolano, reggino di nascita, già coordinatore centrale del TG2: «Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i vincitori si sono riuniti a Bretton Woods (negli Usa) con i maggiori economisti del momento tra cui Keynes per stabilire quello che sarebbe stato il mondo nel dopoguerra. Da lì è nato il Fondo monetario internazionale e si sono gettate le basi per la Banca Mondiale. L’accordo, in linea di massima, è consistito in due punti. 1) Le grandi potenze dovevano favorire la ricostruzione dei Paesi distrutti dalla guerra; 2) il mondo sindacale doveva contenersi nelle richieste salariali. È andato tutto bene fino agli anni Settanta, tanto che l’Italia è diventata settima potenza mondiale.

«Il sorgere della globalizzazione negli anni Ottanta modifica le strategie economiche mondiali. Il capitalismo, per guadagnare di più, decide di cambiare strategia e investire nei Paesi in via di sviluppo, investendo, per esempio, un dollaro e riportandosene a casa novanta.

«Qui emergono gli errori di quel capitalismo. Lasciare il 10% nei Paesi in via di sviluppo, non è stato sufficiente per creare un grande mercato di consumo, così che quelle popolazioni hanno avuto il solo minimo indispensabile per la sopravvivenza.

«L’errore gigantesco è stato di non aver lasciato più dollari (30-40) per attivare il mercato, in modo tale che noi occidentali potevamo vendere più agevolmente i nostri prodotti. Il secondo errore, non meno grave, è stato quello di investire gli enormi capitali che venivano dal Terzo Mondo nelle finanziarie, anziché in attività produttive: da qui è partita la profonda crisi economica che stiamo attraversando da oltre trent’anni. Dovrebbe essere ben chiaro che un mondo dove l’1% possiede il 99% della ricchezza mondiale non è più sostenibile: occorre ridistribuire la ricchezza per equilibrare l’economia e stimolare investimenti che creino occupazione. Ecco perché è necessaria una Bretton Woods 2, dove i Paesi più ricchi organizzino una strategia economica per i prossimi cinquant’anni, che preveda innanzitutto, per quanto riguarda il Mediterraneo, lo sviluppo del turismo, in primis, e le energie alternative, soprattutto quella solare, in quanto il petrolio è destinato a esaurirsi nei prossimi 50 anni.

«Prima del covid, la Banca Mondiale aveva realizzato uno studio sul turismo, da cui emergeva che in questi prossimi dieci-quindici anni sarebbero arrivati nel Mediterraneo quasi un miliardo di nuovi turisti (cinesi, indiani, giapponesi, etc). Il problema è che le Regioni del Mezzogiorno non hanno un progetto attrattore comune e non sono stati in grado di proporre un’offerta turistica per accogliere almeno cento milioni di questi visitatori, per mutare radicalmente l’economia meridionale.

«Qui, naturalmente, interviene l’altra crisi, di natura politica, che sta attraversando tutto lo schieramento tradizionale dei partiti. Per quanto riguarda la sinistra moderna, a mio avviso sarebbe opportuno puntare sul laburismo, come aggregazione di tutte le forze progressiste e di sinistra, in grado di proporre una strategia politico-economica a tutto il Paese e, in particolare, al Mezzogiorno. Si consideri che da più di cento anni aspettiamo un progetto per la soluzione definitiva della vecchia questione meridionale: vorrei ricordare a tutti noi il grande meridionalista Giustino Fortunato, che, illo tempore, in Parlamento sosteneva contro le forze conservatrici che nel Mezzogiorno c’erano “…valli da bonificare, pendii da rimboscare, vie da aprire, attività industriali da avviare”. Bisogna partire da queste idee per ampliare la questione meridionale e trasformarla in “questione meridionale-mediterranea”. Nel Mediterraneo convivono 500 milioni di consumatori: tutti i paesi rivieraschi dovranno avere un’unica strategia di sviluppo per favorire l’interscambio culturale con la conoscenza del mondo islamico e delle altre realtà mediterranee. Noi siamo un Paese industriale e possiamo favorire i paesi rivieraschi e assieme a loro costruire e sviluppare la ricchezza del territorio.

«In questa ottica, è opportuno che il capitalismo si ravveda e ripari gli errori commessi. I progressisti e la sinistra devono progettare e programmare una nuova società dove ci sia una più equa distribuzione della ricchezza e quindi maggiori opportunità di mercato e, soprattutto, di lavoro.

«La Calabria, in particolare, non può più sopportare che giovani diplomati e laureati lascino le nostre contrade per raggiungere le capitali del mondo che offrono le maggiori attrattive e opportunità lavorative e restarci. La Calabria può e deve cambiare, ma deve poter contare su queste forze intellettuali le cui risorse e capacità vanno a solo ad arricchire altri paesi.

«In ultimo – conclude Paolo Bolano –, vorrei fare una considerazione sulla Città di Reggio: noi giornalisti dobbiamo continuare ad essere corretti nel raccontare i fatti. In questi ultimi trent’anni, la Città è stata amministrata dalla destra, dal centro e dalla sinistra: le nostre periferie, agricole e sottosviluppate, dove vivono più di 100mila abitanti, sono sempre più abbandonate. Mancano le strade le fogne, i trasporti, i marciapiedi, i cinema, teatri e luoghi di aggregazione culturale, per poter dire che siamo oi finalmente anche noi arrivati in Europa. Occorre, dunque, offrire condizioni di vita adeguate e sbocchi occupazionali per i nostri giovani delle periferie. Tra qualche mese si voterà e non abbiamo ancora capito da parte del centro, della destra e della sinistra, quali sono i progetti futuri per cambiare radicalmente questa città». (rp)