di FRANCO BARTUCCI – Un referendum consultivo per la città unica tra Rende Cosenza e Castrolibero inutile quanto dannoso per gli effetti di grande conflitto politico creatosi nell’area dei tre territori comunali che ha portato ad un forte astensionismo, ma soprattutto alla vittoria del “No” rispetto al “Si” con una ripartizione del 60% a favore dei primi e del 40% per i secondi.
L’affluenza alle urne è stata pari al 26,1%, così ripartita per Comune: Cosenza 19,12%, Rende 33,2%, Castrolibero 44,78%. I votanti sono stati 24.964 su 93.646, con questa ripartizione: a Rende 10.652, a Cosenza 10.655, a Castrolibero 3.657.
Circa la ripartizione dei voti a Rende e Castrolibero ha vinto il “No”; mentre a Cosenza il “Si” è prevalso sul “No” con la percentuale più bassa dei votanti rispetto agli altri due centri urbani.
I commenti a caldo sono stati vari sia per l’aspetto dell’alta astensione: un progetto scritto male e presentato peggio ed imposto dall’alto anche se sostenuto dai vari partiti politici di maggioranza e minoranza, dai sindacati ed Associazioni varie di categoria a sostegno del “Si”, come da parte delle testate giornalistiche locali testardamente inchiodati a favore della creazione della città unica.
Poi ci sono stati i commenti del perché della vittoria del “No” soprattutto a Rende e Castrolibero; mentre su Cosenza è prevalsa nelle analisi la soddisfazione di coloro che attraverso movimenti liberi si erano schierati per il “No” invocando la creazione di una Cosenza policentrica. In sostanza diciamo che a vincere sono stati i liberi comitati costituitisi per il “No” sia su Rende che su Cosenza; mentre su Castrolibero è stata la vittoria del sindaco Orlandino Greco nettamente contro la “città unica”; mentre Franz Caruso che si era schierato per il “Si”, pur vincendo a Cosenza si è trovato isolato.
La verità è che l’unico soggetto e strumento di comunicazione entrato in campo nel parlare del disegno di legge regionale della città unica con la fusione dei tre comuni, chiedendone al Presidente Occhiuto il rinvio al Consiglio regionale per riscriverne uno nuovo in concordia tra le parti e con il coinvolgimento dell’UniCal è stato proprio Calabria live con la lettera aperta indirizzata al presidente della Giunta regionale pubblicata il 7 agosto 2024.
Nei commenti a caldo fatti ieri sera qualcuno ha parlato della mancanza di un progetto serio al quale gli elettori potevano appellarsi e trovare le giuste motivazioni per recarsi alle urne. Per dire la verità Calabria live il progetto serio lo ha presentato ed illustrato da tre anni: “La grande Cosenza” auspicata dal Rettore Andreatta a seguito della scelta fatta di collocare l’Università della Calabria a Nord di Cosenza sui territori di Rende e Montalto Uffugo.
Spiace che nessuno ha voluto prendere in considerazione questa idea progettuale della “Grande Cosenza”. Finanche nei commenti di ieri sera. L’Unical da questa campagna ne esce sconfitta in quanto non considerata e calcolata. Eppure basta andarci per capire che il tesoro, il segreto, il sogno della “Grande Cosenza” si trova lì su quell’asse non portato a compimento e collocato sui territori di Montalto e Rende tra una superstrada (SS107) e due tracciati ferroviari visibili in località Settimo (Cosenza/Paola e Sibari/Paola) con addosso l’autostrada Salerno/Reggio Calabria.
Abbiamo chiesto che il disegno di legge venisse bocciato con il “No” per salvare l’integrità territoriale dell’UniCal ed avere una opportunità di ripartire per realizzare il Sogno del Rettore Andreatta della “Grande Cosenza” ed p per questo che riporto la delibera discussa ed approvata dal Comitato Tecnico Amministrativo dell’UniCal il 23 giugno 1971 nel momento in cui decise l’insediamento dell’Università con la raccomandazione di creare una metropolitana di collegamento con la città ed il territorio: «La localizzazione non può essere vista come fatto di pura “addizione” urbana, come un nuovo quartiere, ma deve essere vista come oculata strutturazione di una nuova città (la grande Cosenza) organizzata sulle relazioni e sul sistema dei trasporti che meglio ne favorisce l’efficienza del livello metropolitano. La nuova Università deve, anche con la localizzazione, mirare ad obiettivi di massima utilità e incidenza sociale favorendo la diretta accessibilità del maggior numero possibile di utenti. Per assolvere tutti i compiti che avrà nel futuro, Cosenza deve sfruttare al massimo la sua posizione baricentrica nel Mezzogiorno, ottenendo, dal sistema dei trasporti, le relazioni efficaci che deve avere, a partire dai collegamenti ferroviari. I punti nodali-strutturali della “Grande Cosenza” sono alla confluenza della valle del Settimo (sbocco della galleria ferroviaria Paola Cosenza nella Valle del Crati e lungo la valle dell’Esaro, da Belvedere a Sibari».
Completiamo il disegno dell’UniCal che significa nuovi posti di lavoro per chi la costruisce e ancora di più, in forma permanente, per chi vi troverà posti occupazionali di lavoro nelle strutture che mancano: Parco Tecnologico, strutture fieristiche per la ricerca, Scuole di specializzazioni, Biblioteca per il territorio, il villaggio dello sport. A chiusura un breve pensiero di Andreatta rilasciato alla Gazzetta del Sud nel mese di maggio 1972 ci dovrebbe far riflettere tutti e rimettersi al lavoro per dare a noi tutti la vera identità nel costruire la “Grande Cosenza”: «La Calabria diventerà un punto di riferimento per altre regioni italiane e anche per studenti provenienti da altre nazioni, si pensi ad esempio alla vicina Africa, che hanno bisogno di manager, dirigenti, imprenditori forgiati da una scuola moderna e più vicina». (fb)