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Franco Cimino

L’addio alla cattedra di Franco Cimino, un prof speciale da tenere d’occhio

Il prof. Franco Cimino, docente di Filosofia e Scienze Umane al Liceo Fermi di Catanzaro Lido è un docente speciale, di quelli che non smettono mai di insegnare, meno che meno davanti all’arrivo della pensione. Così, per l’ultima lezione, prima della quiescenza, ha voluto concludere la sua carriera, oltremodo brillante,  – su proposta della dirigente scolastica Rita Agosto – all’Auditorium Scopelliti della scuola dove ha insegnato per tanti anni. Una sede prestigiosa per un pubblico più ampio delle sue abituali classi: sono accorsi in tanti ad ascoltarlo e ad apprezzarlo, come sempre. Tra gli ospiti, l’arcivescovo di Catanzaro mons. Vincenzo Bartolone e l’arcivescovo emerito Antonio Cantisani.

Il suo messaggio ai giovani è pieno di speranza: «Sognate alto e se qualcuno vi dice che perdete tempo non credetegli. Il sogno è la tavola d’argento su cui si scrive l’utopia. La felicità esiste, cercatela, non arrendetevi!». Bellissima e intensa la sua “ultima” (ma solo per l’istituto) lezione: «La scuola, davanti a questa società rappresentativa di un mondo rovesciato, debba insegnare l’amore come terra di orientamento di tutta la sua attività. Essa è una forza che si libera, libera le persone dall’egoismo, dalla vanità, dal possesso delle cose e dalle loro prigioni, ossia l’ignoranza, la cattiveria, gli inganni generali. Si muove verso la bellezza senza limiti di spazio e di tempo, dando contenuto e motore alle parole che si dicono».

Franco Cimino
Il prof. Franco Cimino circondato dai suoi libri

Il prof. Cimino, visibilmente emozionato, ha detto grazie ai suoi studenti con le parole alle quali li ha abituati. «Ragazzi miei e ragazze mie – ha detto il prof. Cimino – che rappresentate oggi tutti gli alunni che ho avuto l’onore di incontrare in quarantacinque anni di attività, io vi ho amato tutti, uno per uno, allo stesso modo. Grazie per quello che mi avete donato, per quello che mi avete insegnato. Se sono riuscito ad essere un buon professore è solo merito vostro. Si è davvero professori quando insegnando si impara. E se sono stato un buon padre per Francesca e Ludovica lo devo anche a voi. Sono stato un uomo fortunato, dalla vita e dall’amore ho avuto due figlie bellissime, e dalla vita e per amore ho avuto il dono di stare con voi, i ragazzi e le ragazze più belli del mondo. Quanta bellezza nei vostri occhi. In essi c’è il mare, celesti o grigi, a secondo di come state in quel momento. In essi ho visto il cielo con il sole, la luna o le stelle, ma l’ho visto anche con il temporale perché dentro di voi c’era il dolore. Ho visto il vento muovere capelli e pensieri belli. Ho visto gli occhi di mia madre e la sensazione di mio padre e di chi non c’è più. Ho ritrovato gli occhi miei da ragazzo che hanno pianto di dolore, di nostalgia, ma anche per la bellezza goduta. Ho visto le vette più alte delle montagne con i vostri sogni e la vostra voglia di volare. Oggi vi dico ancora una volta ragazze e ragazzi miei sognate alto e se qualcuno vi dice che perdete tempo non credetegli. Il sogno è la tavola d’argento su cui si scrive l’utopia. E se vi diranno che l’utopia non esiste, che non si potrà mai realizzare, non dategli retta, non è vero, vogliono che restiate passivi e non cambiate il mondo. Vi diranno la stessa cosa della felicità, ma non è vero. La felicità esiste e dovrete avere sempre la forza di cercarla. Non arrendetevi mai, non conformatevi mai. Vestitevi sempre del vostro abito più bello, che siete voi, la vostra persona. Grazie di cuore, vi bacio uno per uno e non vi dico addio perché noi ci incontreremo sempre, ogni qualvolta in cui voi sognerete ed io sognerò, ogni qualvolta in cui voi sentirete d’amare ed io amerò, ogni qual volta in cui vi sentirete di battervi per realizzare l’amore in questo mondo io sarò con voi, e in quel punto esatto dove il mare e il sole si uniscono noi li ci troveremo e saremo insieme per sempre, felici di esserci amati e di amare ancora».

E rivolgendosi ai colleghi il prof. Cimino ha voluto sottolineare il ruolo degli insegnanti: «La scuola siamo pure noi perché troviamo la giovinezza negli alunni, nutrendoci del loro entusiasmo, strappando dal loro cuore i loro battiti per infonderli nel nostro petto. Dobbiamo mettere al centro i ragazzi perché sono l’essenza del nostro mestiere».

Lo scrittore Felice Foresta ha così scritto sull’addio alla cattedra dell’amico prof. Franco Cimino: «Ci sono cattedre da cui non impareremo nulla. E ce ne sono altre che, anche quando saranno vuote, continueranno a parlarci. Si faranno crocevia di parole ormai in disuso, come quelle ascoltate oggi durante l’ultima lezione a scuola di un mio amico, amore, bellezza, politica e utopia. Parole sconfinate e senza governo. E, ancora, ci sono cattedre che si faranno crociere dei sogni dei ragazzi che siamo stati e che saremo. Anche di quelli che non hanno avuto in dono le stille di cuore di un professore visionario, innamorato della vita e dell’amore». (rcz)