di GILBERTO FLORIANI – Io credo che il Sistema Bibliotecario Vibonese sia arrivato ad un bivio: da una parte vi è lo scioglimento dell’ente, dall’altra il suo rilancio. Se dovesse verificarsi la prima ipotesi, che nessuno dice di volere, in primis il sindaco di Vibo Valentia, gli và dato atto, significherebbe la dispersione di un grande capitale culturale materiale e immateriale che mai più potrebbe essere ricostruito. Mi riferisco alla più grande biblioteca pubblica della Calabria, con un patrimonio librario di oltre 80.000 libri più migliaia di risorse elettroniche e digitali e un arredamento di grande qualità.
Dal punto di vista immateriale vi è invece un patrimonio di credibilità a livello nazionale, il festival leggere&scrivere, una fitta rete di collaborazioni sul territorio e in Italia e il Polo del Servizio Bibliotecario regionale e nazionale. Io spero che questa ipotesi non si verifichi, che ci sia la possibilità di mettere insieme nuove e qualificate risorse professionali per rimpiazzare quelle perdute. Il rilancio è subordinato, elenco in ordine, al senso di responsabilità dei sindaci dei comuni che lo costituiscono; alla volontà politica che finora è quasi sempre mancata; dalla Regione Calabria che, con il definanziamento della legge sulle biblioteche ( legge regionale 17/85) avvenuto nel 2008, ha di fatto rinunciato a svolgere una politica culturale a favore della lettura e delle biblioteche pubbliche.
Non è un caso che i due maggiori istituti bibliotecari calabresi: la Civica di Cosenza e, appunto, il Sistema Bibliotecario Vibonese, siano in gravi difficoltà. È anche certo che un istituto come il Sistema Bibliotecario Vibonese deve avere un Direttore autorevole, capace di promuovere cultura e dirigere amministrativamente un istituto complesso. Certo aiuterebbe anche che il comune di Vibo Valentia concedesse, in ragione dei servizi che il Sbv rende alla città e al territorio, in comodato d’uso gratuito il sito di Santa Chiara o una sua parte, come ha fatto per il conservatorio, l’istituto di criminologia, il Cev, la Proloco e altro.
Le difficoltà economiche del sistema derivano dal mancato sostegno regionale, circa 50.000 euro annui, che a partire dal 2008 non è stato più erogato, anche se previsti e assicurati al momento della sua istituzione. Derivano inoltre dal mancato sostegno della provincia a partire praticamente dalla stessa data, che con la sua quota di adesione ne garantiva l’operatività. La quale provincia a causa del suo dissesto è rimasta in debito con il Sistema per cinque anni. Quindi chi è preposto, principalmente la Regione, dovrebbe garantire una somma minima necessaria per la sopravvivenza e il funzionamento.
Fare vivere il Sistema Bibliotecario è una questione di civiltà, se dovesse chiudere nell’immediato non accadrebbe forse nulla, salvo per le decine di migliaia di persone, giovani principalmente, che lo frequentano ogni anno, ma verrebbe meno nel tempo uno dei capisaldi che storicamente ha caratterizzato la città: la cultura. Vibo si impoverirebbe più di quanto si possa pensare; invece di andare avanti, arretrerebbe ulteriormente. Ma nessuno sembra volerlo. (gf)