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Nocera

L’ex Convento dei Cappuccini di Nocera Terinese sede di un Museo Archeologico

Rivalorizzare un luogo che, nel corso dei secoli e degli anni, è stato un luogo di accoglienza, di aiuto e, sopratutto, custode di tesori e storia. Si tratta dell’ex Convento dei Frati Cappuccini di Nocera Terinese (CZ) che, presto diventerà la sede di un Museo Archeologico.

Per realizzare tale progetto, è stato istituito un Comitato tecnico-scientifico che deve predisporre un piano operativo delle attività e un progetto scientifico per la realizzarlo.

Il Comitato è composto dai funzionari Sara Morsiani e Nicola Ruggeri, dalla docente Stefania Mancuso, dal progettista Giuseppe Vaccaro e dal vicesindaco Francesco Cardamone. Queste persone, inoltre, hanno partecipato alla restituzione di alcuni reperti archeologici, affidati tempo fa al restauratore Murat Cura e che erano stati ritrovati nel territorio di Nocera Terinese.

Ed è proprio in occasione dell’incontro, che le suddette parti hanno discusso su come riuscire a valorizzare il materiale a disposizione., firmando un documento ufficiale al fine di definire le iniziative e l’iter burocratico che possa portare al raggiungimento dell’obiettivo fissato. 

L'immagine può contenere: spazio al chiuso

L’ex Convento dei Frati Cappuccini fu costruito nel 1851 sui resti di un antico castello donati dalla nobile famiglia Ventura. Inoltre, il luogo dove esso sorgeva, fu chiamato appunto “Cappuccini” mentre l’originaria denominazione di “Castieddru” rimase per la zona sottostante.

La sua struttura, di grandi dimensioni, si possono facilmente ricondurre alle strutture tipiche dei conventi Cappuccini: c’era il caratteristico Chiostro, con al centro il pozzetto; ai lati del Chiostro, poi, c’erano due corridoi, uno a destra che scorreva al fianco della chiesa e che permetteva sul fondo di accedere alla sacrestia e uno a sinistra per l’ingresso ai locali del pianoterra e provvisto di una scala per accedere al piano superiore. Questi corridoi, poi, erano collegati a un terzo, che permetteva il transito per andare in Chiesa durante l’inverno.

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'apertoNel 1600, su concessione del Generale dei Cappuccini, datata in Roma il 26.5.1618, fu costruita nella chiesa, sul lato destro, la cappella gentilizia della famiglia Ventura, dedicata a Sant’Antonio di Padova, con la tomba di famiglia.

In seguito al terremoto del 1783, anche il Convento di Nocera presentava notevoli danni, nel 1784, prima Ferdinando IV di Napoli e poi papa Pio VI decretarono l’abolizione di tutti i monasteri con meno di dodici individui. La chiusura, secondo quanto riportato da Ignazio Ventura nel suo libro Nocera Terinese, storia di una terra di Calabria, avvenne il 4 agosto 1809 per decreto di Gioacchino Murat,  che ne ordinò la soppressione insieme «ad altri 213 monasteri del reame appartenenti ad ordini monastici possidenti».

Il Convento, poi, riaprì nel 1817 e, nel 1878, fu venduto da Demanio, rendendolo proprietà del Comune, che adattò alcuni locali, ne trasformò altri e ne ricavò un Ospizio di Mendicità, un ricovero provvisorio per poveri sciancati senza un pasto e un tetto; attività che durò per 33 anni, fino al 1911.

L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto

Il Convento, nel corso degli anni, ospitò un gruppo di profughi provenienti dal Veneto durante la Prima Guerra Mondiale; per una decina d’anni ospitò la Scuola di Avviamento Agrario; furono venduti oggetti sacri e i banchi, lasciando solo rovine e mure cadenti; si cercò di costruire, verso la fine degli anni ’70, una Casa di Cura, che fu fortemente osteggiata dalle opposizioni politiche.

Solo negli anni Novanta si cercò di effettuare operazioni di consolidamento per le strutture murarie, mentre nel 2000 furono presentati i progetti per il recupero funzionale del Convento: il primo fu finanziato dalla Regione Calabria, che permise la creazione di una sala polifunzionale e locali di servizio.

Solo nel 2017 il Convento, dopo gli interventi di recupero, è stato inaugurato. (mp)

Foto in copertina e all’interno dell’articolo, dell’Associazione Santi 40 Martiri; riferimenti storici tratti dal libro Nocera Terinese, storia e storie di Adriano Macchionne (ed. Ma.Per).