di MARIACHIARA MONACO – Lei è Ada Bastone, una giovane donna con tanti sogni nel cassetto e una forte passione per la politica. Di Carfizzi, un piccolo paesino albanofono in provincia di Crotone, ha iniziato a muovere i primi passi tra i vicoli delle sue mura amiche: «L’interesse per la cosa pubblica a Carfizzi si respira costantemente, e anche se cerchi di rimanere più defilato, finisci sempre per ritrovarti a dibattere con chiunque – sorride – c’è uno scambio generazionale costante, anche in famiglia la politica è stata sempre all’ordine del giorno».
Poi il trasferimento a Rende, gli anni dell’università e un nuovo mondo tutto da scoprire con la tenacia e la determinazione di sempre.
«Il mio impegno si è concretizzato proprio qui – afferma – ho deciso di unirmi alle battaglie del Movimento 5 stelle, perché quelle stesse battaglie sono sempre state un po’ le mie».
In una nazione che sta perdendo giovani, soprattutto nel Mezzogiorno, (nel 2056 si prevede che le regioni del Sud perderanno circa 1 abitante su 4), ragazze come Ada rappresentano linfa da custodire e da difendere, indipendentemente dallo schieramento politico. Perché quando si parla di diritti non ci sono bandierine che tengano.
«Ho immaginato com’è dover vivere in un territorio dove il 30% della popolazione è anziana, ultrasettantenne, e mi sono chiesta come invertire questa tendenza – ha continuato – non c’è una ricetta miracolosa per arginare questo fenomeno, ma abbiamo il dovere di garantire ai ragazzi il diritto a restare e soprattutto il diritto a tornare, spingendo la classe politica a volgere lo sguardo verso le nostre istanze».
Perché giovani che parlano ai giovani, non è uno slogan, ma una relazione che si costruisce passo dopo passo, tra un passato a tratti da dimenticare e un futuro tutto da scrivere.
«Con il nuovo corso e la guida del presidente Conte, è previsto un radicamento più capillare nei territori, anche quelli più marginalizzati – afferma – così facendo ci verrà data la possibilità d’incidere sul presente producendo la nostra personale alternativa».
Un disegno politico ampio, ambizioso, che Ada, come tanti altri suoi coetanei ha deciso di abbracciare. E se la cercate, la troverete con i suoi giornali sottobraccio, nelle manifestazioni o nei gazebo, a sostenere misure come il salario minimo:
«Domenica 8 ottobre c’è stato il firma day, una giornata importante, perché in tutto il paese i cittadini hanno dimostrato che vogliono questa misura. Al governo non c’è nessuna apertura, e la preoccupazione è che il testo vada nel dimenticatoio. Eppure questa misura rappresenterebbe un’opportunità di riscatto sociale, soprattutto al sud dov’è molto più ampia la forbice delle diseguaglianze».
Perché non importa dove ti trovi, se a Roma o in una piccola piazza di una piccola provincia. L’importante è seguire la stella polare, perché solo lei ti riporterà a casa.
E la seconda casa di Ada è Rende: «Siamo noi giovani i protagonisti, anche qui, dove si è costituito il gruppo territoriale di cui faccio parte, guidato da Domenico Miceli. Questo processo è appena partito e proseguirà parallelamente al percorso nazionale, nato a giugno con la presentazione della nuova giovanile».
Con la voce sicura, e gli occhi lucenti di chi ama quello che fa, continua: «Il dialogo con deputati, senatori, portavoce locali, ma anche con i vari rappresentanti dei gruppi territoriali, è sempre molto diretto. Anche il confronto con i giovani di tutta Italia mi ha fatto capire che ci sono delle differenze, ma i disagi hanno più o meno gli stessi connotati».
Scopriamo che da poche ore è stata nominata referente giovane del gruppo territoriale di cui fa parte, la chiusura di un cerchio magico, dopo anni di battaglie: «Collaborare a stretto contatto con i diversi rappresentanti territoriali, e con il coordinatore provinciale Giuseppe Giorno, sarà molto avvincente. L’obiettivo è quello d’incrementare il numero di ragazzi/e nel gruppo territoriale, e iniziare a prendere contatti con realtà associative, organizzazioni o enti, che operano nell’ambito delle politiche giovanili».
Ma qual è il suo sogno politico?
Glielo chiediamo, e dopo averci pensato un po’, confessa: «Il mio sogno è quello di rompere veramente il soffitto di cristallo, coinvolgendo le classi sociali meno abbienti, i giovani e soprattutto le donne».
Un empowerment che non sia lo specchio di un uomo solo al comando, (simbolo di un patriarcato ancora in auge), ma di un sistema collettivo, dove si può e si deve avere voce in capitolo.
Non si può predire quel che sarà, ma una cosa è certa: con la pazienza e la dedizione si possono ottenere buoni risultati. Proprio come la goccia che scava la pietra, non con la forza, ma con la perseveranza. (mm)