L'ANALISI DI PIETRO MASSIMO BUSETTA SULL'ENNESIMO SCIPPO AI DANNI DEL MEZZOGIORNO;
L'INCAPACITÀ DI SPENDERE NON GIUSTIFICA I "FURTI" DELLE REGIONI PIÙ RICCHE AL SUD

L’INCAPACITÀ DI SPENDERE NON GIUSTIFICA
I “FURTI” DELLE REGIONI PIÙ RICCHE AL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTAMatteo Salvini: Robin Hood al contrario? Toglie risorse alle parti deboli per destinarle a quelle ricche?

«Una scelta sbagliata, quella di togliere proprio a chi ha ritardi storici infrastrutturali, il tutto per sostenere solo una parte del Paese», dice  il deputato del Pd, Marco Simiani, che ha sollevato il caso e presentato una interrogazione parlamentare.  In particolare si tratta di oltre 2 miliardi destinati a opere del Centro Nord.  

L’attenzione che si dedica alla distribuzione delle risorse é meritevole di attenzione, se non diventa solo strumentale rispetto all’agone politico.

Perché é vero che l’elettorato italiano si contraddistingue per la sua memoria corta, ma se oggi siamo ad uno “scippo” annuale di circa 60 miliardi – se la spesa pro capite fosse uguale nelle due parti del Paese- le responsabilità vanno equamente divise tra Centro-Destra e Centro Sinistra.

E se oggi combattiamo contro la autonomia differenziata “il  merito” é dell’inseguimento fallimentare del Pd sui temi della Lega Nord. 

L’impegno meridionalista di un partito non può essere racchiuso in una denuncia, facilmente catalogabile come “strumentale”, quanto invece in una visione complessiva che mi pare oggi non abbia nessuno. 

Assistiamo ad interventi parcellizzati sui vari temi, che hanno come risultato quello di  una mancata visione che vede nell’emigrazione l’unico sviluppo possibile. Un mancato confronto con i dati veri del sottosviluppo del Sud, in una visione nella quale i 100 mila che oggi sono costretti ad emigrare per mancanza di opportunità sono quasi irrilevanti. 

Ghost, fantasmi, che non torneranno più, che costano alle Regioni del Mezzogiorno 20 miliardi.

Non abbiamo assistito a nessun grido di dolore quando Mario Monti cancellò, con una gomma da matita, l’investimento di poco meno di due miliardi sul ponte sullo stretto, rubando il futuro euromediterraneo al Paese e al’Europa, e ritardando l’ammodernamento ferroviario e stradale da Napoli a Palermo, sacrificando per i successivi perlomeno 10 anni il porto di Augusta, per spostarli su investimenti al canale di gronda di Genova. 

Né mi pare ci siano prese di posizione determinate contro  la costruzione di una alta velocità farlocca che vede una Palermo Catania che va al Massimo a 200 km orari e una Palermo Messina che rimane a binario unico. 

Per essere credibili non basta che Bonaccini rinunci, a parole, all’autonomia differenziata, sciogliendosi dall’abbraccio mortale che lo ha stretto per anni a Zaia e Fontana. 

Ci vuole un impegno serio su un tema che non é mai diventato, in realtà, centrale per nessun partito, preoccupati tutti   di perdere il consenso di un ricco Nord attentissimo a difendere quelli che ritiene i propri interessi, ma che in realtà sta destinando tutto il Paese a crescite molto contenute, rinunciando a quel ruolo di piattaforma logistica,  che intanto i greci con il Pireo, ma anche i marocchini con Tanger med, ci hanno già sottratto. 

A noi che stiamo collegando finalmente Gioia Tauro al sistema ferroviario, mentre Augusta rimane ancora sentinella muta a guardare passare le migliaia di navi porta containers che si sperava scegliessero Genova o Trieste, ma che invece proseguono per Rotterdam, portando in Olanda traffico ed occupazione aggiuntiva.

In totale la rimodulazione vale 2,5 miliardi di euro, soldi che saranno subito dirottati per altre opere: 1,1 miliardi di euro andranno per la linea ad Alta velocità Verona- Padova e per l’attraversamento di Vicenza. Altri 462 milioni per il nodo Terzo Valico di Genova. E, ancora, 563 milioni per coprire cantieri e gare in corso nel 2023. I restanti 500 milioni sono divisi a pioggia, tra gli altri, per il nodo di Bolzano (15 milioni) per la linea Torino-Padova (50 milioni) o per l’adeguamento infrastrutturale e tecnologico del nodo di Firenze dell’Alta velocità (80 milioni) e i sottopassi della Merano-Bolzano (15 milioni di euro). Su Roma aumentate le risorse per 21 milioni per il «potenziamento della Roma- Tuscolana». Per il Mezzogiorno nell’elenco dei beneficiari c’è solo il bypass ferroviario di Augusta per 68 milioni di euro e una tratta della Foggia- Lecce per 12 milioni.  

Probabilmente le ragioni di tale rimodulazione stanno nella impossibilità tecnica di utilizzare le risorse al Sud, perché non dimentichiamo che la cosa peggiore della rimodulazione non é la perdita delle risorse per una parte, ma  i ritardi infiniti nella spesa, che bisogna cominciare a capire che sono costi vivi, e che é un problema che riguarda tutto il Paese.

Sentiremo cosa avrà da dire il Ministro Salvini, che si é intestata la battaglia del ponte, attirandosi tante critiche anche all’interno della sua parte politica e opposizione e sberleffi infiniti. Anche se lo aspettiamo alla posa della prima pietra e al rispetto del timetable annunciato.

Ma per rispondere alle critiche formulate é necessario che il Ministero delle infrastrutture faccia chiarezza e pubblichi il progetto che ha per il  Paese in termini infrastrutturali, portuali, autostradali e ferroviarie a lungo termine  (2032) a medio (2028) e a breve (2025). 

Perché per esempio a breve, come si intende collegare Agrigento capitale della cultura nel 2025? Con un aeroporto provvisorio? Visto che certamente né ferrovia né sistema stradale la renderanno raggiungibile nei tempi necessari. O vogliamo perdere questa grande opportunità per la provincia con il più alto tasso di emigrazione, di neet, ma anche di beni ambientali e culturali? Forse sarebbe il caso di coinvolgere l’esercito come si fa per le aree che sono isolate da un evento naturale. 

Così come in attesa che Augusta, con Gioia Tauro, diventi  un hub portuale naturale, collegata con l’alta capacità ferroviaria, cioè in attesa del ponte, vogliamo rilanciare il porto rendendolo adeguato per un traffico importante?

Intanto di “complice silenzio, sullo scippo, di presidenti di Regione e di troppi parlamentari meridionali” parla lo scrittore Pino Aprile che, da presidente onorario dell’intergruppo parlamentare Sud, sta preparando un’iniziativa a settembre che raccordi le rivendicazioni dei sindaci e quelle dei deputati e senatori che invece vogliono far sentire la loro voce in difesa del Mezzogiorno.

Farsi sentire é d’obbligo per il Sud ma a patto che distinguiamo chi é credibile da chi non lo é più. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]