BISOGNA SPENDERE DAVVERO LE RISORSE
DISPONIBILI PER INFRASTRUTTURE AL SUD

di ERCOLE INCALZA – Pochi quotidiani hanno riportato una serie di notizie che, a mio avviso, aprono una nuova fase nei rapporti tra organo centrale ed organo locale, tra Stato e Regioni. La prima notizia è sfuggita anche agli schieramenti che oggi caratterizzano la attuale opposizione al Governo, mi riferisco in particolare alla assenza, nel Disegno di Legge di Stabilità 2025, di risorse in conto capitale per l’avvio di opere infrastrutturali ed il ricorso ad un articolo, in particolare l’articolo 120, sempre del Disegno di Legge, che riporto di seguito, in cui si precisa:

Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un fondo da ripartire a favore delle Amministrazioni centrali dello Stato, per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, con una dotazione complessiva di 24.000 milioni di euro, di cui 3.500 milioni di euro per l’anno 2027, 2.000 milioni di euro per l’anno 2028, 1.000 milioni di euro per l’anno 2029 e 2.500 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2030 al 2036.

Il fondo di cui al comma 1 è destinato a interventi, anche già finanziati parzialmente, che presentino un cronoprogramma procedurale compatibile con il rispetto dei saldi di finanza pubblica, nei limiti delle risorse previste per ciascuna amministrazione dal suddetto allegato. I predetti decreti sono comunicati alle Commissioni parlamentari competenti e alla Corte dei conti. I decreti prevedono le modalità di monitoraggio sui sistemi informativi del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato degli interventi e il relativo Cup, nonché la disciplina della revoca in caso di mancato rispetto del cronoprogramma.

In questo articolo, ripeto, si assegna una dotazione complessiva di 24.000 milioni di euro, disponibile però a partire dal 2027 di cui 3.500 milioni di euro per l’anno 2027. Una norma che tra l’altro contrasta con il Decreto Legislativo 93/2016, sempre in vigore, che all’articolo 2, comma 2, precisa: Le amministrazioni centrali dello Stato possono assumere impegni nei limiti dell’intera somma indicata dalle leggi di cui al comma 1. I relativi pagamenti devono, comunque, essere contenuti nei limiti delle autorizzazioni annuali di bilancio.

Quindi questa forzatura non notata neppure, come detto prima, dalla forze di opposizione denuncia chiaramente la limitata disponibilità di risorse e la corretta azione del Ministro Giorgetti di non gravare ulteriormente sul debito pubblico.

Ma proprio questa emergenza che, insisto, forse ancora non capita, ha portato il Ministero dell’Economia e delle Finanze a modificare, in modo sostanziale, il rapporto con le singole Regioni, in modo particolare con le Regioni del Mezzogiorno che utilizzano, per una quota dell’80%, le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione. Risorse che hanno visto, proprio in queste ultime settimane, la sottoscrizione, tra la Presidente del Consiglio e i Presidenti delle Regioni, degli atti con cui verranno assegnate le relative risorse.

L’Accordo siglato con la Campania porta a compimento il percorso di assegnazione delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 pari a 6,5 miliardi di euro, quello con la Puglia porta ad un ammontare di 4,6 miliardi di euro, ecc.

In realtà sono le uniche risorse vere che garantiranno trasferimenti da parte dello Stato verso le varie realtà territoriali e questa ormai obbligata presa di coscienza ci porta purtroppo a constatare lo stato di avanzamento della spesa, proprio da parte delle varie Regioni, di tale Fondo.

Ebbene la Ragioneria Generale dello Stato, nel bollettino bimestrale sul monitoraggio delle politiche di coesione, ha comunicato la percentuale di pagamenti sul valore dei programmi: la percentuale è pari al 2,8% cioè 2,1 miliardi di euro su un totale di 75 miliardi.

Ricordo che il Programma è partito nel 2021, cioè quasi quattro anni fa e restano solo tre anni alla fine dell’arco temporale garantito dal Fondo. Cioè non abbiamo per niente letto attentamente la triste esperienza dell’utilizzo dei Fondi di Sviluppo e Coesione del periodo 2014 – 2020. Ancora oggi dopo la scadenza di tale Fondo nel 2022 (il Fondo scadeva nel 2020 ma prevedeva una proroga fino al 2020) siamo riusciti a spendere appena 33 miliardi di euro su 84,4 miliardi di euro.

Ebbene, la ormai misurabile carenza di risorse e la contestuale incapacità della spesa da parte delle Regioni ha portato il Ministero dell’Economia e delle Finanze a dare vita ad una sorta di organismo di vigilanza. Fino ad oggi ai vari Presidenti delle Regioni bastava rispettare il pareggio di bilancio, dall’anno prossimo nella gestione della loro spesa dovranno rispondere ad una Commissione nata con un duplice obiettivo; Evitare gli sprechi, monitorare costantemente le politiche finanziarie delle Regioni per evitare che una loro cattiva gestione, una loro incapacità della spesa incrini la soglia dell’1,3 % di crescita della spesa primaria, soglia concordata dal Ministro Giorgetti con la Unione Europea ed inserita nel Piano Strutturale di Bilancio.

Concludo precisando che la ormai presa d’atto di una assenza di risorse senza dubbio ha portato il Governo ad invocare una norma che contrasta con provvedimenti già assunti in passato e, al tempo stesso, anche priva di adeguata concretezza, tuttavia questa apprezzabile coscienza ha portato, contestualmente, ad una lettura responsabile delle uniche risorse disponibili, cioè quelle del Fondo di Sviluppo e Coesione, e alla esigenza di imporre un codice comportamentale nuovo nei rapporti tra Stato e Regioni legato proprio alla capacità della spesa.

Bisogna dare atto alla Regione Campania ed alla Regione Calabria, già prima delle sottoscrizioni degli accordi tra Stato e Regioni sull’utilizzo di tali fondi, di avere, in modo organico e capillare, attivato le procedure necessarie per consentire un concreto e misurabile utilizzo delle risorse stesse.

Insisto: l’utilizzo delle risorse del Pnrr, anche con una possibile proroga, non assicurano una rilevante copertura delle esigenze avanzate dalle Regioni e quindi l’unico vero riferimento finanziario rimane il Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027, un Fondo che ci dà un respiro finanziario certo nel prossimo biennio di 29,3 miliardi di euro; evitiamo di ripetere la triste esperienza vissuta nell’utilizzo del Fondo 2014 – 2020. (ei)

ALTA VELOCITÀ, LE RISORSE NON MANCANO
È NECESSARIA CHIAREZZA SUL TRACCIATO

di NINO MALLAMACILa Calabria, per la collocazione geografica e la peculiare morfologia del suo territorio, è più un’isola che una penisola, caratterizzata perciò da una marginalità che solo vie di comunicazione moderne e veloci possono abbattere. Iritardi nella progettazione sono non di rado causa di slittamenti dei finanziamenti e quindi della realizzazione delle opere.

Francesco Russo, professore ordinario di ingegneria dei trasporti presso l’Università Mediterranea, da noi interpellato, allarga il discorso alla politica – di qualsiasi schieramento, precisa – che dimostra scarso interesse alla pianificazione e quindi alla progettazione. Secondo lui, inoltre, si dovrebbe rivedere tutto il piano per l’alta velocità e le linee ferroviarie calabresi in generale.Mancano i progetti. La soluzione potrebbe venire dalla Regione, che dovrebbe supportare la loro redazione. Dirò una cosa che può apparire strana: l’unica cosa che non manca in Italia sono i fondi, principalmente per investimenti e infrastrutture, perché arrivano dall’Europa e dallo Stato.

– Quindi, nonostante il ponte sullo Stretto dreni molte risorse ci sarebbero i fondi per fare altro?

«Ne sono convinto, quello che manca sono i progetti».

– Come si risolve questo problema? Dovrebbe entrare in campo la Regione?

«La Regione deve prendere in mano la partita, così come è stato fatto, ad esempio, nel 2017, quando bisognava realizzare le banchine lato est nel porto diGioia Tauro, i cui lavori sono stati completati quest’estate. La questione da affrontare è quella della progettazione. Se non si hanno i progetti completi non si fa niente».

– Ma perché non ci sono i progetti?Supponiamo che per un progetto per l’alta velocità occorrano 1, 2 o 3 anni; per reperire le risorse altri 3; per realizzare l’opera ulteriori 10. In sostanza, l’opera programmata sarà pronta, se tutto va bene, in 15 anni. Oggi la politica, senza distinzione di schieramenti, è fatta purtroppo di informazioni fast food, di cose da portare all’incasso subito in termini di pubblicità, immagine. Uninfrastruttura che richiede 15 anni non porta lustro a nessuno. Su questa impostazione la società civile, i giornali, i cittadini si devono impegnare per fare presente che è cruciale, ad esempio, fare un’alta velocità che vada fino a Metaponto e poi a Sibari, perché è l’unico modo per salvare la Calabria. Giornali, Università, scuole, circoli culturali dovrebbero pretendere un‘azione politica con una lettura strategica: oltre al fast food dell’oggi va guardata la prospettiva, il futuro».

– Torniamo all’alta velocità in Calabria. Un problema è quello del tracciato.

«L’attuale proposta di tracciato presenta un problema enorme che io definisco “di doppio curvone”. La linea da Salerno punta verso est fino a Romagnano e poi torna a Praia a Mare. Il tragitto deve invece essere dritto, da Battipaglia a Praia a Mare».

Perché è stata operata questa scelta?

«La Battipaglia – Romagnano è sulla linea Battipaglia Cosenza, ed è giusto, così com’è giusto che venga realizzata la Potenza – Metaponto perché la Basilicata ela Puglia lato jonico devono essere collegate. Ma, come ho più volte detto, la Battipaglia Romagnano Potenza Metaponto non basta: va collegata anche la piana di Sibari. così la linea jonica dell’alta velocità sarebbe Battipaglia – Romagnano Potenza – Metaponto Sibari. La tirrenica, invece, andrebbe da Battipaglia direttamente a Praia a Mare, per poi proseguire per Lamezia, Vibo e Reggio, non virare verso Romagnano per poi tornare sulla costa tirrenica».

– Si allunga anche il percorso invece di accorciarlo!

«Pensiamo semplicemente al teorema di Pitagora: ci sono i 2 cateti, uno Battipaglia Romagnano e l’altro Romagnano Praia.L’ipotenusa è sempre più corta, quindi va realizzato il percorso dritto Battipaglia – Praia a Mare, non tutto il gran giro cui hanno pensato. Tutto ha un senso se alpercorso tirrenico si affianca l’alta velocità fino a Sibari. A questo punto avremmo Sibari testata alta velocità ionica, Reggio con Villa testata alta velocità tirrenica.Ora è stato ripreso un progetto che avevamo (giunta Oliverio, con Russo assessore ai trasporti, n.d.r.) posto in campo nel 2017 per l’elettrificazione della ferrovia jonica. Con l’elettrificazione della jonica e l’alta velocità fino a Sibari si può partire con frecciargento da Crotone…».

–… e una volta a Sibari si passo dall’altra parte, sulla tirrenica, e si arriva a Roma.

Esatto: Sibari Metaponto Potenza Salerno Napoli Roma, in 3 ore. Inoltre, per il 2030 è previsto il completamento della nuova galleria Santomarco (Paola Cosenza)che sbuca 3 km a nord dell’Università di Arcavacata. Siccome da Cosenza a Sibari la linea ferroviaria è nuovissima si collega rapidamente Paola con Sibari. Da Cosenza si può andare a Sibari oppure a Paola, quindi Cosenza si trova al centro di tutta la partita. Andando giù, si sta sistemando la Catanzaro Lido Lamezia. Quindi avremmo un sistema che per i prossimi 100 anni porterebbe in Calabria sviluppo lavoro occupazione.

– Importantissimo questo collegamento, perché per la nostra regione uno dei problemi di sempre è stato quello dell’attraversamento da una costa all’altra, dal Tirreno allo Jonio e viceversa.

«Però se, in questo momento, si passa da Lamezia a Catanzaro Lido, ci si trova il nulla. Se invece si avesse tutta la linea jonica elettrificata, si arriverebbe a Crotone rapidamente e, se fosse accettata l’idea di fare arrivare l’Av fino a Sibari, in 3 ore a Roma».

– Quale sarebbe l’impatto dell’Av sull’economia?

«L‘Italia del nord ha un sistema poderoso di alta velocità. Lì ha prodotto un incremento differenziale di Pil dell’1 %. La Calabria negli ultimi 10 anni ha viaggiato in media con un incremento annuo dello 0,6/0,7 di PIL. Significa quindi più del raddoppio del Pil della Calabria, il che cambierebbe la storia della regione, il modo di percepirla in Europa e nel mondo. Penso ai piccoli artigiani e commercianti, ai professionisti, ai piccoli industriali, a tutta l’economia importante e di qualità che abbiamo. Si rende conto che significa arrivare in Calabria, arrivare a Sibari da Roma in meno di 3 ore?».

– Significa proprio abbattere la marginalità della Calabria.

«Penso a Sibari perché è una delle aree produttive più importanti della Calabria per l’agricoltura, l’industria, il meccanico leggero. Non a caso Baker Hughes ha pensato a Corigliano. C’è tutto un territorio di piccole imprese meccaniche e metalmeccaniche di grandissima qualità. A parte la storia, la cultura, l’archeologia. Quella zona può esplodere e diventare locomotiva per tutta la Calabria. Per questo, come ho sempre difeso la linea Av tirrenica, allo stesso modo dico facciamo la linea ionica…».

– Perché sarebbe fondamentale per collegare tutta quella zona con le aree produttive del Paese.

«Dobbiamo tutelare gli interessi di tutta la Calabria: della piana di Lamezia, della Locride, costruendo modelli di accessibilità per garantire un futuro non legato all’assistenza. Il futuro lo cambiamo con l’inserimento nei grandi sistemi economici nazionali. Se da Sibari a Roma ci si impiega meno di 3 ore si cambia la storia della Calabria. Allo stato insomma il collegamento non esiste proprio. L‘unica cosa poco più decente che abbiamo è il treno (una scelta della giunta Oliverio) che parte da Sibari e va a Bolzano. Ma sempre via Cosenza e Paola.Se invece si fa arrivare l’A.V. a Sibari, in meno di 3 ore si arriva a Roma. Così facendo, inoltre, con i due tratti che, partendo da Metaponto, vanno a Sibari e a Taranto, si integrano i porti di Corigliano e Taranto».

– Lei ci ha detto che il padre di tutti i problemi è la carenza nella progettazione. Ma noi abbiamo anche fior di università che sfornano professionalità che poi vanno a operare altrove. Daremmo quindi anche un’occasione di lavoro gratificante e di qualità a questi calabresi.

«La Calabria ha la possibilità di fare tutto quello che vuole, ha qualità formidabili. Pensi che ci sono ragazzi calabresi professori ordinari di Trasporti nelle più importanti università fuori regione. A Roma Tor Vergata, per esempio, sono tutti ragazzi calabresi che hanno vinto i concorsi più difficili».

Insomma, ancora una volta, grazie in questo caso al professore Russo, abbiamo l’opportunità di saggiare le potenzialità di questa nostra regione. Quando giungerà il tempo in cui la Calabria sarà capace di tradurle in realtà? Una domanda che fluttua nell’aria e rimane senza risposta. (nm)

L’OPINIONE / Mariaelena Senese: Per colmare divario infrastrutturale occorre un piano di risorse straordinario

di MARIAELENA SENESE – Per colmare il pesante divario infrastrutturale che allontana la Calabria dal resto del Paese occorre un piano di risorse straordinarie. Quelle stanziate sino ad oggi, direttamente dallo Stato e poi messe a disposizione anche dall’Unione Europea attraverso il Pnrr, appaiono insufficienti – nonostante la mole – per ammodernare e rendere efficienti gli assetti viari e ferroviari di questa regione.

Sui fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che spinge forte sul pedale dell’acceleratore rispetto alla Misura 3 rispetto alle altre misure, pesa poi la tagliola del tempo a disposizione per la realizzazione dei progetti. Se, infatti, non si dovesse optare per la richiesta di uno slittamento riteniamo quantomeno difficile, se non impossibile, che i progetti coperti con i fondi del Pnrr possano vedere la luce entro il 2026.

Stiamo parlano di oltre 3 miliardi di euro, quasi il 37% dell’investimento totale previsto dal Pnrr per la Calabria (come si evince dai dati resi pubblici dalla Regione Calabria), che dovrebbero servire per dare corso a venti progetti: 18 per il miglioramento della rete ferroviaria e 2 indirizzati sull’intermodalità e la logistica integrata.

Ma anche questa importante dotazione finanziaria appare poca cosa se paragonata con il costo stimato dall’Anas per il completamento della Strada statale 106 che si attesta sopra i 13 miliardi di euro, quasi quanto si stima possa servire per la realizzazione del Ponte sullo Stretto.
Davanti a questa enorme mole di denaro che ancora oggi, nonostante diversi anni di commissariamento, non è bastata a cambiare il volto della Strada statale 106, i tempi ristretti per la messa a terra dei finanziamenti del Pnrr e la loro sbilanciata programmazione, che si dimentica di sostenere economicamente e finanziariamente la cura del settore sanitario, ci fanno intravvedere un futuro cupo per un regione che non riesce a fermare la grave emorragia di giovani che la sta interessando da diverso tempo e, ancora, non è in grado di dare concretezza a politiche infrastrutturali e di sviluppo capaci di segnare una svolta decisiva rispetto al percorso di decrescita in cui è impelagata.

Cosa dire, poi, della tratta ferrata che da anni attende l’elettrificazione del tratto jonico e, da qualche tempo, aspetta che l’Alta velocità possa arrivare sino a Reggio Calabria. Se, infatti, Rete ferroviaria italiana prevede di investire in interventi ferroviari sul territorio della Calabria oltre 36 miliardi di euro, di cui oltre 16 miliardi già finanziati, la messa a terra di questa ingente mole di finanziamenti rimane sulla carta di certo per l’anno corrente ma solo per quanto riguarda i primi interventi per la realizzazione dell’Alta velocità ferroviaria.
Per il momento l’intervento che pare poter avere una accelerazione in vista di una sua definizione, ma comunque con una previsione al 2030 per la sua cantierizzazione, è quello relativo al raddoppio della galleria Santomarco. Per il resto, invece, il prolungamento dell’Alta velocità fino alla città dei Bronzi rimane assai aleatorio.

Davanti a questo stato di cose, quindi, rimarchiamo la necessità di un cambio di passo nelle politiche del Governo rispetto a una terra che non solo non riesce a colmare il suo atavico divario con il resto del Paese ma che, purtroppo, sta perdendo anche contatto rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno. (ms)

[Maria Elena Senese è segretaria generale Uil Calabria]

L’OPINIONE / Gianmichele Bosco: Inaccettabile il taglio dei fondi al Sud

di GIANMICHELE BOSCO – Il taglio di 3,5 miliardi di euro al Fondo perequativo infrastrutturale da parte del Governo è un duro colpo per il Sud Italia, che già soffre di un divario infrastrutturale rispetto al resto del Paese.

Le argomentazioni del ministro Matteo Salvini, che definisce la riduzione “solo contabile” e non sostanziale, non convincono per nulla. La realtà è che questa scelta avrà un impatto negativo concreto sulla realizzazione di opere infrastrutturali essenziali per il Mezzogiorno, come strade, ferrovie, scuole e ospedali.
È emblematico che il taglio di 3,5 miliardi al Fondo perequativo infrastrutturale avvenga proprio mentre il governo si appresta a spendere decine di miliardi di euro per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Un’opera faraonica che non rappresenta una priorità per la Calabria, la Sicilia e il Paese. Sono altre le vere priorità su cui il governo dovrebbe investire, non su un ponte che, a detta di molti esperti, presenta notevoli criticità ambientali e economiche.
Come presidente del consiglio comunale, stigmatizzo con forza questa decisione del governo, che rappresenta un atto di grave ingiustizia verso il Sud Italia. È inaccettabile che le risorse destinate a colmare il divario infrastrutturale vengano dirottate altrove. Il Sud Italia ha bisogno di investimenti, non di tagli. (gb)
[Gianmichele Bosco è presidente del Consiglio comunale di Catanzaro]

L’INCAPACITÀ DI SPENDERE NON GIUSTIFICA
I “FURTI” DELLE REGIONI PIÙ RICCHE AL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTAMatteo Salvini: Robin Hood al contrario? Toglie risorse alle parti deboli per destinarle a quelle ricche?

«Una scelta sbagliata, quella di togliere proprio a chi ha ritardi storici infrastrutturali, il tutto per sostenere solo una parte del Paese», dice  il deputato del Pd, Marco Simiani, che ha sollevato il caso e presentato una interrogazione parlamentare.  In particolare si tratta di oltre 2 miliardi destinati a opere del Centro Nord.  

L’attenzione che si dedica alla distribuzione delle risorse é meritevole di attenzione, se non diventa solo strumentale rispetto all’agone politico.

Perché é vero che l’elettorato italiano si contraddistingue per la sua memoria corta, ma se oggi siamo ad uno “scippo” annuale di circa 60 miliardi – se la spesa pro capite fosse uguale nelle due parti del Paese- le responsabilità vanno equamente divise tra Centro-Destra e Centro Sinistra.

E se oggi combattiamo contro la autonomia differenziata “il  merito” é dell’inseguimento fallimentare del Pd sui temi della Lega Nord. 

L’impegno meridionalista di un partito non può essere racchiuso in una denuncia, facilmente catalogabile come “strumentale”, quanto invece in una visione complessiva che mi pare oggi non abbia nessuno. 

Assistiamo ad interventi parcellizzati sui vari temi, che hanno come risultato quello di  una mancata visione che vede nell’emigrazione l’unico sviluppo possibile. Un mancato confronto con i dati veri del sottosviluppo del Sud, in una visione nella quale i 100 mila che oggi sono costretti ad emigrare per mancanza di opportunità sono quasi irrilevanti. 

Ghost, fantasmi, che non torneranno più, che costano alle Regioni del Mezzogiorno 20 miliardi.

Non abbiamo assistito a nessun grido di dolore quando Mario Monti cancellò, con una gomma da matita, l’investimento di poco meno di due miliardi sul ponte sullo stretto, rubando il futuro euromediterraneo al Paese e al’Europa, e ritardando l’ammodernamento ferroviario e stradale da Napoli a Palermo, sacrificando per i successivi perlomeno 10 anni il porto di Augusta, per spostarli su investimenti al canale di gronda di Genova. 

Né mi pare ci siano prese di posizione determinate contro  la costruzione di una alta velocità farlocca che vede una Palermo Catania che va al Massimo a 200 km orari e una Palermo Messina che rimane a binario unico. 

Per essere credibili non basta che Bonaccini rinunci, a parole, all’autonomia differenziata, sciogliendosi dall’abbraccio mortale che lo ha stretto per anni a Zaia e Fontana. 

Ci vuole un impegno serio su un tema che non é mai diventato, in realtà, centrale per nessun partito, preoccupati tutti   di perdere il consenso di un ricco Nord attentissimo a difendere quelli che ritiene i propri interessi, ma che in realtà sta destinando tutto il Paese a crescite molto contenute, rinunciando a quel ruolo di piattaforma logistica,  che intanto i greci con il Pireo, ma anche i marocchini con Tanger med, ci hanno già sottratto. 

A noi che stiamo collegando finalmente Gioia Tauro al sistema ferroviario, mentre Augusta rimane ancora sentinella muta a guardare passare le migliaia di navi porta containers che si sperava scegliessero Genova o Trieste, ma che invece proseguono per Rotterdam, portando in Olanda traffico ed occupazione aggiuntiva.

In totale la rimodulazione vale 2,5 miliardi di euro, soldi che saranno subito dirottati per altre opere: 1,1 miliardi di euro andranno per la linea ad Alta velocità Verona- Padova e per l’attraversamento di Vicenza. Altri 462 milioni per il nodo Terzo Valico di Genova. E, ancora, 563 milioni per coprire cantieri e gare in corso nel 2023. I restanti 500 milioni sono divisi a pioggia, tra gli altri, per il nodo di Bolzano (15 milioni) per la linea Torino-Padova (50 milioni) o per l’adeguamento infrastrutturale e tecnologico del nodo di Firenze dell’Alta velocità (80 milioni) e i sottopassi della Merano-Bolzano (15 milioni di euro). Su Roma aumentate le risorse per 21 milioni per il «potenziamento della Roma- Tuscolana». Per il Mezzogiorno nell’elenco dei beneficiari c’è solo il bypass ferroviario di Augusta per 68 milioni di euro e una tratta della Foggia- Lecce per 12 milioni.  

Probabilmente le ragioni di tale rimodulazione stanno nella impossibilità tecnica di utilizzare le risorse al Sud, perché non dimentichiamo che la cosa peggiore della rimodulazione non é la perdita delle risorse per una parte, ma  i ritardi infiniti nella spesa, che bisogna cominciare a capire che sono costi vivi, e che é un problema che riguarda tutto il Paese.

Sentiremo cosa avrà da dire il Ministro Salvini, che si é intestata la battaglia del ponte, attirandosi tante critiche anche all’interno della sua parte politica e opposizione e sberleffi infiniti. Anche se lo aspettiamo alla posa della prima pietra e al rispetto del timetable annunciato.

Ma per rispondere alle critiche formulate é necessario che il Ministero delle infrastrutture faccia chiarezza e pubblichi il progetto che ha per il  Paese in termini infrastrutturali, portuali, autostradali e ferroviarie a lungo termine  (2032) a medio (2028) e a breve (2025). 

Perché per esempio a breve, come si intende collegare Agrigento capitale della cultura nel 2025? Con un aeroporto provvisorio? Visto che certamente né ferrovia né sistema stradale la renderanno raggiungibile nei tempi necessari. O vogliamo perdere questa grande opportunità per la provincia con il più alto tasso di emigrazione, di neet, ma anche di beni ambientali e culturali? Forse sarebbe il caso di coinvolgere l’esercito come si fa per le aree che sono isolate da un evento naturale. 

Così come in attesa che Augusta, con Gioia Tauro, diventi  un hub portuale naturale, collegata con l’alta capacità ferroviaria, cioè in attesa del ponte, vogliamo rilanciare il porto rendendolo adeguato per un traffico importante?

Intanto di “complice silenzio, sullo scippo, di presidenti di Regione e di troppi parlamentari meridionali” parla lo scrittore Pino Aprile che, da presidente onorario dell’intergruppo parlamentare Sud, sta preparando un’iniziativa a settembre che raccordi le rivendicazioni dei sindaci e quelle dei deputati e senatori che invece vogliono far sentire la loro voce in difesa del Mezzogiorno.

Farsi sentire é d’obbligo per il Sud ma a patto che distinguiamo chi é credibile da chi non lo é più. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Rimodulazione Pnrr, Lo Schiavo: la politica calabrese si mobiliti contro il saccheggio di Salvini

Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo si è rivolto a tutta la politica calabrese, affinché si mobiliti contro «la rimodulazione dei fondi del Pnrr operata dal ministero delle Infrastrutture, guidato dal vicepremier Matteo Salvini, con la quale si sottraggono ben 2,5 miliardi di euro destinati alle regioni del Mezzogiorno per garantire la copertura di opere pubbliche concentrate in Piemonte, Lombardia e Veneto».

«Siamo di fronte ad un nuovo, volgare, gioco delle tre carte con il quale il ministro leghista-nordista mai pentito, con una mano sventola la carta illusoria della mega opera del Ponte sullo Stretto – ha detto Lo Schiavo –  e con l’altra sottrae con destrezza fior di risorse alle infrastrutture del Sud Italia, per destinarle al completamento di altre opere casualmente concentrate oltre la Linea Gotica. Un autentico saccheggio ai danni del Sud quello che emerge dall’informativa dello stesso Salvini che dirotta i fondi sull’alta velocità Verona-Padova, sul secondo lotto di Vicenza, sul terzo valico dei Giovi e sul nodo di Genova. Una maxi-rimodulazione ovviamente a danno di opere previste al Sud e in Calabria, dove, in particolare, erano in programma interventi sulle linee ferroviarie Lamezia Terme-Catanzaro e Sibari-Melito Porto Salvo».

«Un colpo di mano inaccettabile, in linea con gli intendimenti leghisti celati dal disegno dell’Autonomia differenziata, e rispetto al quale, questa volta, mi auguro non vi siano complicità da parte del Governo regionale – ha concluso –. Auspico, al contrario, che si levi forte la voce di condanna da parte di tutto il Consiglio regionale e anche dalla Giunta, a stigmatizzare questo atteggiamento predatorio che rischia solo di far sprofondare ancor di più una regione che, più di altre, ha fame di infrastrutture moderne ed efficienti». (rrc)

L’OPINIONE / Vincenzo Capellupo: Calabria e Catanzaro tradite dal Carroccio

di VINCENZO CAPELLUPO – È un triste spettacolo quello che sta mettendo in scena la Lega guidata da Matteo Salvini, mentre tradisce le promesse fatte alla Calabria e alle sue città, tra cui Catanzaro. Mentre il ministero delle Infrastrutture, sotto la guida leghista, avrebbe dovuto garantire i fondi necessari per realizzare opere cruciali inserite nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e nei contratti di programma, assistiamo invece a un’indecente manovra di rimodulazione degli stanziamenti, che favorisce regioni del Nord a discapito del Sud.

Senza alcun clamore, è stato dato il via libera a uno scippo di 2,5 miliardi di euro, un atto deliberato che risponde più a logiche politiche che all’interesse collettivo del Paese. Opere indispensabili in Calabria, già sofferente a causa di anni di abbandono e sottosviluppo, vengono spogliate dei finanziamenti necessari per garantire alcune grandi realizzazioni nel Piemonte, in Lombardia e in Veneto. Evidentemente, il benessere delle regioni settentrionali è stato giudicato più importante rispetto al diritto della Calabria di vedere finalmente realizzate le proprie necessità infrastrutturali. Tutto questo avviene nel silenzio più totale e assordante dei consiglieri comunali e regionali della Lega, che dovrebbero tutelare gli interessi della città e della regione. Tuttavia, sembra che questi rappresentanti abbiano perso di vista il loro ruolo principale e abbiano scelto di seguire la linea di partito, abbandonando l’obiettivo di portare avanti le richieste e le necessità del territorio che dovrebbero rappresentare.
Le opere nel settore ferroviario, essenziali per collegare in modo efficiente e moderno il Sud al resto del Paese, sembrano essere state sacrificate a vantaggio di interessi politici ed elettorali immediati. E accade proprio sul nostro territorio, con tagli che interessano la velocizzazione della linea Catanzaro – Lamezia Terme. Un fatto gravissimo, un violento al turismo e alle sue potenzialità che, con un schiaffo del genere, rischiano di essere seriamente compromesse.
Mentre la Calabria si ritrova a dover fare i conti con una continua fuga di talenti e risorse a causa della mancanza di infrastrutture adeguate, il governo di centrodestra si dimostra ancora una volta indifferente alle realtà del Mezzogiorno, lasciando svanire le speranze di un riscatto economico e sociale.
È ora che i cittadini calabresi e catanzaresi aprano gli occhi e si rendano conto della vera natura delle promesse fatte dalla Lega. Non possiamo permettere che il nostro futuro venga sacrificate a vantaggio di calcoli politici, mentre altre regioni godono di benefici finanziari che spettano di diritto a noi.
È tempo di alzare la voce, di lottare per i diritti e le opportunità che ci spettano. La Calabria e Catanzaro meritano molto di più di un destino di abbandono e di mancati investimenti. È il momento di chiedere conto alla Lega delle sue azioni e di esigere il rispetto dei compromessi presi con il Sud. Solo così potremo sperare in un futuro migliore, in cui le promesse non saranno solo parole vuote, ma realtà tangibili per il nostro territorio. (vc)
[Vincenzo Capellupo è consigliere comunale di Catanzaro]
 

Tavernise (M5S): Sconcertante silenzio di Occhiuto su Fondi sottratti al Sud

Il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise, ha denunciato come sia «sconcertante il silenzio di Occhiuto» sui fondi sottratti al Sud.

«Non ci sono solo i 40 milioni di fondi Cipess scomparsi nel nulla – ha detto – che erano invece destinati all’elettrificazione della linea ferroviaria Catanzaro Lido-Reggio Calabria. Il ministro Matteo Salvini continua a sottrarre fondi alla Calabria e questa volta si è accanito contro la velocizzazione della linea Lamezia Terme-Catanzaro e della Sibari-Porto Salvo».

«Un totale di 2 miliardi e mezzo di euro, già stanziati, finiranno altrove – ha aggiunto –. La conferma arriva dal ministero dei Trasporti che con l’intento di annacquare la notizia di fatto l’ha confermata: “Nessuna opera è stata cancellata – si legge nel comunicato del Mit – al massimo realizzata con altri fondi”. E arriviamo al cuore del problema, ossia ai fondi. Soldi distratti al sud per andare a potenziare e a garantire liquidità per la realizzazione di infrastrutture ferroviarie al nord. Uno scambio iniquo viste le condizioni del nostro trasporto su rotaie, soprattutto sul versante ionico che soffre 50 anni di ritardi con il resto del Paese».

«L’obiettivo di Salvini è chiaro – ha sottolineato – e fa il paio con i suoi interessi più prossimi. Meno comprensibile l’atteggiamento dei leghisti del sud che difendono l’operazione continuando a buttare fumo negli occhi con la realizzazione del mangia soldi Ponte sullo Stretto».

«Sconcertante invece il silenzio del Presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto – ha proseguito – che ha oramai gettato la spugna e non prende più neanche posizione nella difesa degli interessi dei cittadini calabresi, da qua la sua difesa dell’Autonomia Differenziata: la legge ammazza-Sud».

«Nonostante l’atteggiamento remissivo di Occhiuto e della sua maggioranza – ha concluso –, da parte mia continuerò a chiedere conto dei continui scippi ai danni delle nostre comunità, e continuerò a pretendere uno sviluppo armonico dei trasporti nel nostro Paese per garantire una mobilità e uno sviluppo corretto dei nostri territori». (rrc)

La Regione attiva la ricognizione per trovare progetti infrastrutturali di rilievo prioritario

La Regione Calabria, la prima in Italia a intraprendere un’iniziativa di questo tipo, ha avviato un’attività di ricognizione finalizzata a individuare progetti infrastrutturali di rilievo prioritario per le comunità locali. L’obiettivo principale è quello di acquisire informazioni sul potenziale fabbisogno delle comunità nei diversi ambiti di competenza, al fine di definire un piano regionale programmatico specifico.

L’attività di ricognizione, fortemente voluta dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e concretizzatasi grazie all’azione dell’assessore all’Ambiente, alle Partecipate, alla Programmazione unitaria e ai Progetti strategici, Marcello Minenna, si concentra esclusivamente su progetti infrastrutturali cantierabili di proprietà degli enti locali territoriali, quali Comuni, Unioni di Comuni, Province e Città metropolitane della Regione Calabria. I progetti presi in considerazione devono possedere una progettazione esecutiva già approvata e devono soddisfare le condizioni indicate nell’Avviso ricognitivo.

L’Amministrazione regionale si riserva il diritto di adottare i provvedimenti necessari per la definizione di un piano regionale dei progetti di particolare interesse per le comunità locali, coerente con i termini e gli ambiti di intervento del Por Fesr Fse 2014/2020. Gli interventi oggetto di ricognizione devono rispettare una serie di requisiti e condizioni.

Dovranno essere dotati di progettazione esecutiva approvata da parte degli enti locali, in linea con il prezziario delle opere pubbliche della Regione Calabria per il 2023; l’importo dell’intervento deve rientrare nell’intervallo compreso tra 150.000 euro e 1 milione di euro; i progetti devono ricadere nelle tipologie di interventi specificate nell’allegato 1 e rispettare i prerequisiti e i vincoli in coerenza con i criteri di selezione del Por 2014/2020 applicabili all’intervento; la chiusura finanziaria dell’intervento (ivi incluso il rilascio del certificato di regolare esecuzione) avvenga entro il 10 dicembre 2023.

Questa attività di ricognizione della Regione Calabria rappresenta un importante iniziativa di collaborazione interistituzionale verso lo sviluppo e il potenziamento delle infrastrutture locali, mirando a soddisfare le esigenze concrete delle comunità e a migliorare la qualità della vita nella regione.

L’invio delle domande sarà consentito, esclusivamente mediante l’indirizzo della casella pec: ricognizione.programmazione@pec.regione.calabria.it a partire dal giorno di pubblicazione del presente atto sul portale www.calabriaeuropa.regione.calabria.it e fino al giorno 20 giugno 2023. Ulteriori informazioni potranno essere richieste tramite mail all’indirizzo: dipartimento.programmazione@regione.calabria.it.

Nell’area dedicata all’Avviso ricognitivo è possibile verificare le modalità e i termini per la partecipazione e consultare la documentazione correlata: https://calabriaeuropa.regione.calabria.it/bando/attivita-di-ricognizione/. È quanto si legge in una nota della Regione Calabria. (rcz)

A Bruxelles amministratori calabresi a confronto sulle potenzialità offerte dall’Unione Europea

Quello che si è svolto a Bruxelles è stato un importante appuntamento istituzionale, dove una nutrita rappresentanza di amministratori locali si sono confrontati per discutere delle potenzialità offerte dall’Unione Europea.

Una tavola rotonda dal titolo Opportunità di finanziamento europei per la Regione Calabria, organizzato dall’europarlamentare Denis Nesci, e a cui ha preso parte anche il consigliere regionale Antonio Montuoro, presidente della Prima Commissione Consiliare Bilancio.

«Si è trattato di un momento di approfondimento e confronto sulle tante opportunità che l’Europa offre in termini di programmazione e fondi strutturali. Uno sforzo comune da approfondire a tutti i livelli per cercare di cambiare il volto della nostra regione attraverso importanti come quelli che l’Unione europea mette a disposizione», ha affermato Montuoro ringraziando l’on. Nesci per l’invito e augurando buon lavoro all’europarlamentare che «saprà essere strumento di raccordo tra il territorio e le opportunità offerte dall’Unione europea».

«La Commissione europea ha dato il via libera definitivo al Por Calabria 21/27 proprio qualche giorno fa – ha sottolineato ancora il presidente della commissione consiliare Bilancio –. Il primo programma plurifondo approvato in Italia. Parliamo di uno strumento finanziario di circa 3 miliardi e 700 milioni, compreso il Piano operativo complementare: la sfida della Regione Calabria sarà quella di pianificare al meglio queste risorse, al fine di rispondere alle diverse esigenze del territorio».

Una Europa al servizio dei territori, insomma. «È questo quello che chiedono i cittadini – ha rimarcato Montuoro – soprattutto in un contesto id grandi crisi come quella che stiamo attraversando. E soprattutto per una regione come la Calabria dove restano deficitari la maggior parte degli indicatori economici: la capacità di saper rispondere alle emergenze che interessano famiglie e imprese, dipenderà dalla qualità della spesa dei fondi e dalla conseguente competenza della programmazione europea: siamo già al lavoro per non perdere l’ultimo treno e garantire un futuro migliore alla Calabria e ai Calabresi». (rrm)