Molto interessante e partecipata l’iniziativa, organizzata dal Rotary Club di Locri, sul tema del Pnrr, con le relazioni del socio Paolo Commisso.
L’incontro ha registrato la presenza e gli interventi, oltre a quelli del pubblico presente, dei sindaci di Locri e Siderno, Giovanni calabrese e Maria Teresa Fragomeni.
Col suo intervento, il relatore ha fornito ai presenti una cornice chiara del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a cui l’Italia è giunta, dopo il sopraggiungere del periodo pandemico, già fragile sotto il profilo economico, sociale ed ambientale con un Pil nazionale cresciuto nell’ultimo decennio 1999 2019 del 7,9%, contro il 30,9% della Germania ed il 32,4% della Francia, una soglia di povertà raddoppiata nell’ultimo quinquennio, il maggior tasso in Europa di ragazzi da 15 a 19 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione.
E ancora, la partecipazione femminile al lavoro delle donne pari al 53,8% molto al di sotto della media europea del 63,3%, l’emissione pro capite di gas clima espressa in equivalente CO2 rimasta sostanzialmente invariata nell’ultimo decennio, la produttività del lavoro in Italia molto più lenta del resto d’Europa, una modesta digitalizzazione del sistema produttivo pubblico e privato, investimenti pubblici decrementati nell’ultimo decennio ed investimenti totali in Italia cresciuti nel medesimo periodo solo del 66% contro una media europea del 118%.
Con l’avvento del Covid, nel corso del 2020, tutti i Paesi dell’Unione Europea entrano in profonda recessione, aumenta la disoccupazione (-7,8% nell’Unione Europea 27 – 8,7% nell’Eurozona a 19) così come la spesa pubblica, assistiamo al crollo del sistema manifatturiero e dei servizi (soprattutto nel turismo e nella ristorazione) a scapito di altri settori emergenziali quali chimica, farmaceutica, agroalimentare e logistica che nel medesimo periodo hanno visto incrementare considerevolmente i loro volumi d’affari.
L’Europa si è trovata nella necessità di sospendere il Patto di Stabilità e Crescita almeno fino al 2022 ed i relativi vincoli.
Si è così assistito ad un incremento dell’indebitamento di ciascun paese (Italia e Spagna incrementano il debito pubblico del +25%) e, soprattutto, con il crollo del Pil di ciascun paese, il rapporto tra i due cresce sensibilmente.
L’Italia proietta quindi il rapporto debito/Pil nella stima al 2022 al 156,6% contro il 116,9% della Spagna e del 55% medio dei paesi cosiddetti “frugali“ quali Olanda, Finlandia, Svezia.
Nel primo semestre del 2020 l’Europa interviene con fondi immediati quali il Sure (100mld€), il Fondo di garanzia bancaria (25) ed il Pandemic Crisis Support (240) ma l’evento più importante, storicamente rilevante, è l’approvazione da parte la commissione europea del “New Generation EU” che mette a disposizione dei Paesi Membri 750 miliardi di euro.
Per la prima volta l’Europa decide di accedere al mercato dei capitali offrendo garanzie “congiunte” per finanziare la spese.
Sul totale di queste risorse 390 miliardi sono rappresentati da sovvenzioni ovvero contributi a fondo perduto mentre i restanti 360 miliardi sottoforma di “loans” ovvero prestiti.
Nell’ambito del New Generation EU il dispositivo con maggiori risorse è il “Recovery and Reliance Facility” con una provvista di 672,5 miliardi di euro che viene assegnato ai vari paesi dell’Unione Europea per la quota di “sovvenzioni” in ragione della popolazione, del Pil pro capite in relazione inversa, del tasso di disoccupazione e della perdita stimata di Pil nel biennio 2020-2021.
Il dispositivo di ripresa e resilienza europeo assegna all’Italia 191,5 miliardi di euro da impegnarsi in investimenti suddivisi in sei missioni strategiche di cui le più rilevanti la “transizione digitale” e quella “ecologica-ambientale” che assorbono circa la metà delle risorse disponibili.
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza l’Italia si è impegnata ad attuare 63 riforme e 134 primari investimenti e tutte queste misure sono riportati in ben 527 tra traguardi di natura qualitativa ed obiettivi di natura quantitativa a loro volta suddivisi per annualità e per aree di intervento.
Il 40% di risorse dovrà interessare progetti ed investimenti nel Mezzogiorno di Italia. Altri dovranno mirare a garantire la parità di genere, la partecipazione femminile giovanile al lavoro, la formazione, l’innovazione del sistema produttivo e gli investimenti in due settori chiavi per l’Italia, turismo e cultura.
I fondi verranno erogati a cadenza semestrale solo dopo la verifica del conseguimento degli obiettivi e traguardi intermedi originariamente pianificati, in assenza dei quali l’erogazione verrà sospesa. Tutti gli interventi dovranno essere pianificati, realizzati ed ultimati entro il 2026.
Il cantiere è avviato ma è necessario essere attrezzati per cogliere le reali opportunità. La tempistica necessaria per la programmazione, la spesa e rendicontazione rischia di valorizzare a livello territoriale periferico (regioni e comuni) quelle realtà più virtuose e di penalizzare ulteriormente le realtà del paese meno efficienti con un concreto rischio di ulteriore divaricazione socio economica del Paese nonostante i lodevoli intenti.
Lo scambio di informazioni e conoscenze, e l’evento del Rotary di Locri ne è stato il concreto esempio, è la condizione necessaria per agganciare il processo in corso, attivare le risorse e capacità dei territori, organizzarne i fattori, per raccoglierne le opportunità straordinarie offerte dal PNRR e, per molto tempo ancora, assolutamente irripetibili.
Siamo appena agli inizi di un processo riformatore unico e molto ampio e diversificato e il futuro delle prossime generazioni dipenderà dalla qualità e tempistica di attuazione del Piano. (rrc)