OCCHIUTO ASCOLTI IL GIUSTO APPELLO LANCIATO DAL PRESIDENTE DEL CONSORZIO "OLIO DI CALABRIA IGP";
Olio d'oliva extravergine di Calabria

OLIO D’OLIVA RICCHEZZA DELLA CALABRIA
LA REGIONE PROMUOVA LA DISTRIBUZIONE

di ANTONIETTA MARIA STRATIL’olio calabrese è quanto di meglio per il rapporto qualità prezzo. È un altro dei tesori ancora poco valorizzati della nostra terra e in questo senso l’appello che il presidente del Consorzio Olio di Calabria Igp, Massimino Magliocchi, ha rivolto alla Regione è molto signifcativo: «Si spinga verso una scelta dell’olio calabrese». L’obiettivo è quello di far inserire l’olio evo calabrese nei supermercati della regione (ma non solo, c’è un mercato italiano e internazionale ancora da coinvolgere). L’ottimo rapporto qualità-prezzo e la conclamata certezza (scientifica) che  l’olio calabrese è«è uno degli alimenti più benefici per la salute», motivano il coinvolgimento della Regione Calabria.

Magliocchi ha ricordato che «la Calabria è in prima fila nella produzione del miglior olio extravergine, un vanto del made in Italy nel mondo».

«L’’uso regolare aiuta a diminuire la quantità del colesterolo cosiddetto “cattivo” aumentando invece la presenza di colesterolo “buono”. Così come la riduzione della pressione arteriosa e, di conseguenza, una frenata nell’invecchiamento delle cellule», ha detto ancora il presidente del Consorzio Olio di Calabria Igp,

«Continuando a parlare del miglior olio extravergine è utile sapere che – ha spiegato Magliocchi –per assicurare la massima qualità, raccolta e frangitura avvengono in tempi ristretti e, subito dopo, le olive vengono macinate a freddo nei frantoi di fiducia dei produttori. Sugli scaffali troviamo prezzi contenuti rispetto al costo medio sostenuto dai produttori di olio extravergine d’oliva. Che, ricordiamolo, comprende per lo meno olive (prezzo medio sui 90 € per quintale); frangitura (intorno ai 15 € al quintale); trasporto (simile al prezzo della frangitura); confezione (incidenza su un litro di prodotto 1,50 €). Il prezzo basso dell’olio extravergine al supermercato si spiega con le politiche della grande distribuzione, inclusi i prezzi civetta, ma tutto ciò non può impedire che il nostro olio venga scelto».

La proposta avanzata dal presidente Magliocchi potrebbe essere un altro modo per promuovere le già ben note eccellenze calabresi, soprattutto ai turisti. Come rilevato da Terranostra Calabria, infatti, nel mese di luglio c’è stato un boom di turisti esteri che ha scelto la nostra regione come meta per passare le vacanze. Un trend che sta proseguendo anche per il mese di agosto, dove «sempre di più gli italiani scelgono gli agriturismi perché associano il km zero ad un turismo sempre di più sostenibile, esperienziale ma soprattutto rigenerativo», ha spiegato Vincenzo Abbruzzese, presidente di Terranostra Calabria, sottolineando come «i nostri agriturismi in questo sono i pionieri non solo del buon cibo e delle antiche tradizioni ma dell’autenticità dei territori facendosi ambasciatori degli stessi perché noi operatori agrituristici informiamo e stimoliamo il turista  a vivere e visitare la Calabria in tutti i suoi aspetti  e questo,  ha portato le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness».

Un impegno che, tuttavia, rischia di essere vano, perché a causa del cambiamento climatico «nelle aree del Mediterraneo si ridurrà il numero delle imprese, soprattutto di quelle agricole, di costruzione e manifatturiere, che invece aumenteranno nelle zone “temperate”; al Sud resisteranno turismo e servizi», si legge in un articolo su Repubblica a firma di Rosaria Amato.

«L’aumento delle temperature non si limita ad avere un impatto negativo sulla crescita, ma ridisegna le attività economiche, aumentando le distanze tra le aree del Paese», continua l’articolo, basandosi su due rapporti di Bankitalia, da cui è emerso che il caldo «uccide» le imprese al Sud.

A causa del caldo, infatti, le imprese non si spostano, semplicemente chiudono. Da qui una progressiva riduzione, fino alla loro scomparsa. Il rapporto di Bankitalia stima che «tra il 2020 e il 2031 ci sarà per colpa dell’afa una riduzione dello 0,22% delle imprese – scrive Amato –.  Potrebbe sembrare una variazioneminima : calcolata sulle oltre 4,5 milioni di imprese censite dall’Istat per il 2021 si traduce in poco più di 10 mila. Ma si tratta di una media: nelle zone temperate in realtà ci sarà un aumento dello 0,27% (frutto di una combinazione tra maggiori entrate dello 0,09% e un calo delle uscite per lo 0,18%)».

«Invece nelle zone mediterranee – si legge – si registrerà nello stesso periodo un calo complessivo dello 0,35%, frutto di un calo delle nuove imprese dello 0,2% e di un aumento delle uscite dal mercato dello 0,18%. Inoltre questi numeri si riferiscono agli imprese che soffriranno di più gli effetti del caldo, tanto da dover uscire dal mercato. Ma la quota di aziende sulle quali si ripercuoteranno gli effetti delle alte temperature, riducendone la tenuta e la redditività, è molto superiore».

Sull’analisi di Bankitalia è intervenuto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto che, intervistato da Repubblica, si è detto d’accordo con quanto scritto nello studio, sottolineando come «quelle del Mediterraneo  sono già le regioni più povere e dove si assiste a un generale spopolamento: manca la manutenzione del territorio e le istituzioni da sole difficilmente riescono a fare ciò che l’uomo faceva spontaneamente. Aggiungo che bisogna mitigare il rischio e per questo mi sono messo contro alcuni sindaci commissariando i Comuni che non facevano gli abbattimenti delle costruzioni abusive».

La nostra regione, come denunciato dalla segretaria generale di FenealUil Calabria, Maria Elena Senese, è quella più a rischio idrogeologico, come riportato dall’Ispra. La Calabria, leggendo i dati, si trova in una posizione pericolosissima, nonostante ci sia un commissario per contrastare questo fenomeno e 478 milioni di euro che, come denunciato da Senese «sono terribilmente fermi al palo».

Quello del dissesto idrogeologico è un problema atavico e ben conosciuto ma, se affiancato a quello climatico, rischia di diventare un problema senza via di uscita per una regione che, nelle ultime settimane, sta combattendo contro diverse emergenze, tra incendi, mare sporco, coltivazioni devastate dal caldo, che stanno provocando danni non indifferenti agli agricoltori e ai nostri prodotti. E qui viene a chiedersi: Se non si interviene, come facciamo a promuovere i nostri prodotti sia all’interno che all’interno della regione? L’idea di mettere nei supermercati l’olio igp calabrese non è male anzi, è un ottimo modo per promuovere una delle nostre eccellenze. Ma, se non si tutelano le nostre coltivazioni, dove si pensa di andare? (ams)