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Porto di Reggio Calabria

L’OPINIONE/ Alfredo Focà: Il porto di Reggio Calabria, quale vocazione?

di ALFREDO FOCÀ –  Il porto di Reggio Calabria, dalla storia millenaria ridotto ad un recinto impraticabile di ruderi, edifici abbandonati, cumuli di immondizia dove emerge (sempre ben recintato) un solo locale fruibile dai cittadini.

Opinioni e riflessioni che raccolgo dalla gran parte delle Associazioni della Città e dai singoli cittadini, dai pendolari dello Stretto che non trovano più neanche un bar per dissetarsi: certo possono portarsi una bottiglietta d’acqua da casa!

È tangibile, quotidianamente, come pendolari, turisti, runner, famiglie, biciclette si avventurano nel porto (che brutto vizio ha detto qualcuno!) tentando di passeggiare, di fare jogging, di raggiungere le banchine assurdamente ed inutilmente sbarrate, sabotate, da recinzioni con grate di acciaio e new jersey in calcestruzzo di nazista memoria.

Reggio ha questo incredibile dono di Dio di svilupparsi fronte mare in un dei mari più intriganti e belli del mondo, definito da E. Boner: “Il Bosforo d’Italia”. Un microclima dello Stretto dotato di una salubrità unica e rara, studiato dal celebre medico G.A. Borelli, dove la salubrità dell’aria impediva anche alla malaria di attecchire!

Storicamente Reggio, fin dalla sua fondazione, ha vissuto intensamente il suo mare con un “Sistema Portuale” esteso da Porticello sede della Columna Reggina con la statua apotropaica di Poseidone, dove si imbarcavano i militari della Roma Imperiale della celebre “X Legio Fretensis”, fino a Porto Bolaro, uno dei più importanti porti del Mediterraneo. Il porto di Reggio Città Giulia che vide l’attracco della nave che trasportava San Paolo che, con il miracolo della colonna ardente, operò proprio a Reggio la prima conversione di massa diventando così Reggio la porta della Cristianità in Europa.

La ridente Reggio, baciata dalla natura, potrebbe usufruire del suo splendido affaccio, ma i controllori, piuttosto che valorizzarlo e renderlo fruibile per i cittadini e per i turisti, per “cozzagine” di pochi individui dall’intelletto limitato, è recintato e abbandonato; i cittadini non possono usufruire delle banchine del porto, devono zig-zagare fra veicoli e camion (questo si che è pericolo), fra macerie di vecchi edifici dismessi, distrutti e arrugginiti, fra mucchi di spazzatura, privi di ogni decoro.

Il porto è della città, e non di chi deve accudirlo e controllarlo e lo tiene in stato di abbandono! Invece di erigere steccati metallici, badassero a dare decoro al porto, badassero a creare servizi per i turisti in arrivo e per le barche da diporto e da pesca!!! Il porto è dei reggini, è dei cittadini e non inventate che è un porto commerciale perché non è così!

Tutte le Associazioni Reggine hanno chiesto di intitolare, denominare il porto a San Paolo: “Porto San Paolo di Reggio Calabria” per ricordare uno degli episodi più importanti avvenuti a Reggio Calabria con la venuta di San Paolo, avvenimento per cui Reggio è diventata la Porta della Cristianità in Europa, dove è avvenuta la prima predicazione di S. Paolo, la prima conversione di massa e dove fu delegato il primo vescovo Santo Stefano a continuare l’opera di S. Paolo.

Intitolare il Porto di Reggio a San Paolo (e non solo una banchina) è una operazione richiesta da tutta la Città, ed è una operazione di prestigio intellettuale inestimabile. (af)

[Alfredo Focà è presidente dell’Associazione “Colonna San Paolo” di Reggio Calabria]