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Lega Calabria: Preoccupazione per indagine sul Ponte sullo Stretto

L’OPINIONE / Enzo Musolino: Integrazioni progettuali confermano inadeguatezza progetto del Ponte

di ENZO MUSOLINO – Le integrazioni progettuali e le precisazioni fornite dalla Società Stretto di Messina S.p.a., sulla base delle prescrizioni del Ministero dell’Ambiente, confermano l’inadeguatezza del Progetto “politico” denominato “Ponte sullo Stretto” e i limiti intrinseci ad una procedura raffazzonata, eredità dei precedenti tentativi dell’era berlusconiana.

Non c’è nulla di davvero risolutivo nelle ultime produzioni della Società committente, si apprezza, infatti, un continuo rimando ad altri elaborati e a precedenti pubblicazioni che consentono – retoricamente – di non affrontare le singole tematiche nel merito ma di rinviarle ad altro, al già detto, al già precisato.
È un tentativo mal riuscito per aggirare l’evidenza delle carenze tecniche e l’assenza di elaborati indispensabili per valutare tangibilmente l’impatto ambientale, sociale, politico, di un’opera “faraonica” che si caratterizza ormai per una certezza che è patrimonio di tutti gli attori coinvolti in buona fede: è un’opera inutile per il territorio.
Tutto ciò è necessario evidenziarlo anche in un contesto di valutazioni ambientali: come si fa, infatti, a pronunciarsi per la fattibilità e la sostenibilità di un “Ponte” che non unisce, che non serve le Comunità, che non è richiesto dalla Popolazione, che esprime interessi esogeni alle due Sponde dello Stretto? Come si fa a mantenere un profilo squisitamente tecnico anche a fronte delle lacune di un progetto “definitivo” appena abbozzato e di un futuribile progetto esecutivo cui è demandata la risoluzione di tutte le criticità?
Bisogna dire la verità: i fautori di questo obbrobrio sono indifferenti alla sicura devastazione di una Città, Villa San Giovanni e di un Quartiere, Torre Faro.
In queste condizioni “l’Ambiente” più importante da tutelare è quello riferito alle donne e agli uomini che “vivono” e che fanno vivere le proprie Comunità, e così la questione tecnica diviene immediatamente questione sociale, di sopravvivenza: il “Ponte” è estraneo allo Stretto, la cui unicità storico/spirituale/culturale è tutta fondata sull’attraversamento dinamico, sulla conurbazione millenaria, sulla commistione quotidiana di vite, di storie, di commerci, di professioni, di studi, e non sul tentativo di un “salto nel vuoto” – ad un’unica campata – che ha l’obiettivo dichiarato di bypassare Reggio, Villa, Messina e di appagare “appetiti” non meglio precisati di soggetti che nulla hanno a che fare con l’esigenza di unire la Sicilia e la Calabria.
Le ragioni “politiche” ed economiche di questo progetto stanno tutte nel Nord Italia, nell’ambito dell’offerta politica e della propaganda elettorale di una precisa forza politica:  la Lega Nord di Matteo Salvini, del Ministro delle Infrastrutture che, in questo caso, esprime un “conflitto di interessi” preciso: tra la funzione pubblica svolta come membro del Governo e l’interesse di parte proprio del “capo partito”.
E ad essere sotto attacco non è solo il “Territorio” delle due Sponde – vittima dell’ancoraggio (o, meglio, dell’arrembaggio) dei Pontisti, del “cantiere eterno” che occuperà  le due Città, degli espropri che allontaneranno la gente dalle proprie case, delle interferenze enormi tra i lavori mastodontici e il “vivere civile” che produrrà lo spopolamento di Villa e di Torre Faro –; ad essere sotto attacco è anche lo Stretto in sé, il suo destino di collegamento e transito, di “Via” prediletta per commerci e trasporti veloci, efficienti.
Negli ultimi mesi, infatti, il Circolo Pd di Villa San Giovanni, ha avuto importanti interlocuzioni con lo stesso Ministero dei Trasporti e con la Società MSC, e le valutazioni sui dati acquisiti sono, per noi, precise e inquietanti: il “franco navigabile” previsto nel progetto “Ponte sullo Stretto” non è sufficiente: molte navi porta container attualmente in navigazione e molte navi turistiche non potranno passarci sotto.
Il problema, va precisato, non riguarda solo il fenomeno del “gigantismo navale” proprio delle navi in costruzione in tutto il Mondo che superano gli ottanta metri di altezza, ma riguarda le navi attuali, il commercio e il turismo in essere: le navi non passeranno con un franco navigabile programmato di 65 metri. A questa altezza va aggiunto un ulteriore margine per compensare l’oscillazione verticale del Ponte e l’eventuale moto ondoso.
Non conta nulla – è una presa in giro! – dire che il franco navigabile diventa di 72 metri quando non ci passa su nessuno, quando è scarico, quando è chiuso.
Noi non abbiamo a che fare con un Ponte in astratto, con il “fantasma del Ponte”, ma con un’opera che sta andando in appalto e che viene costruita per ospitare il transito, a pieno carico, di automobili, di Tir, di veicoli pesanti di ogni sorta e, soprattutto, di Treni!
La vittima designata di questo vero e proprio “Muro” che stanno costruendo sullo Stretto è il Porto di Gioia Tauro, a vantaggio di chi?
Quanto detto basterebbe a cassare definitivamente ogni follia inerente questa procedura farlocca e pericolosissima. A tutto ciò, ovviamente, si aggiungono tutte le criticità specificatamente ambientali documentate dal “Mase” che le “integrazioni” della Società committente non hanno per nulla affrontato: rimandano tutto a dopo, al domani, al progetto esecutivo, agli interventi dell’appaltatore “in itinere”, alla risoluzione estemporanea dei problemi emergenti, ad un “praticismo” tragi-comico che sembra dar corpo al vizio più odioso di un certo spirito italico che immaginavamo ormai superato definitivamente, consegnato alle barzellette:
quel   “faso tuto mi” che – lungi dall’essere espressione di coraggiosa intraprendenza – negli intenti di Salvini e della Lega Nord sta diventando l’emblema del fallimento conclamato di un’operazione improvvisata, priva di studi seri e di valutazioni ponderate, indifferente alle esigenze dei territori, allergica al dibattito pubblico, che sta per “regalare” a Villa San Giovanni un provvedimento di “sfratto”, un ordine preciso: abbandonate le vostre case o rassegnatevi a respirare polveri sottili e inquinanti, dimenticate ogni speranza di sviluppo vero e sostenibile.
Ed infatti, anche ogni valutazione seria sull’impatto sanitario, di igiene pubblica, sulla salute dei cittadini, è assente dai progetti e dagli elaborati fin qui prodotti; anche questo aspetto è rinviato a dopo l’apertura dei cantieri:
si studieranno gli effetti nefasti di un cantiere così grande – impiantato all’interno di aree così densamente popolate – solo a cose fatte, a danni prodotti, a malattie respiratorie emerse… magari dopo le prime morti.
Un ultimo aspetto va segnalato: abbiamo evidenziato – nelle osservazioni iniziali prodotte nel contesto della procedura Via/Vas – come i cittadini siano stati presi in giro anche da un punto di vista economico e risarcitorio, nel contesto di una procedura ablativa – quella espropriativa – che sta lasciando in braghe di tela tanti villesi e messinesi che hanno visto svalutare il proprio patrimonio immobiliare da un giorno all’altro; patrimonio che non possono cedere, oggetto – già dal 2023 – di precisi e reiterati vincoli preordinati all’esproprio.
Abbiamo chiesto conto alla Società committente; abbiamo chiesto conto degli indennizzi previsti dalla normativa per questi “vincoli” apposti sulle abitazioni dei villesi e dei messinesi, abbiamo chiesto conto dei soldi versati, dei risarcimenti prodotti.
Bene, nelle risposte alle osservazioni, la Società committente, come di prassi, non fornisce dati e si limita a dire che gli espropri saranno indennizzati – sempre domani, sempre dopo – secondo le disposizioni di legge.
Nulla ci dicono del diritto pieno dei proprietari – già ora, già prima della dichiarazione di pubblica utilità dell’opera – di ottenere gli indennizzi normativamente previsti per il deprezzamento subito, per un vincolo operativo da tempo che blocca le compravendite, che trasforma la casa familiare, la residenza, la culla degli affetti, il progetto di una vita, in un ammasso di mattoni inutile destinato ad essere demolito, magari per far posto ad un assurdo e astratto “giardino verde”, come una “macchia colorata” posta nelle vecchie e polverose carte di un “finto” Progetto, buona per “compensare” – sotto i piloni del Ponte – la distruzione di una Comunità.
Il PD villese, in uno con queste considerazioni e denunce, ha riproposto al Mase tutte le analisi tecniche già documentate contro questa “follia” voluta dal si ideologico, augurandosi che il Ministero dell’Ambiente sappia fermare questo treno in corsa senza guida, né conducente valido, che sta per schiantarsi sul futuro della Calabria, della Sicilia, cui – per Decreto del Potere – deve bastare il “Ponte”, solo l’incubo del “Ponte”. (em)
[Enzo Musolino è segretario cittadino del PD Villa San Giovanni]