di FRANCESCO NAPOLI – L’Italia è a un bivio demografico. Entro dieci anni, la popolazione in età lavorativa perderà quasi 3 milioni di unità: si passerà dai 37,3 milioni del 2025 ai 34,4 milioni del 2035.
Un crollo del 7,8%, che rischia di compromettere non solo la sostenibilità del sistema pensionistico e dei conti pubblici, ma anche il futuro del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del turismo. Una società che invecchia è una società che rallenta.
Tra le imprese, saranno le piccole e medie imprese (Pmi) a pagare il prezzo più alto. Da anni, in tutto il Paese, queste aziende denunciano gravi difficoltà nel reperire personale qualificato da inserire nei propri organici. La riduzione della popolazione attiva aggraverà ulteriormente questa emergenza, con il rischio di rallentare la crescita e la competitività del tessuto imprenditoriale nazionale. In particolare, le imprese del Centronord, dove i tassi di occupazione sono più alti, rischiano un vero e proprio
Serve un cambio di paradigma. Un vero “Patto per la Nascita”, che metta al centro il sostegno concreto alle famiglie. Proponiamo un massiccio impegno del governo: 1.000 euro al mese per ogni bambino dal secondo figlio in poi, dalla nascita fino ai 5 anni di età.
Non è una spesa, è un investimento. Quei 1.000 euro al mese non si “regalano”: ritornano nelle casse dello Stato attraverso l’aumento del Pil.
Più nascite significano più consumi, più domanda di beni e servizi, più posti di lavoro nei settori dell’educazione, dell’assistenza, del commercio e della sanità. Significano anche più contribuenti domani e meno dipendenza dall’estero per la forza lavoro.
Questa misura avrebbe un triplice effetto benefico: Stimolo alla natalità: sostenere economicamente le famiglie nei primi anni di vita dei figli significa ridurre drasticamente il costo sociale e personale della genitorialità. Rilancio del lavoro femminile e giovanile: con un adeguato supporto economico e servizi per l’infanzia, si favorisce il rientro delle madri nel mondo del lavoro e si sostiene l’equilibrio famiglia-lavoro. Investimento sul capitale umano: più bambini oggi significano più lavoratori domani, più contributi, più consumi, più futuro.
Il tempo per agire è adesso. Le scelte che faremo oggi determineranno che Paese saremo tra dieci, venti, trent’anni. (fn)