di FRANCO CIMINO – Questa politica non mi piace, gran parte di questa politica non mi piace. Il personale politico di questa politica, non mi piace. Gran parte di questo personale politico non mi piace. Non mi piaceva neppure Filippo Mancuso.
Militante, io, nella Democrazia Cristiana della cosiddetta Prima Repubblica, ho sempre diffidato, lo confesso, di quanti, nel vuoto lasciato dai partiti tradizionali, cui è succeduta una concezione personalistica di pseudo partiti e delle istituzioni, con pochi voti (tanti quanti ne rappresentava un condominio o, più voluminosamente, un’intera via) assurgevano alle più importanti cariche istituzionali, comunali e regionali, in particolare.
A questa mia diffidenza, onestamente, se volete, condizionata da una sottile invidia che avrebbe potuto condizionare pure un uomo totalmente libero, come me, non sfuggiva neppure l’ex consigliere comunale, passato rapidamente al Consiglio Regionale, sedendo sullo scranno più alto di quello. A lui avevo concesso (mi scuso dell’arroganza, della supponenza e della presunzione del «chissà chi cavolo io mi senta», chiedo perdono) l’estimazione del suo essere marinoto, come me, la simpatia dello sportivo che ne ammirava le sue gesta calcistiche del di lui calciatore negli anni giovanili (mezzala, numero dieci alla Baggio) e l’affetto che si porta a un ragazzo del rione Fortuna sempre educato e rispettoso. Niente di più. Se si aggiungesse, poi, che, sia pure con sensibilità opposta a quella, lui fosse iscritto alla Lega, capirete la mia difficoltà nell’ affacciarmi alla sua postazione di lavoro.
Confesso che al di là della simpatia di cui ho detto, mi veniva “sottopensiero” di dire: «vidimu chi sapa fara chissu». Per generosità del mio carattere e per il sentire di quella mia Politica, più volte mi ero, quando ci si incontrava, portato ad offrirgli consigli, con l’avvertenza che io non mi mi sentivo il vecchio indiano che stava seduto sul monte in attesa che “Manitù” (si chiamava cosi, il Dio degli indiani?) lo prendesse.
Che li abbia, e quanti e come, utilizzati, non saprei dire se non per vantarmi, alterandomi, di ciò di cui non avrei merito. Di certo è che Filippo, u marinotu, è cresciuto politicamente molto. Con qualche timidezza e un’eccessiva rispettosa estimazione di Roberto Occhiuto, capo dell’Esecutivo regionale, credo che abbia svolto bene il ruolo di presidente del Consiglio Regionale.
Filippo Mancuso si è distinto, in questa postazione, per umiltà e spirito di servizio. Con la prima ha imparato ciò che non sapeva. Con la seconda, si è messo al servizio di comuni, persone e associazioni. Alla sua Città, nella quale, per suo errore politico clamoroso, e per fortuna del capoluogo, siede un’Amministrazione di segno opposto al suo, egli ha dato molto. Tanti finanziamenti, importanti e robusti, sono arrivati per la realizzazione di opere da tempo attese.
Distinguendomi, però, dal lungo elenco di congratulazioni inviategli da mezzo mondo (molte formali, altre burocratiche, non poche ipocrite ed altre insincere), dico a lui gli auguri più sinceri per la rielezione odierna. E a chi mi legge, che egli ha pienamente meritato di stare nel posto in cui siede da ventisette mesi. Oggi che è più forte e sicuro-spero così si senta-politicamente più attrezzato, istituzionalmente più autorevole, spero voglia, elevando al massimo l’autonomia dell’istituzione e la sua personale indipendenza, rilanciare il ruolo del Consiglio Regionale da cui dipende non solo il buongoverno per lo sviluppo della Calabria, ma il futuro stesso della nostra terra.
E la crescita della sua Democrazia, finora frustrata e ridotta nei suoi spazi. Confido, inoltre, anzi ne sono certo, che ammonendo quanti, anche attraverso ruoli politici e potere personale, vorrebbero ancora, tirando l’acqua solo al proprio mulino (e di mulini la regione ne possiede una decina che conta) voglia portare la più alta istituzione regionale a valorizzare il ruolo del Capoluogo, persuadendo ignoranti, furbi ed opportunisti, che la Calabria senza un forte capoluogo resterà l’ultima regione d’Europa. Sono tutti qui i miei auguri e il mio rispetto per il presidente Mancuso. Con essi, il mio affettuoso abbraccio a Filippo, u marinoto. (fc)