di GIUSEPPE TERRANOVA – Per avere una visita medica occorrono due anni, per sistemare (e non ricostruire) un viadotto di 100 metri più di 4 anni, per quale motivo un calabrese deve scegliere di restare in Calabria?
Mentre al Nord, nei fatti, non ci sono liste di attese e i ponti e viadotti lunghi più di un kilometro si ricostruiscono integralmente di sana pianta in meno di un anno. Al Sud , invece, vi sono più aziende sanitarie commissariate per infiltrazioni mafiose.
I dati ci dicono che una buona parte di Calabresi rinuncia a curarsi perché non ha i soldi per rivolgersi al sistema privato. I dati ci dicono anche che l’ospedale più grande e affollato della Calabria è al Nord, perché sono centinaia di migliaia i calabresi costretti a fare il viaggio della speranza, anche per patologie di bassa entità.
Da questa drammatica realtà occorre ripartire e assumere una coscienza collettiva. È un compito per le classi dirigenti di questa terra e non solo per la Politica.
La vicenda incredibile, scellerata e pericolosa dell’autonomia differenziata, voluta dalla Lega, è un’occasione irripetibile per creare in Calabria e nel Mezzogiorno una grande e inedita alleanza sociale e Politica, finalizzata a mantenere e rafforzare l’unità nazionale.
Affermando con chiarezza una riflessione diffusa e partecipata, relativa al fatto, e non all’ipotesi, che questa legge significa nei territori meridionali una ritirata complessiva della presenza dello Stato in settori fondamentali per una reale cittadinanza come l’istruzione, la sanità, i trasporti.
È il momento quindi di allargare il campo e dialogare con tutte le forze democratiche, superando antichi e logori steccati.
Perché l’ Italia divisa in due, perché di questo si tratta, con un Mezzogiorno spopolato e desertificato socialmente ed economicamente, significa avere un Paese che in Europa sarebbe una borgata di Parigi e di Berlino e irrilevante su scala mondiale. Le forze culturali e politiche, portatrici di lungimiranza e responsabilità, invece, devono puntare con decisione sul mezzogiorno e sul mediterraneo, come aree centrali delle relazioni e dei processi internazionali.
Perché attorno a questo grande mare gravità l’80% della popolazione mondiale e a queste latitudini si decide il futuro del pianeta. E noi, popoli di questo limbo d’Europa e dell’Occidente, possiamo svolgere un ruolo incredibilmente importante, come mai successo nella storia dell’umanità.
Il Mezzogiorno quindi come terreno di confronto per generare un nuovo pensiero Politico, un campo di azione sociale con il protagonismo reale di forze culturali che oggi non hanno rappresentanza.
Lo scenario Politico attuale ha necessità di un sussulto culturale, la sinistra non può continuare ad essere divisa e frammentata. C’è bisogno di un chiaro profilo unitario e attrattivo di un mondo diffuso e senza riferimenti.
Partendo anche dal dato elettorale delle ultime elezioni europee, dove le forze dell’area di governo risultano essere minoranza. La cultura moderata presenta i segni chiari della sofferenza e della stanchezza, di essere aggregata ad una destra che è ormai lontana dal liberalismo e si connota sempre più con tratti autoritari.
Il sovranismo non appartiene storicamente alle forze moderate, che invece hanno una cultura Politica molto più consona ad Un’Europa dei Popoli che si oppone al nazionalismo. Il cosiddetto ” centro” è in cerca di nuovi approdi per fare esprimere il proprio respiro politico e un’azione utile per difendere la dignità degli esseri umani. Perché mai come ora è in gioco la prospettiva civile e la vita dignitosa di milioni di esseri umani, per cui le culture politiche che hanno sorretto l’intero novecento, e in Italia sono stati i fautori della Repubblica, hanno necessità di incontrarsi e generare una nuova e virtuosa contaminazione.
Su questi terreni vi sono segnali molto chiari e ampi spazi per edificare solidi rapporti tra sinistra e cattolicesimo democratico.
Le posizioni espresse dai vescovi meridionali e in particolare da Mons. Cecchinato e Mons. Savino, di ferma opposizione alla legge letale dell’autonomia differenziata, ne sono le espressioni più limpide e convinte.
La creazione di un campo nuovo, solidale e democratico, è compito prioritario della Politica. Ripartiamo da qui, da queste tematiche, per rigenerare il rapporto tra Politica, istituzioni e cittadini. (gt)