di MASSIMO COGLIANDRO – Sono meridionale e ammetto di aspirare ad essere considerato un meridionalista. Ma il mio cuore è sempre rivolto alla giustizia, rispettosamente timoroso di quella Divina ed all’equità.
Sono convinto sostenitore di un’Italia unita e migliore in un’Europa non più cripto-continente ma confederazione di Stati, forte, equa, solidale e florida! Ma in questo percorso quanti ostacoli, piccolezze umane e politiche insensate si frappongono, rendendolo quasi impraticabile.
È, quindi, l’ora dell’autocritica, dell’esame, dell’accondiscendenza. Non certamente del mantenere punti di forza od orgogli nazionalistici o peggio ancora regionali! Sono convinto dell’assoluta necessità di ciò perchè il percorso europeista è, a mio avviso, la sola strada percorribile per cancellare il gap infrastrutturale ed economico meridionale.
Ho maturato questo pensiero alla luce della sentenza della Corte Costituzionale sull’Autonomia Differenziata regionale che certifica l’impossibilità di assegnare alcune materie alle regioni, perché già di competenza europea! Quindi solo la via europeista ha chance di salvare il meridione! Infatti ad ulteriore prova e con l’amaro in bocca quale appartenente al Partito del Sud, vedo i miei compaesani più propensi a votare la Lega Nord. Preferiscono andare contro i propri interessi, invece di scegliere di sostenere noi o qualsiasi altra forza politica meridionalista che con convinzione avrebbe esclusivo mandato di tutelare i nostri interessi economici ed il futuro dei figli di questa terra.
Più volte ho riflettuto sul perché questo accada e mi sono spiegato che oltre alla nostra incapacità politica di promettere cose irrealizzabili, tipo le accise abolite ecc. ecc., noi meridionali abbiamo un’educazione forgiata nei secoli dalla legge Pica e dall’impostazione sabauda amministrativa dello stato.
È, quindi, impossibile per qualsiasi forza politica recuperare economicamente il meridione perché necessiterebbe una generale revisione dei codici: civili ed amministrativo e di leggi loro omogenee.
Questa mia sconvolgente affermazione deriva dalla lettura, accidentalmente, occorsami della sentenza della Cassazione, sez. I, 27 ottobre 1988 – 7 aprile 1989, n 4906, CP 90, I, 839” che recita: «Per la sussistenza dell’attenuante della provocazione, necessita un fatto da qualificare come ingiusto, e ciò perché contra ius (ndr. Responsabilità da fatto ingiusto) o privo di motivo ragionevole o non conforme a regole morali e sociali dal punto di vista sostanziale od anche per la forma angarica (ndr.: angheria), villana o vessatoria nella quale viene manifestato un fatto di per sé giusto; cosicché non può essere ritenuta ingiusta la modalità, la misura con cui il Parlamento od il governo nazionali, nella loro politica discrezionalità, procedono alla ripartizione dei mezzi, delle dotazioni e dei servizi fra le varie regioni d’Italia, ripartizione iugulata (ndr. imporre condizioni inique approfittando di uno stato di inferiorità) dalla limitazione delle disponibilità rispetto alle generali richieste».
La sentenza nasce parlando di attenuanti di reato, quindi di un argomento lontano dal meridionalismo. Però, fa riferimento ad un argomento scontato: il dispari trattamento tra territori considerandolo prassi ordinaria e corretta, di impostazione discrezionale!
Non sono un giurista, e men che meno un costituzionalista, quindi lungi da me avere titolo a critiche. Però mi sento profondamente offeso dal dettato di questa sentenza che credo emessa mancante di qualche dovuta specifica.
Credo, infatti, che il giudice bene avrebbe fatto a moderare il concetto, aggiungendo il dovuto rispetto delle libertà che ogni cittadino riesce ad ottenere grazie alle erogazioni statali.
In altre parole la tendenza ed essere trattati economicamente con pari opportunità per avere pari libertà. Questa sentenza, di stagionata epoca, mi fa dedurre che nessun cittadino italiano, per legge, abbia diritto ad un minimo comune multiplo di servizi scaturenti dalle erogazioni statali. Affermo ciò perché questa, come le altre sentenze emesse dalla Cassazione, promanano dall’interpretazione di leggi e di altre sentenze.
È, quindi, giurisprudenza consolidata il dover trattare economicamente peggio i meridionali; rassegniamoci!
Mi resta una domanda, ma la Costituzione non sanciva il contrario? Che amarezza! (mc)
[Massimo Cogliandro è responsabile per la Città Metropolitana di Reggio Calabria del Partito del Sud]