di RUBENS CURIA – In queste ore, dopo l’approvazione da parte del Parlamento, della legge sulla Autonomia Differenziata che, in modo veritiero, nella relazione di accompagnamento era definita “Regionalismo asimmetrico”, si sono susseguiti interventi di Zaia, di Salvini ed altri che hanno detto a noi “popoli del Sud” (sic!) che ci spiegheranno le opportunità che la legge ci riserva, credo che il più onesto intellettualmente sia stato il capogruppo alla Camera Molinari che ha affermato che finalmente il grande sogno di Bossi si è avverato! Ovvero dico io: la secessione strisciante!
Questa legge, giustamente, è stata definita da alcuni giuristi “Ius Domicilii” in quanto c’è la certezza di un aumento dei divari territoriali tra le Regioni che mineranno la coesione sociale e territoriale del nostro Paese.
Molti parlano, in parte a ragione, delle coperture finanziarie a garanzia del principio solidaristico e dell’unità del Sistema, infatti il finanziamento delle funzioni trasferite alle Regioni richiederebbe la determinazione di un fondo e le misure perequative o ancora dell’attuazione dei Livelli Essenziali di Prestazioni (Lep) che, purtroppo, vedono il Sud fortemente svantaggiato (Asili nido-Assistenti Sociali-Trasporto scolastico per gli studenti con disabilità ecc.); argomenti estremamente importanti a cui aggiungerei il rispetto dell’articolo 116 comma terzo della nostra Costituzione che garantisce l’unitarietà della Repubblica.
Ma veniamo alla verità ineludibile, carta canta si direbbe: «L’Accordo preliminare in merito all’Intesa prevista dall’articolo 116, terzo comma della Costituzione, tra il Governo e le Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto firmato nel febbraio 2018».
Analizzando, infatti,” l’Accordo” del 2018 firmato, tra il Governo della Repubblica Italiana e la Regione Veneto, che fortunatamente non andò in porto per il susseguirsi di vari Governi fino al Def del 2021, abbiamo, per quanto attiene la sanità, la certezza dell’affermarsi di Servizi Sanitari Regionali forti economicamente soprattutto nelle Regioni del Nord a cui sarebbe consentita la totale autonomia riguardo alle politiche di gestione del personale, delle attività libero-professionali, del sistema tariffario, dell’accesso alle scuole di specializzazione, della governance delle Aziende Sanitario ed altro; insomma torneremmo alle “gabbie salariali” con stipendi diversificati tra gli operatori sanitari delle regioni più ricche rispetto alle regioni fragili come la Calabria.
Non ci vengano a dire che l’Autonomia differenziata valorizzerebbe lo spirito d’iniziativa dei “popoli del Sud” perché la Calabria con il gettito fiscale copre a stento circa il 50% del Fondo Sanitario Regionale!
Entrando nel merito dell’ ” Accordo preliminare” l’articolo 2 prevede che alla Regione Veneto “è attribuita una maggiore autonomia in materia di gestione del personale… la Regione può in sede di contrattazione collettiva, per i dipendenti del S.S.R, prevedere incentivi e misure di sostegno, anche mediante l’utilizzo di risorse aggiuntive regionali”; con questo articolo il Paese ritorna, come dicevo, alle gabbie salariali degli anni ’70 con stipendi differenziati tra Nord e Sud che provocherebbe una fuga di personale verso le Regioni del Nord con la definitiva crisi del Servizio Sanitario della nostra Regione ( altro che medici cubani ci vorrebbero).
Altro articolo pericoloso per la sua ambiguità è il 3 che testualmente recita: «alla Regione è attribuita una maggiore autonomia in materia di accesso alle scuole di specializzazione, ivi compresa la programmazione delle borse di studio per i medici specializzandi». Bisogna sapere che questa autonomia per quanto attiene il numero delle borse di studio è già prevista dalle norme, infatti vi sono borse di studio finanziate dallo Stato e borse di studio, in base alla programmazione regionale, che possono essere finanziate dalle Regioni! Cosa nasconde questo articolo? Legare la borsa di studio al luogo di nascita dello specializzando? O al numero di anni di residenza? O al vincolo di lavorare per un certo numero di anni in Veneto? Non meravigliamoci perché un tentativo simile, alcuni anni or sono, venne fatto per gli insegnanti!
L’articolo 4 distrugge definitivamente l’unitarietà del Servizio Sanitario Nazionale, infatti è scritto: «alla Regione è attribuita una maggiore autonomia nell’espletamento del sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione… che si applica solo agli assistiti residenti nelle Regione» (sic!!).
È evidente che questa proposta di autonomia applicata alla sanità, come in altri settori, è irricevibile per le Regioni del Sud e per la nostra Calabria, pertanto mi rivolgo al Presidente Occhiuto che ha assunto una posizione critica insieme ai deputati di Forza Italia della Calabria , a tutte le forze politiche che hanno votato contro la legge, al mondo dell’ economia, ai sindacati, alle associazioni di cittadini organizzati, al Terzo settore, alla Chiesa perché si contrasti questa legge attivando Comitati Civici che raccolgano le firme per il Referendum abrogativo.
Care Amiche e cari Amici calabresi è una iniziativa che dobbiamo intraprendere per il futuro della nostra Calabria. (rc)
[Rubens Curia è portavoce di Comunità Competente]