di SANTO BIONDO – Il ministro Calderoli dopo molti anni di suo impegno politico sul piano nazionale, per la prima volta in veste istituzionale in Calabria, ma solo per portare in dote ai calabresi il frutto amaro di una secessione forzata. Una riforma calata, senza un ampio contraddittorio, in una manovra di bilancio che dimentica il Mezzogiorno.
Noi contro l’articolo 143 della legge di bilancio, in queste ultime ore approvata anche dal Senato, ci siamo mobilitati, siamo scesi in piazza per protestare, abbiamo chiesto l’impegno di una deputazione calabrese che, per la maggior parte, ci è apparsa distratta se non addirittura schiacciata sotto i diktat di una parte politica al governo della nazione.
Quello che si nasconde dietro al testo di una norma, sul quale non si è aperto un contraddittorio concreto, è la voglia di un partito politico di ottenere quello che non è riuscito ad ottenere in oltre venti anni di Parlamento: riscrivere la Costituzione in senso secessionista trascurando completamente il confronto democratico in Parlamento.
Proprio questo organo, la massima espressione democratica del nostro Paese, verrà esautorato di ogni sua competenza quando la norma verrà approvata e le competenze sulla materia verranno affidate ad un commissario, un organo monocratico che, senza contraddittorio, deciderà in splendida solitudine i destini dei cittadini meridionali. Si tratta, lo diciamo senza peli sulla lingua, di una mossa iniqua, ingiusta, incomprensibile e anti costituzionale.
Chi ha deciso di compiere un blitz contro la Costituzione lo ha fatto convinto che la nostra Carta, giovane nonostante i suoi 75 anni di vita, poteva giocare contro le regioni più ricche del Nord e favorire la voglia di riscatto del Sud della penisola. Le norme costituzionali, che stabiliscono la perequazione delle risorse fra le regioni più ricche e quelle più povere della nazione, non potevano essere sopportate ancora a lungo.
I principi solidaristici, sui quali da sempre si poggia la nostra Repubblica, dovevano essere cambiate e non si potevano attendere i tempi biblici della democrazia e per questo, spinti da un desiderio compulsivo di cambiare in corsa, da una sorta d’ansia da prestazione, è stata inserita una norma, racchiusa nell’articolo 143 della manovra di bilancio, contro la quale non si è mossa l’indignazione dei rappresentanti parlamentari di quelle terre che vedranno sacrificate le proprie speranze di crescita e ripartenza.
I frutti nefasti di questo strappo democratico li vedremo fra poco tempo, quando i ritardi delle nostre regioni verranno cristallizzati per legge da un organo monocratico che nascerà da un colpo di mano anti democratico e secessionista.
La Calabria, ultima fra le regioni del Mezzogiorno, davanti al rischio rappresentato da questa modifica normativa, deve essere in grado di mettere in campo un’alleanza che sia in grado di contrapporsi e fermare il progetto anti meridionalista portato avanti dal ministro Calderoli. (sb)