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L’OPINIONE / Sergio Dragone: La chiusura delle edicole è un fenomeno nazionale e non catanzarese

di SERGIO DRAGONE«Stiamo cadendo come le mosche, ad una a una», ha detto sconsolato un edicolante del centro di Genova, città dove solo nel 2022 hanno chiuso 35 chioschi per la vendita dei giornali. A Roma hanno chiuso i battenti nell’ultimo anno 77 edicole, 61 a Milano, 34 a Napoli, 28 a Firenze. Torino lamenta di avere perso 91 edicole negli ultimi undici anni, Varese le ha viste quasi dimezzate nello stesso arco temporale. Parliamo di grandi e medie città, tra le più importanti del Paese, dove certo non difetta il movimento di turisti e affari. Si pensi poi che il 25% dei Comuni italiani non ha più nemmeno un punto vendita di giornali.

L’ecatombe delle edicole è dunque un fenomeno nazionale, come si evince dall’indagine condotta da Format Research per conto dello SNAG, il sindacato nazionale dei giornalai, che si batte strenuamente in difesa della categoria. Documento che ho potuto consultare grazie alla gentilezza e all’efficienza della collega Daniela Braidi.

Le cause? Sono evidenti e tutte legate alla crisi dei quotidiani cartacei, ormai quasi totalmente soppiantati dalle edizioni digitali e dai grandi siti d’informazione nazionali, regionali e locali. D’altronde, se ci sono editori che offrono abbonamenti mensili on line a poco più di 3 euro, che interesse ha oggi un cittadino con un minimo di dimestichezza con pc e smart a comprare una copia cartacea?

Detto ciò, ritengo che utilizzare la chiusura di una piccola, seppure storica edicola, nel centro di Catanzaro come segnale del declino economico della città mi appare francamente un po’ forzato, anche se ovviamente nessun elemento va mai sottovalutato. La chiusura del piccolo punto di piazza Prefettura è sicuramente una ferita, ma semmai ci sono ben altri parametri per valutare l’oggettiva situazione di difficoltà del nostro Capoluogo e del suo centro storico.

D’altronde, dalla lettura dell’indagine dello Snag emerge chiaramente che le sole edicole che riescono a resistere sono quelle che offrono numerosi servizi aggiuntivi alla clientela (come fotocopie, scansioni, ricariche telefoniche, biglietti per i trasporti, ticket per concerti ed eventi) e hanno allargato la platea dei prodotti (multimediali, accessori, cancelleria, gratta e vinci, giocattoli per bambini, perfino caramelle e snack).

Oggettivamente la piccola e gloriosa edicola di piazza Prefettura, poco più di tre metri quadrati, non poteva in ogni caso essere appetibile per un subentro, non potendo fisicamente ospitare nuovi servizi e nuovi prodotti.

Ma questo evento, sicuramente doloroso sotto il profilo romantico, deve fare riflettere e spingere l’Amministrazione ad aprire un tavolo di concertazione con la categoria per varare un piano straordinario che possa fermare l’emorragia in atto e consentire alle edicole che resistono di alzare la redditività dei loro esercizi.

Le edicole sono un presidio di civiltà e di cultura, ma devono modernizzarsi prima che vengano definitivamente spazzate via delle novità introdotte dalle tecnologie digitali. Occorre trasformarle in centri servizi, come è avvenuto a Roma e in altre città, dove i cittadini possono farsi stampare i certificati anagrafici, pagare le multe e i tributi comunali. Piccoli centri servizi dove è possibile fare fotocopie, fare scansioni, acquistare ricariche telefoniche e accessori per gli smartphone, comprare i biglietti per i concerti e per il teatro. Ma è anche necessario che vengano autorizzate a vendere “altro” perché solo di quotidiani, magazine e riviste non si campa.

Se non si farà questo, nel giro di non molti anni altre edicole chiuderanno, anche perché gli editori troveranno più comodo vendere i giornali nei supermercati o in altri punti vendita cosiddetti “misti”. Ci auguriamo che vengano interventi da parte del Governo nazionale in supporto di questa categoria, mentre anche gli editori sono chiamati a fare la loro parte, magari favorendo la domiciliazione degli abbonamenti, nel senso che un abbonato, risparmiando il costo della spedizione, possa ritirare in edicola il suo bel quotidiano.

Non esiste un caso edicole Catanzaro, esiste un caso edicole nazionale, molto grave. Catanzaro potrebbe dare l’esempio, concertando gli edicolanti superstiti un piano straordinario per assicurare quanto meno la sopravvivenza di questi meravigliosi piccoli centri di cultura e di vita civile. (sd)