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Luigi Malafarina

Luigi Malafarina (1939-1988), un cronista di razza, indimenticabile

di ROSALBA TOPINI – 1939 (83 anni fa): nasce, a Melito di Porto Salvo, Luigi Malafarina, detto Gigi, giornalista. Fin da ragazzino è stato attratto dall’informazione, era il suo divertimento. Iniziò a scrivere nei giornaletti scolastici e le sue opinioni venivano tenute in considerazione, sia per i contenuti che per lo stile. Amava molto la sua terra, per questo decise di non lasciarla, lavorando alla Gazzetta del Sud, ma collaborando anche con Il Giorno e Il Messaggero.

La sua attenzione era, particolarmente, rivolta al fenomeno mafioso: risale al 1975 Cronache mafiose, un libro in cui descrisse l’organizzazione mafiosa, le sue alleanze e le sue regole, dimostrando di essere avanti, rispetto agli altri, di circa venti anni. La sua tenacia lo portava a voler sapere, scavando sempre di più in profondità, ciò gli causò minacce, lettere minatorie e, per la sua sicurezza, si procurò il porto d’armi. Riteneva che l’unica arma per sconfiggere la mafia fosse la cultura e coniò un nuovo termine: “Mafia dalle scarpe lucide” per sottolineare il passaggio dalla vecchia alla nuova mafia (ovvero quella imprenditoriale).

Ma non scriveva solo di mafia: quando ci fu la rivolta a Reggio fu il primo in piazza ad ascoltare, a cercare di capire per raccontare. Viveva in un mondo tutto suo, perché era un sognatore, uno spirito libero che aveva una grande sete di conoscenza, voleva raggiungere confini sempre più lontani. All’improvviso nella notte tra il 10 e l’11 settembre 1988 muore, a Siderno, trascinando tutti, in primis la moglie e i figli in un profondo dolore. (wm)

Una grande incommensurabile perdita di 34 anni fa. Il mio maestro di giornalismo e uno dei veri e più cari amici. La città di Reggio e la Calabria gli devono moltissimo, ma lo hanno dimenticato. Occorre riattivare il ricordo e farne conoscere la figura e continuerò a farlo in tutti i modi, insistendo con una città ingrata e fino ad oggi sorda (doveva dedicargli almeno una strada) e una Regione pigra e restia a valorizzare i suoi figli migliori. Gigi è sempre nel mio cuore. (s)